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Creato il 07 novembre 2013 da Golfpeople

Riflessioni elaborate da Giuseppe Santorsola Socio Onorario Associazione Italiana Consulenti di Investimento www.assoconsulenza.com

In questa occasione (2 articoli, 1 on line e 1 cartaceo) il tema è lo stesso; mi dispiace due volte perché significa che è di attualità.


Caro bancario ti scrivo – a cura del Prof. Giuseppe G. SANTORSOLA

a cura del Prof. Giuseppe G. SANTORSOLA
Professore Ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari.
Università Parthenope di Napoli

1. LA PREMESSA

Ho vissuto gli anni ’60 con i racconti di un padre ex direttore di una micro banca che desiderava per me una simile carriera, Ho vissuto gli anni ’70 quando, dopo la laurea, molte banche (altri tempi) mi offrivano opportunità di buon lavoro; da allora ho cercato di studiare le banche dall’esterno con molte occasioni da cliente durante le quali ho potuto valutare la differenza di conoscenze fra la teoria e la pratica delle operazioni più ordinarie.

Nel 1975 mi assegnarono in Università, quale primo campo di studio e ricerca, le relazioni sindacali nelle banche, mediante il quale ebbi una straordinaria opportunità di conoscere, a 21 anni, i migliori contenuti della materia ai massimi livelli. Nel 1980 pubblicai il primo testo sulla materia ed ho mantenuto poi costanza di rapporti con organizzazioni datoriali e dei lavoratori, molti dei quali continuano ancora oggi.

Il tema ha perso un po’ attenzione per qualche anno, ma si ripropone oggi dominante, ragione che mi spinge a tornare sull’argomento.

2. I DATI DI CONTESTO

I dipendenti bancari erano 350.000 prima dell’inizio della crisi nel 2007; sono oggi 309.000; la riduzione è stata finora gestita con mancate sostituzioni dei quiescenti e con incentivi all’esodo. Questo modello appare insufficiente rispetto alle esigenze. Il complesso delle informazioni raccoglibili nella lettura dei principali piani industriali (espressione quindi di una scelta strategica) ipotizza un surplus ulteriore di 28.000 dipendenti. La fonte non consente di individuarla come una cifra assoluta quanto negoziabile, ma è imponente poiché determinerebbe una soluzione con 280.000 dipendenti (il 20% in meno rispetto al dato di partenza). Utilizzando i dati ufficialidella Banca d’Italia (75.000 € di costo per dipendente a carico della banca), ciò significherebbe una riduzione di costi per 5.250.000.000. Non è necessario commentare l’imponenza di tale somma, evidentemente funzionale a coprire ricavi minori, perdite consolidate o attese particolarmente significative e impairment di valore. Appare naturale chiedersi e verificare se il complesso dei valori interpreta la situazione “finale” delle esigenza oppure lo stato dell’arte, il che lascerebbe campo per il manifestarsi di ulteriori esigenze di riduzione dei costi diretti.

Il 25% del personale in organico ha più di 55 anni, escludendo quelli non ancora confermati dopo i contratti di apprendistato; la tendenza lascia presagire un valore del 40% nel 2025; appare naturale immaginarne la riduzione con scelte anche pressanti. Dobbiamo considerare anche che non è agevole “ristrutturare” il personale con anzianità rilevante, nonostante la valenza di alcuni progetti; è necessario progettare una formazione che contemperi conoscenze anche di base per non esperti della specifica materia con approcci e stili adeguati al livello di esperienza e all’età dei partecipanti dei quali si “ristruttura” la preparazione professionale.

3. LO STATO DELLE PARTI

Si è sottolineata l’anomalia della disdetta del CCNL da parte dell’ABI; ciò è vero, ma trova riscontro in analoghe scelte delle OO.SS nel passato, quando le condizioni di forza contrattuale erano opposte. Ulteriormente è utile evidenziare la scelta del giorno di sciopero (il primo dopo 13 anni): il 31 ottobre è la Giornata del Risparmio (quest’anno festeggiata peraltro il 30), ma precede anche un ponte di 3 giorni. Qualche dubbio sulla efficacia della scelta è quantomeno legittimo.

