New entry. Vite sfogliate in camera oscura

Creato il 06 marzo 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Una nuova collaborazione vede la luce oggi e, come di tutte quelle che hanno preso vita su queste pagine, ne sono molto orgogliosa.

Vi presento la persona che la curerà con le stesse parole che lei stessa ha usato per descriversi nel momento in cui le ho chiesto di partecipare a questo blog (spero non me ne voglia!). Capirete immediatamente perchè ho deciso di trascrivere uno stralcio della nostra conversazione.
Io non so mica se sarò capace. Ho sempre scritto per me stessa e pochi (pochissimi) lettori con lo scopo di imparare la parola, di imparare me stessa, senza alcuna aspettativa. Gli argomenti del mio blog sono quotidiani, semplici, forse noiosi. Mah! [...] Ecco, mi piacciono le biografie, la vita delle persone, immaginare l’anima delle persone [...] di solito accompagno il post con una foto [...]“.

Lei si chiama Sabrina e si occuperà della rubrica Vite sfogliate in camera oscura.

Dalle semplici parole che ha usato per descrivere sé e la sua passione ho tratto il nome da dare a questa rubrica. Sabrina mi è apparsa una persona timida, semplice, racchiusa nel suo bozzolo di ricchezza interiore in cui (incosciamente) c’è tanta vita da raccontare. Era significativo per me che nel nome della rubrica comparisse la parola vita, perchè Sabrina nel raccontarsi ha sottolineato questo termine nel modo più poetico: riduttivo parlare di biografie, si tratta di immaginare (non conoscere, sarebbe presuntuoso!) l’anima delle persone. Il fatto che lei accompagni gli articoli con le immagini è una delle fondamenta di questo blog e del nostro modo di pensare ai libri e ai luoghi e personaggi che racchiudono. Ne sono la prova i nostri Osservati speciali, la sezione Libro di pietre vive e tutto ciò che pensiamo di raccontare non solo attraverso le parole, ma anche (e, talvolta, soprattutto) attraverso una fotografia. Da questo nasce l’idea della “camera oscura“, che simboleggia anche l’io di ciascuno, l’angolo in cui racchiudiamo noi stessi per elaborare pensieri e parole per poi rifletterli e dare loro un volto, un suono, un significato e presentarlo al mondo. In camera oscura le vite prendono forma.

Da qui parte l’avventura di Sabrina, che ringrazio per aver accettato la collaborazione e la sfida di sfogliare insieme a noi ed immaginare le anime di personaggi famosi, ma di nicchia, artisti, scrittori e gente comune.
Grazie anche e soprattutto a Ceneredirose mentore lungimirante, affidabile e appassionato anche in questa occasione.

Alice Prin, soprannominata ‘Kiki de Montparnasse’ o la ‘Reine de Montparnasse’ (di Sabrina)

(Chatillon-sur-Seine, 2 ottobre 1901 – Sanary-sur-Mer, 29 aprile 1953)

Ho solo bisogno di una cipolla, un tozzo di pane e una bottiglia di vino rosso, e troverò sempre qualcuno che me li offre…” . Questa la filosofia di vita di una delle figure femminili più ricche ed interessanti del panorama parigino degli anni venti.
Tutti quanti nella Ville lumière conoscevano Kiki, al secolo Alice Prin, una personalità che non passava di certo inosservata. Lei era fatta proprio così, impossibile soffocare certi spiriti liberi. Montparnasse – culla delle avanguardie parigine- era la sua casa, il posto in cui dominare i giorni e le notti, le pareti di una città che sicuramente amava profondamente. Di miseria ne aveva già vista tanta Kiki, ma il suo prezioso patrimonio consisteva nella bellezza, nell’indipendenza, nell’intolleranza alle regole, ai conformismi, probabilmente nella convinzione di non aver nulla da perdere; possedeva l’inquieta ricchezza di sé, nella sua interezza di corpo e anima ribelle. Gli scandali le scivolavano addosso come un vestito di seta da sfilare, preferendoli di sicuro alla fame di cibo e di vita. Alice Ernestine Prin, ormai conosciuta come Kiki de Montparnasse, posava per decine di artisti, ispirando dipinti, fotografie, poesie e molto altro. Soutine, Modigliani, Utrillo, Jean Cocteau, Alexander Calder, Kisling, Maurice Mendjizky, Fernand Lèger, tutti conoscevano la personalità schietta e senza paura della bella Kiki. Lei era la reine, la regina, la ormai famosa donna violoncello di Man Ray (di cui è stata compagna per sei anni), il sorriso enigmatico dei film sperimentali di Léger, la musa, la cantante, la ballerina di una Parigi trasgressiva e bohèmien, ignara della sua potenza, in cui tutto ciò che accadeva in quegli anni sarebbe stato consegnato alla storia dell’arte. Pare che l’autobiografia di Kiki (‘Souvenirs’, 1929) fosse stata all’epoca proibita negli Stati Uniti a causa dei contenuti considerati scandalosi e del linguaggio senza riserve. Conteneva una prefazione di Ernest Hemingway, introduzione assolutamente esaustiva…

“Se siete stanchi dei libri scritti dalle signore della letteratura per entrambi i sessi, questo è un libro scritto da una donna che non è mai stata una signora. Per quasi dieci anni è stata a un passo dal diventare quella che oggi sarebbe considerata una Regina, il che, naturalmente, è molto diverso dall’essere una signora”.

Consiglio:
Infinitamente prezioso. Ricordi ritrovati, di Kiki de Montparnasse
(Ed. Excelsior 1881, 2007, pp. 212, ISBN 9788861580138)

Le Violon d'Ingres, di Man Ray


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