Come ormai "tutti" sapete, a partire dal 28 Marzo, il New York Times online diventerà a pagamento. Esisterà un limite massimo di venti articoli gratuiti su base mensile, cinque giornalieri se i visitatori arrivano da Google; nessun limite, invece, per i visitatori che arrivino da siti di Social Networking come Facebook o Twitter.
Non riesco a prevedere cosa potrà accadere; per la mancanza di limiti per i visitatori da Social Network (per quanto, come dirò, non mi è del tutto chiaro il meccanismo) non è nemmeno scontato, a mio parere, che assisteremo ad un calo dei visitatori. In ogni caso, però, considerando le reazioni dei lettori [via], non c'è da stare tranquilli.
Sarebbe troppo bello credere ad una esclusiva missione sociale di quella che è, come gran parte delle iniziative editoriali, un'Impresa il cui obiettivo principale è quello di far soldi. Ma la scelta social conferma almeno la sensibilità a dinamiche che non ritengo possano essere ignorate.
La costruzione di senso intorno ad un articolo su una piattaforma sociale è quindi, per il NYT, un fenomeno per il quale viene prevista una logica di premio.
Mi sfugge, però, una cosa: escludendo dal ragionamento le visite provenienti, ad esempio, dallo spazio Facebook del New York Times, dov'è il premio per chi ha segnalato l'articolo?
Mi sbaglierò e, in tal caso, vi prego di correggermi, ma è come se si fosse di fronte ad una distorta implementazione del modello microearning in cui guadagna, giustamente, chi segnala e non chi beneficia della segnalazione! Una distorsione che, poi, assumerebbe proporzioni considerevoli considerando le scappatoie già proposte in Rete [via] che, credo, non faranno altro che falsare i giochi.
Staremo a vedere!