Diversamente, dobbiamo sottolineare che la funzione dello sciopero appare inidonea all’attuale condizione organizzativa della banca. Molte operazioni vengono effettuate on-line e/o attraverso POS e ATM, attenuando l’impatto in quanto a disagio per la clientela e danno economico per la banca. Nella dinamica dei ricavi infine, la scelta del giorno potrebbe anche favorire il risultato della valuta a vantaggio della banca. Per i lavoratori invece, una perdita di introiti (1/21 dello stipendio in termini netti) cui si contrappone un risparmio per le banche che è doppio in ragione del cuneo contributivo e fiscale.

Il dubbio, non solo teorico, riguarda quindi la validità dello strumento sciopero oltre la sua funzione “psicologica” di impatto dopo un così lungo periodo. La soluzione vale forse per una occasione isolata, ma non risolverebbe utilmente il prosieguo di una contrastata negoziazione del CCNL.

Anche a questo riguardo dobbiamo sottolineare il dubbio che quest’ultimo sia il contratto del futuro, pur dovendo stimare una strenua resistenza delle OO.SS. verso soluzioni differenziate. Si può supporre invece che la negoziazione possa allargare gli spazi di flessibilità consentendo autonomie decisionali ed organizzative non solo nel campo normativo (orari di apertura, soluzioni extra-aziendali per alcune funzioni), ma anche allargate a profili di inquadramento del personale e di relativa remunerazione (per quantità e per struttura compositiva), temi finora considerati intoccabili dalla contrattazione integrativa. Quest’ultima appare inoltre, oggi, una denominazione invero superata. Sarebbe di fatto un vero e proprio contratto aziendale.

Le ipotesi ormai palesi di riduzione del numero degli sportelli e di loro ricollocazione territoriale, nonché l’esigenza di ristrutturare e concentrare le funzioni centrali impongono poi di valutare il tema della mobilità, tema complesso colpendo un elemento strutturale della motivazione verso la scelta del lavoro bancario specialmente in Italia.

Desidero evidenziare una difficoltà tecnica che affronto da tempo nello studio della retribuzione bancaria. Negli anni passati mi era molto facile conoscere la retribuzione delle diverse categorie di inquadramento; dopo l’introduzione dei livelli è sorta qualche difficoltà comparativa, ma oggi si rinvengono spesso possibili posizioni simili con retribuzioni diversi, nonché soluzioni post-fusioni che contemplano riduzioni retributive quando nel passato valeva invece costantemente il processo opposto verso i valori massimi.

Non è nemmeno il caso di citare la riduzione del potere d’acquisto della retribuzione nel settore e la perdita di competitività rispetto al altri settori.

4. LA RIPRESA DI TEMI DEL PASSATO

Cito alcuni riferimenti che si riconducono ad articoli pubblicati in passato:

a) lo sviluppo dei quadri e la scomparsa dei funzionari ha di fatto avvicinato i soggetti così inquadrati al ruolo impiegatizio allontanandoli da quello direttivo;

b) i direttori di filiale (triplicati nel numero in 35 anni) sono di fatto ridotti nei loro poteri per scelte organizzative e processi decisionali, ed hanno una remunerazione non comparabile con posizioni ricoperte in altri settori (nonché con quelle dei loro predecessori);

c) l’evoluzione dello sviluppo retributivo (tralasciando quello di carriera) è fortemente compressa rendendo meno appetibile il percorso nel corso degli anni;

d) il distacco fra le retribuzioni di vertice e quelle intermedie si è allargato a dismisura e in modo non comparabile con le situazioni di altri paesi;

e) lo sviluppo di banche estere in Italia (prevalentemente per acquisti e fusioni) ha creato ulteriori differenziali all’intero di queste entità nei vari paesi rendendo appetibile gli spostamenti dei ruoli apicali e difficili e non convenienti quelle delle altre posizioni;

f) nel passato il rapporto di dipendenza bancaria è stato allargato all’intero complesso delle posizioni di lavoro; negli ultimi anni, cessioni di rami d’azienda e outsourcing di funzioni aziendali hanno separato nettamente inquadramenti e retribuzioni di soggetti che necessariamente operano costantemente in costante affiancamento operativo, ma con retribuzioni disomogenee;

g) nell’ambito dell’intermediazione finanziaria, le posizioni lavorative appaiono fortemente modificate nella struttura contrattuale attraverso la crescita dei ruoli di promotore finanziario, consulente finanziario e agente finanziario con numeri che avvicinano quello dei dipendenti legati alla tradizione configurazione della remunerazione complessiva.

