Published on dicembre 5th, 2014 | by radiobattente
0Un tempo ai bambini si leggevano le favole per insegnar loro che il bene vince sempre sul male.
La favola era sempre rassicurante e il lieto fine d’obbligo per chi si aspettava che la morale fosse edificante. Pinocchio, dopo aver conosciuto gli inganni del mondo, sarebbe tornato a casa e la piccola Cappuccetto Rosso, finita tra le grinfie di un lupo, sarebbe stata infine salvata da un cacciatore. Oggi quel mondo fiabesco è tremendamente depredato: nella realtà un bambino che si perde difficilmente troverà la strada di casa e un cacciatore tutt’al più ritroverà il suo corpo privo di vita.
Accendiamo la tv ormai saturi di tragedie che non ci stupiscono, normalizzate quasi dalla frequenza con cui si consumano sotto gli occhi di spettatori quasi del tutto assuefatti alla TV del dolore. Il circo degli orrori questa volta ha piantato baracche e burattini in un paese alle porte di Ragusa, Santa Croce Camerina. Il protagonista dell’ennesimo fatto di cronaca è Loris Andrea, un bambino di otto anni, che se sabato avesse dovuto immaginare una giornata storta, avrebbe dovuto immaginare una lite con un compagno o forse un brutto voto in geografia. Perché è questo il massimo che ci si dovrebbe poter aspettare da un bambino che alle otto del mattino esce di casa con lo zaino sulle spalle.
Nessun litigio, nessuna geografia avrebbero potuto spiegargli che il mondo, così bello nella sua varietà, è in realtà una bomba ad orologeria pronta a far saltare in aria la vita di un bambino che adesso sorride soltanto da una foto sbattuta in prima pagina. Loris, da qualcuno chiamato Andrea perché in Sicilia a volte si usa dare un secondo nome ai bambini per evitare quello del nonno, è stato strangolato, gettato in un canalone profondo 3 metri e forse violentato.
L’ombra della violenza carnale ruba ulteriormente l’innocenza a un’età, quella di Andrea, generalmente definita tenera.
Il sabato per quel villaggio a 26 km dal capoluogo ibleo in cui tutti si conoscono e in cui nessuno sa niente è diventato adesso il giorno del dolore; un dolore sordo che grida il diritto di essere ascoltato da quanti abbiano visto qualcosa. Tutto o quasi tace. L’unica voce impostasi sulla scena è quella del cacciatore che nel pomeriggio di quel sabato fatale ha ritrovato il corpo esanime e tumefatto di Andrea in un bosco.
Ed è paradossale pensare che Andrea voglia dire “uomo coraggioso”, perché in fondo il piccolo protagonista di questa vicenda ha dovuto scontrarsi con un mondo in cui il coraggio è rimasto confinato a quelle favole che nessuno potrà mai più raccontargli, un mondo in cui perfino una mamma, personaggio emblematicamente positivo nei racconti per bambini, diventa una possibile antagonista da guardare con sospetto. A giudicare dalle registrazioni delle telecamere del paese, infatti, la mamma di Loris Andrea non avrebbe accompagnato il suo primogenito a scuola la mattina del 29 novembre. Questa storia avrebbe potuto essere una favola, del resto gli ingredienti ci sono tutti: un bambino, un bosco e un cacciatore. Invece è un giallo: si cerca un movente, un colpevole, una pista che possa far luce su un caso che, comunque vada, non porterà a nessun lieto fine.
Nessuna morale insomma, se la fine è drammatica.
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