Lo stesso venerdì la situazione a scuola è surreale, roba da "The day after tomorrow": 76 presenti in un liceo da 3/400 persone e classi all'osso (una con 3 presenti, una con uno solo). Ma vabbè. Lo svolgimento delle lezioni, almeno da noi, unica classe con solo tre assenti, era regolarissimo. Anche troppo: due compiti in classe. Poi comincia a poi/nevicare. Ultima ora. All’ una la bidella andava in giro colta da attacchi di panico, Cassandra fallita. Nelle aule o in atrio la pioggia scatenava fantasie decisamente più brutali anche di “The day after tomorrow”, ma in verità di neve non se ne è vista, o quasi. Come in un romanzo di Buzzati, ci si aspettava tutti un grande evento che non è mai accaduto.
Invece ha cominciato a scendere sabato sera, a fiocchi grandi. Io stavo con mia zia, milanese, che sentenziava con fare esperto: “E’ troppo grande, non deposita.” E invece sì. Sabato ci siamo svegliati sotto la più spessa coltre di neve che questa città abbia visto da una ventina d’anni e passa.C’è chi è andato in centro, chi ne ha approfittato per prendersi a palle di neve, chi solo per sfoderare il proprio (presunto o vero) talento fotografico... io naturalmente faccio parte di quest'ultima categoria.