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Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (4° domenica TO anno C)

Creato il 02 febbraio 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
3 febbraio 2013
Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (4° domenica TO anno C)
4° DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO C
Antifona d'Ingresso Sal 105,47Salvaci, Signore Dio nostro,
e raccoglici da tutti i popoli,
perché proclamiamo il tuo santo nome
e ci gloriamo della tua lode.

Colletta

O Dio, che nel profeta accolto dai pagani e rifiutato in patria manifesti il dramma dell'umanità che accetta o respinge la tua salvezza, fà che nella tua Chiesa non venga meno il coraggio dell'annunzio missionario del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...
Prima Lettura Ger 1,4-5.17-19
Ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Dal libro del profeta GeremiaNei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».

- Parola di Dio


Salmo Responsoriale Dal Salmo 70
Rit. : La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami. - Rit.
Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio. - Rit.
Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno. - Rit.
La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie. - Rit.
Seconda Lettura 1 Cor 12,31-13,13 [forma breve 13, 4-13]

Rimangono la fede, la speranza, la carità; ma la più grande di tutte è la carità.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime. Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
[ La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità! ] - Parola di Dio
Vangelo Lc 4,21-30Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. - Parola del Signore

RIFLESSIONI
  • L’invocazione allo Spirito, fatta all’inizio, non è una formalità, ma risponde al desiderio di non lasciar cadere la ricchezza della Parola annunciata. Ogni lettura è densa di richiami, di aperture e di responsabilità.
La mia intenzione è di fare tre tappe, con una sosta tra una e l’altra, per riflettere e aprire il cuore di nuovo.
  • La prima tappa è suggerita dal Vangelo, il cui testo è la continua­zione di quello letto giovedì scorso; riguarda Gesù e il suo ministero.
Gesù è tornato a Nazareth, è nella sinagoga e afferma con chiarezza che «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Gesù fa propria la Parola e dichiara il compimento della Parola. Ciò che stupisce e fa riflettere è il passaggio brusco dal momento iniziale (che vede l’entusiasmo dei presenti per il ritorno a Nazareth di Gesù, di una persona di cui era giunta loro la fama per i miracoli e per le parole dette) al momento del rifiuto che arriva fino agli estremi, cioè al tentativo di eliminare Gesù stesso. Come mai questo? Capire i meccanismi per cui si può passare dalla lode riconoscente al rifiuto è importante per vigilare ed essere attenti agli elementi che disturbano e fanno precipitare la situazione. Gesù, nel presentarsi con l’applicazione a se stesso del compimento della Parola, fa un’affermazione di per sé estrema e scandalosa. Questo crea una reazione, perché vuol dire chiedere ai presenti un’attenzione, un ascolto, una docilità a cui la gente non è ancora pronta. Non solo, nella lettura di oggi vediamo che aggiunge il riferimento alla ‘vedova di Sarèpta di Sidòne’ che viene soccorsa dal profeta in tempo di carestia. Quella vedova era di Sarèpta di Sidòne e pagana, fatto che richiede un’attenzione e uno sguardo che va oltre i confini del proprio paese e della regione. Così pure ‘Naamàn, il Siro ’che, pur non ebreo, guidato da una schiava va in cerca di Eliseo il profeta. Sono due riferimenti qualificanti per indicare l’amore di Dio per tutti e la sua apertura benevola verso tutte le persone. Gesù con questi esempi veniva a rompere un equilibrio e a scontrarsi con chi restava chiuso nei propri schemi. I due esempi sono il segno dell’apertura di Dio e il profeta è l’inviato per annunciare orizzonti più ampi di amore generoso e creativo che dà respiro all’esperienza della vita, in particolare a quella religiosa. Questa apertura è avvertita come inaccettabile dai presenti, da chi è fedele al proprio schema, alla propria mentalità e alle proprie abitudini fino ad arrivare al punto estremo del rifiuto e del rigetto. La prima tappa pone dunque il problema del chi è il profeta e del rapporto con lui. Chi è il profeta? A cosa serve? Cosa fa il profeta? Come stare di fronte al profeta? Le aperture indicate sopra sono misure di una visione a largo respiro e di un presentimento del Regno di Dio, un regno aperto a tutti. Questo offende chi fa della propria religione un possesso, chi fa delle risorse dello Spirito un motivo per appagare se stesso e proporsi come modello, chi considera l’amore del Padre all’interno di una schema rigido. Lo scontro è una tensione costante, come pure il rifiuto, che arriva all’estremo dell’eliminazione, non è un fatto raro, ma una tentazione continua. È importante notare come Luca parla del tentativo di eliminare Gesù e fa riferimento al monte, prefigurazione della fine di Gesù. Inoltre sempre l’evangelista, in questo capitolo dell’inizio, ci fa intuire che il profeta, in particolare Gesù, è comunque esposto a rischi estremi.
