di Giovanni Agnoloni
Questi i temi al centro di Nessun dubbio, romanzo d’esordio di Denise Bresci, edito da Delos Digital. Un libro che mi ha sorpreso, perché conosco il lato più vicino al Connettivismo della scrittura dell’autrice (penso allo splendido racconto da lei composto insieme a Ugo Polli per la raccolta Sognavamo macchine volanti e al – sia pur più tipicamente noir – loro contributo all’antologia Neronovecento, entrambe edite da Cordero Editore).
Ma qui siamo in un altro universo, che non è facile definire.
Il tutto nasce – come a me piace – da una suggestione musicale, che fin dall’inizio mi è venuto da spontaneo avvicinare a suggestioni post-punk e forse grunge, che galleggiano tra un’estetica alla The Cure e una alla Nirvana.
La scrittura di Denise Bresci vibra di venature oscure, con binari narrativi paralleli che solo nella parte finale si riannodano, illuminandosi a vicenda.
Storia di un’umanità ridotta allo stremo delle forze e della capacità di resistenza, Nessun dubbio vive di momenti di tormento parossistico, alternati a pause di estasi artistica che istintivamente mi viene da accostare a certi spunti della tradizione cartoonistica orientale (Hayao Miyazaki su tutti).
Un’opera, dunque, difficilmente collocabile in un genere, e aperta su orizzonti percettivi e sensoriali plurisfaccettati. Il che, per me, rappresenta sempre una qualità importante, perché – se il libro piace – significa che è prima di tutto un buon libro, a prescindere da qualunque collocazione “sistematica” in uno specifico genere letterario.
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