nessun incontro è casuale- autore Sara

Da Michele Orefice @morefice73

Ieri qui a Coblenza c’è stato un pomeriggio “italiano” al Ludwig Museum. Nell’ambito della mostra sul regista Fellini, è stata organizzata una giornata con guida italiana e panettone e pandoro. Per l’occasione è arrivata anche una delegazione da Novara, città gemellata a Coblenza. I cittadini italiani erano vestiti con antichi abiti settecenteschi perchè qui la stagione del carnevale si è aperta l’11 novembre e durerà fino a febbraio. Alla faccia di chi pensa alla Germania come ad una terra grigia e triste solo dedita al lavoro (come pensavo io)!

Mentre i miei figli si divertitvano a vedere lo spettacolo del clown e molti adulti si godevano i film di  Fellini proiettati in lingua tedesca, io ho vissuto un pomeriggio particolare. E’ successo così. Mia mamma si è avvicinata a una signora per chiedere un’informazione. Da lì un breve scambio di battute e considerazioni su un Fellini in parte dimenticato o sottovalutato. Poi, come succede in quei frangenti, una pausa, ci si allontana muovendosi nelle stanze del museo. E poi quella signora che si riavvicina a mia mamma. Questa volta sono presente anche io. E inizia un dialogo come fra persone che si conoscono da sempre. Inizia con la spiegazione del numero dei miei figli. Sono cinque ma la gente ne vede solo quattro. Le solite considerazioni sul numero considerevole e sul coraggio nel fare figli in questo mondo. La mia spiegazione semplice e lineare della morte della mia quarta figlia attrae le confidenze altrui, perchè in effetti siamo tutti bisognosi di raccontarci e di relazionarci apertamente con gli altri. E così dovrebbe essere. La mia esperienza apre la strada alla signora che inizia a parlare del proprio coma, del tunnel di luce che ha tuttora presente e vivo nei propri ricordi. Delle ali di un angelo che le hanno impedito di arrampicarsi su una collina fiorita che aveva davanti. L’albero della vita sulla cima della collina, la tristezza nel risvegliarsi in ospedale…Poi continua e mi racconta di una amica che, anche lei finita in coma a seguito di un incidente stradale, è andata in spirito al funerale della mamma, morta nel medesimo incidente. Questa amica, uscita dal coma dopo sei mesi, ha scioccato una parente nel raccontare tutti i dettagli del funerale e anche il vestito della madre. Un fiume di parole usciva dalla mia interlocutrice, tante testimonianze del fatto che siamo esseri di luce, così si  è espressa. A fronte della certezza che Dio esiste e che lei ha visto un pezzetto di quello che c’è dopo, l’incapacità, però, nel non riuscire a comprendere il perchè del dolore innocente. Quel dolore  che noi nella nostra famiglia abbiamo vissuto con la morte di Virginia.

E’ stato un incontro che ha fatto bene ad entrambe. Ognuno si muoveva in quel museo con le proprie domande irrisolte e alla ricerca di qualcosa di più di una mostra. Nessun incontro è casuale e le persone si attirano perchè il caso non esiste e quando noi ci mettiamo in cammino e ci poniamo delle domande, la vita, prima o poi, ci risponde. Io le ho spiegato quello che ho imparato da mia figlia e lei mi ha raccontato, spontaneamente, quello che mia figlia ha già vissuto e che dovremo tutti a tempo debito vivere. Arrivano sul nostro percorso persone in grado di rispondere, magari in modo non assoluto e completo, ai nostri quesiti, alle nostre angosce. L’importante sarebbe iniziare ad aprirsi agli altri, a non tenersi tutto per sè. A fare testimonainza, sempre e in ogni circostanza perchè non siamo “monadi danzanti”, ma esseri in relazione e che si devono relazionare per cercare la Verità, a cui tutti tendiamo. Ho conosciuto un sacco di persone che non parlano perchè temono di essere presi per pazzi. Persone che hanno vissuto esperienze meravigliose e che dimostrano che c’è qualcosa di bello , e anzi, il bello verrà dopo, non ne vogliono parlare perchè non ne hanno il coraggio. Che peccato, e pensare che il mondo ha fame di testimonianze, ha fame di sentire qualcosa di buono, ha fame di speranza.


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