icona rubata a Tiberio Balatresi
nel titolo del post precedente domandavo ironicamente se ci fosse altro da scatenare sul povero popolo giapponese e il fato, bastardo, ha voluto confermare il detto che When it rains it pours, ovvero che i disastri e le miserie amano la compagnia.Quindi stamani vedo che contrariamente ciò che si poteva desumere dalle gambette nude delle ragazze in certe foto; dagli abbigliamenti principalmente di cotone dei sopravvissuti; fa caldo solo intorno ai reattori mentre fuori, oggi, NEVICA.
Ma ricordo anche che durante un terremoto fa un afa bestiale, un caldo innaturale, quindi è probabile che la gente si sia svestita un po' oppure che non abbia avuto tempo di vestirsi per uscire.
M tornando alle sventure di questa gente, Non voglio entrare nel merito del discutere la credenza che possa esistere un essere superiore che vuole che queste sventure colpiscano chi è già in ginocchio, non potrei mai accettare un volere superiore così malefico neanche se questo mi costasse il fuoco e le fiamme dell'inferno. E non mi venite a dire che non possiamo giudicare il volere di un dio, la differenza fra male e bene ce l'hanno insegnata per questo tipo di differenziazione.
E solo sculo, ma di proporzioni epiche!
Oppure no. Volendo trovare il lato positivo in tutto (per questioni di sopravvivenza personale), mi domando se magari questo abbassamento di temperatura, con tutte i disagi che crea, non sia decisivo per la crisi nucleare. Ieri sera leggendo le ultime notizie prima di chiudere il pc pensavo con caratteristico Wishful Thinking, (ovvero forte desiderio di un outcome di un certo tipo a scapito del pensiero razionale) che un alternativa per il raffreddamento dei 3 cores che si avvicinano alla fusione fosse quella di immergere il tutto nel ghiaccio. E l'immaginazione crea catini della misura di montagne pieni di ghiaccio secco o di icebergs frantumati da trita ghiaccio grandi come pianeti. Catini di materia fredda che vengono rovesciati intorno ani reattori come secchielli di sabbia per fare i castelli, in modo da freddare una volta per tutte questi cuori roventi e mortali.
E provo un leggero senso di colpa nel realizzare che fra tanti pensieri disperati credo di aver pure pensato a quello che si è avverato oggi, ad un abbassamento di temperatura che avviluppasse i reattori e li raffreddasse. So blame me, it's my fault if it's snowing in Japan.
Beh sarebbe carino che avessi questi poteri, se potessi creare questo o quello solo pensandolo, ma anche pericoloso e tragico avere la possibilità di cambiare le cose che ci circondano solo pensando a soluzioni alternative. Ma con una testa come la mia che frulla all'impazzata 24/7/365 e che non ha ritegno di immaginare le cose più vergognose, violente, assurde oltre a quelle belle, amorose e ottimiste, ecco che forse è meglio che non si realizzi quello che immagino.
Dunque, una richiesta che non c'entra niente o quasi a quanto sopra. Chi di voi conosce personalmente una persona Giapponese (e voi sapete chi siete) può chiedergli se è possibile che in Giappone la plastica venga prodotta solo di colore blu? Oppure se il blu è un colore preferito o codificato per certi usi. Questa della plastica blu mi ossessiona e voglio capire se la nazione ha delle leggi specifiche in merito oppure ci sia un surplus di quel colore nella zona Nord, perché oltre al colore del fango, del legno frantumato e l'occasionale arancio dei giubbetti di protezione (provenienti dalle barche suppongo) l'unico colore che si nota è il turchese dei contenitori di plastica.
E ancora mi risuona negli orecchi la cantilena del bollettino ai marinai trasmesso dalla NHK (la TV Giapponese) nelle prime ore dopo la catastrofe. Una voce impersonale con accetto molto British che elencava le zone costiere da cui era meglio allontanarsi:
Miyagi Pref-ec-ture, Fukushima Pref-ec-ture, Ibaraki Pref-ec-ture, Aomori Pref-ec-ture, Chiba Pref-ec-ture, Iwate Pref-ec-ture....