Titos Patrikios, La Caverna
I. i cani di Pavlov
ormai non ci sono più persone, solo cose. luoghi, al limite, ma pochi individui. tutta la solfa, che abbiamo ascoltato una marea di volte e ha, oramai, perso decisamente appeal, sull’omologazione e la standardizzazione è stata superata e buttata nel cesso, ma conteneva un’intuizione di fondo sostanzialmente condivisibile, e fattivamente devastante. non ci siamo ancora stufati di vivere come macchinette? di farci ingannare, sfruttare, dilapidare, dis-umanizzare e, infine, ammazzare? tranquilli: nessuna dietrologia. le vittime coincidono coi carnefici, nel sadico e apparentemente ingenuo gioco a eliminazione cui partecipiamo. gli stessi che fanno il veleno, poi l’ingeriscono. un cucchiaio per volta, a poco a poco. portando avanti l’ecocrisi globale. rimanendo inghiottiti dal materialismo.
II. post-modernismo
il trucco più riuscito del capitale (per esteso: della civiltà) è averci fatto credere che le cose sono sempre state così. non ci sono origini, non ci sono alternative, non c’è mai stato niente di meglio. conosciamo così bene i dettagli macabri della battaglia di Guadalcanal, le teorie keynesiane e l’epoca giolittiana: studiatela, per favore, ma non andate oltre questo. prima della civiltà non c’era niente. lo Stato, le Frontiere, le case-prigioni, i reati contro il capitale, la violenza, la lavastoviglie, la porsche turbo, la discoteca il venerdì e l’ubriacatura il sabato: questa è la libertà, e nient’altro.
III. intérrogations
nel frattempo, il vuoto prende piede e mette su radici.ci troviamo palliativi su palliativi, rimedi a malattie che noi stessi creiamo: il cancro è lo sfogo di una follia generalizzata repressa e negata, nessuno ci ha fatto il malocchio. inventiamo aguzzini e giudici per tenere a freno la nostra natura e fingere di essere ciò che non siamo e non saremo mai: macchine. macchine per far soldi e consumare, che non si devono fare domande, convinte che questo è quanto di meglio si possa volere.è ora di farsi venire i dubbi. o, almeno, di controllare se nelle vene scorre ancora sangue.
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