  • La seconda tappa porta l’attenzione sulla prima lettura, dove viene disegnato il volto del profeta, viene detto i il rischio a cui è sottoposto e come il profeta deve affrontare questo rischio estremo, perché il suo compito è fondamentale.
Si dice però anche che, per questo, Dio gli è vicino, gli dà forza e autorevolezza , anche se poi, ponendo come stile la mitezza, il profeta è pressato dalle potenze avverse. Per quanto ci riguarda, la profezia tocca anche noi: non è un argomento marginale ma sostanziale, e vive del contrasto tra l’azione di Dio nella storia e le potenze che rifiutano questa presenza in tutte le sue manifestazioni. La prima lettura disegna un volto drammatico del profeta, ma anche gioioso della gioia di Dio quando il profeta è fedele. La consolazione che porta nel mondo è sostanziale. Non a caso il profeta è sempre dalla parte dei poveri, dei deboli, degli indifesi e annuncia un Regno dove avverrà il riscatto della marginalità e prefigura un tempo di vera comunione, che oggi appare così difficile. La parola profeta non significa predire il futuro, come noi normal­mente intendiamo, ma deriva dal greco προφήτης e significa ‘parlare a nome di un altro ’. Il profeta parla a nome di Dio e rende presente nella storia i suoi interventi, liberando le persone dalle loro catene e lasciando spazio alla presenza dell’amore di Dio. Da questo possiamo capire l’importanza di questa figura per noi e l’interrogarci non è un lusso, ma un’esigenza vitale. Anche noi siamo interpellati in due modi: riconoscere il profeta e accettare di avere a nostra volta funzione profetica con tutti i rischi e i costi che ciò comporta. Il profeta rompe il quadro angusto dei poteri mondani; è una presenza liberante che dà respiro alla storia dell’uomo e apre alla speranza. Il profeta opera nell’allargare l’orizzonte della storia, nell’approfondirla e nel promuovere crescite umanizzanti. È una presenza preziosissima. Un’epoca senza profeti è un tempo povero e di disperazione, forse più ricco, ma solo apparentemente. La povertà rende più umani: là dove opera Dio e sono riconosciuti i suoi interventi, l’uomo respira, perché Dio lo ha creato a sua immagine. Questo secondo punto ci aiuta a considerare la profezia e i profeti come dono da implorare, ricchezza da accogliere, verità da seguire. Il compito nostro è di leggere nella storia queste presenze fortificanti e di renderci conto di essere noi stessi parte della profezia, almeno come comunità; e ciò non come autocelebrazione, ma come segno di un mondo diverso, dove l’uomo è liberato, valorizzato e rispettato. Questo è un segno profetico, perché il mondo attuale non è così, ma è chiamato ad essere rispettoso, accogliente, obbediente. Occorrono persone disponibili ad accettare questo ruolo scomodo, non di potere, ma di servizio.
  • La terza tappa la possiamo definire un tempo per comunicare o per implorare con intenzioni di preghiera e aiutarci a cogliere nella realtà di oggi (compresa anche quella minuta della famiglia, della città nostra fino all’orizzonte ampio dell’umanità) come si presenta il profeta.
Ci preoccupiamo di individuare i profeti e di seguirli con i rischi del caso? La condizione per cogliere i segni profetici non ha la presunzione di essere esauriente, anzi è indispensabile l’umiltà per essere docili a Dio e ai fratelli. A livello pratico non ho particolari suggerimenti, se non la coscienza dell’importanza di essere con voi attento ai segni profetici, perché, quando questo avviene, ci dà respiro e speranza. D’altra parte avverto anche le resistenze e l’angustia dell’attaccamento alle nostre idee. È un esame fine che richiede un atteggiamento di mitezza e di ascolto. Il profeta parla in modo silenzioso. Un passo della Bibbia dice che non avanza facendo rumore, chiasso o imponendosi, ma procede in modo rispettoso e attento a promuovere l’espressione umana. Non soffoca, non impone, ma propone, testimonia, con il rischio di essere cacciato indietro. Il tentativo di essere gettati giù dal monte continua anche oggi. L’impegno nostro è di rispettare e di riconoscere la profezia di Dio, e di rispondere, a nostra volta, alle spinte vere. Questo ci richiama all’importanza di ascoltarci, di non prevaricare sull’altro e di non imporre a forza i nostri tempi, le nostre idee, il nostro pensiero, ma avere cura che il fiore fiorisca per un mondo migliore e più vicino a quello definitivo che Gesù ci ha portato e proposto.
RIFLESSIONE
Nessun profeta è ben accetto in patria ”. GESÙ, compimento di ogni profezia, dall’inizio alla fine della sua missione fu contestato, anzi rifiutato proprio dai suoi. Proviamo a riflettere…… 1. Si sente spesso lamentare la mancanza di profeti in questi tempi. Mancano davvero oggi i profeti? O noi non sappiamo riconoscerli? 2. Cerchiamo profeti o cerchiamo chi pensa come noi? 3. Siamo di quelli che sanno già quando e dove e come Dio interverrà o dovrebbe intervenire? 4. Abbiamo incontrato qualche profeta (o giù di lì ) o no? (nome e cognome) Come abbiamo reagito?
Nessun profeta è bene accetto nella sua patria (4° domenica TO anno C)

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