New town no seishun (ニュータウンの青春, Tominaga Park)
Creato il 07 aprile 2012 da Makoto
@makotoster
New town no seishun (ニュータウンの青春, Tominaga Park). Regia, soggetto e montaggio: Morioka Ryū. Fotografia: Furuya Kōichi. Interpreti: Shimamura Kazuhide, Iida Kaoru, Mine Gōichi,Kawai Aoba. Durata: 95'. Anno: 2011.Asian Film Festival Reggio Emilia 2011.Punteggio ★★Esordio al lungometraggio per il giovane registache, proprio come uno dei protagonisti della storia, fin dai tempi del liceo riprendetutto ciò che lo circonda.Shimamura, Iida e Gōichi sono tre studenti amici cheingannano i pomeriggi bighellonando in uno spiazzo davanti ad un condominio.Qui abita la signorina Tominaga, più grande di loro, oggetto dell’ammirazionedei tre. La ragazza ad un certo punto chiede il loro aiuto per essere liberatada un fastidioso stalker, che la ossessiona di telefonate. I ragazzi si gettanoa capofitto nell’impresa e, con metodi quasi da fumetto, riescono ad individuareil molestatore, che si rivelerà essere un ex fidanzato di Tominaga, ancorainnamorato di lei. La coppia, inaspettatamente, torna insieme, lasciando i treimprobabili bodyguards senza compiti… Annoiati dalla situazione, decidono diassumere loro stessi le vesti di stalker, entrano fraudolentemente nell’appartamentodella donna, ma si fanno scoprire e sono costretti ad una fuga rocambolesca. Un’opera spensierata, di formazione, certamenteingenua, con qualche spunto interessante. Un racconto concentrato sul passaggiodall’adolescenza all’età adulta, con tutta la richiesta di attenzione che ilmomento comporta, con tutta la tenerezza, ma anche la sofferenza, di ognitrasformazione. Sono quasi tre bambini quelli che vengono inquadrati all’iniziosullo spiazzo di cemento, insieme ad un grosso delfino di plastica e ad unoscivolo. Giocano, si rincorrono. Uno di loro, Iida, inventa storie assurde,ingigantisce la realtà, proprio come fanno i piccoli. La città che hannod’attorno, e che il regista a tratti riprende, è fatta di casermoni e ammassidi rifiuti. Nel percorso dei tre c’è l’attenzione concessa dalla ragazza e poiil suo rifiuto, nel momento in cui si ricongiunge al fidanzato-stalker, il che,classicamente, scatena la loro risposta aggressiva. Ma è la vita che infine licondurrà per mano ai loro reciproci destini: una delle sequenze che hoapprezzato di più è quella in cui Iida, avvicinatosi a due loschi individuiprobabili yakuza, lascia i compagni e si allontana al ralenti insieme aimalavitosi, avvolto da una pioggia di piccoli foglietti di carta (che sembranopetali di fiori) sparati dal fucile giocattolo degli amici. Del suo destino,forse drammatico, il regista fa cenno tramite le parole di Shimamura che racconta,alla fine, come il “fantasma” di Iida fosse avvistato a volte nella zona delcondominio. È anche una storia di profonda amicizia: i tre sonopraticamente inseparabili e Iida, nel momento in cui saranno scopertinell’appartamento della donna, decide di farsi inseguire sul tetto dalla padronadi casa, pur di salvare i suoi amici.Non mancano scene grottesche, come quella in cuiShimamura si immagina con una gigantesca pettinatura afro o quando, al vederela ragazza di cui è infatuato allontanarsi con un altro, la testa gli roteavorticosamente fino a staccarsi…Un tocco di poesia la figura del ragazzo che dipingeogni cosa con la vernice bianca: un personaggio naïf, che si aggira nelloscenario desolato di periferia con una latta di vernice, a “ricoprire” lebrutture che incontra.Una curiosità: nel finale Shimamura presenta il suofilm e, uscendo prima della fine dalla sala, si ferma a fare due chiacchierecon un altro ragazzo e accenna alla sua predilezione per Tanpopo il film di Itami Jūzo, il primo “ramen western”. [Claudia Bertolè]
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