Taluni lettori ricorderanno un’ipotesi suggerita in articoli dei primi anni ’90 quando suggerivo il rischio del ridisegno della struttura organizzativa del personale, un tempo individuata quale una piramide omogenea, poi trasformata in una piramide molto allungata (cioè con molti lenti passaggi di carriera) e successivamente compressa nella parte centrale fino a configurare un disegno che assomiglia ad una “lacrima” oppure ad una “cipolla”, immagine che riporta in entrambi i casi a condizioni di sofferenza. Spiace sinceramente l’aver avuto ragione, pur nella soddisfazione del ricercatore che ha saputo anticipare una tendenza. E’ utile per l’analisi aggiungere che sono in aumento due ulteriori tendenze a suo tempo percepite e cioè la crescente difficoltà nell’attrarre le migliori risorse all’atto dell’assunzione e la crescita dell’uscita dal ruolo delle stesse di fronte ad opportunità di carriera alternative, per quanto frenate dalle evidenti difficoltà offerte dalla domanda complessiva di lavoro.

5. UNA LETTURA DELLE POSIZIONI DELLE PARTI

Proviamo infine ad interpretare i differenti possibili punti di vista, pur con le evidenti difficoltà nel riassumerle e nel valutare in modo indipendente.

Le osservazioni fin qui esposte portano ad ipotizzare il rischio che l’effetto sia più pressante sui lavoratori quale soluzione più “facile” per conseguire il risultato della riduzione dei costi. Tale scenario suscita la naturale reazione delle OO.SS. e ne compatta le posizioni sia in orizzontale (fra le diverse componenti “politiche2 o autonome) sia in verticale (fra chi rappresenta le diverse figure professionali).

Dal punto di vista delle banche, si può sottolineare che altri percorsi di riduzione dei costi non hanno prodotto risultati. Il patrimonio immobiliare non è capace di produrre né flussi né risparmi, le partecipazioni sono fortemente svalutate e non appetibili per i compratori, i crediti non performanti sono in crescita e non sono governabili dalle gestione bancaria ordinaria. Aggiungo inoltre, che l’impatto di scelte (o di errori) del passato può essere certamente oggetto di critiche, ma costituisce un vincolo da gestire per l’economicità delle aziende bancarie.

Evidenziamo anche un fattore naturale dovuto alla risoluzione dei rapporti di lavoro in via naturale. Una parte del fabbisogno d’uscita è soddisfatto da questo processo per quanto con numeri ridotti rispetto al ritmo naturale perché colpito dalle scelte di scivolamento degli ultimi anni. Non è peraltro corretto immaginare che la riduzione forzosa sia pari all’intero fabbisogno; purtroppo (nei confronti di questi problemi) è ridotta l’utilizzazione del meccanismo a motivo delle modifiche dei tempi e delle età del pensionamento. Riproporre lo schema ha oggi un costo più elevato degli anni precedenti rendendolo improcedibile nel momento in cui diviene necessario.

Non si può infine sottacere, anche in virtù degli autorevoli interventi in materia, il problema “etico” e non “quantitativo” delle retribuzioni dei componenti amministrativi e apicali della gestione. Per quanto oggetto di contratti (individuali) regolarmente sottoscritti, è opportuno sottolineare che talune posizioni hanno un costo che rappresenta l’onere per la retribuzione di 50/100 dipendenti. La maggioranza di quei ruoli invece corrisponde ad un rapporto vicino ai 15/20 dipendenti. E’ agevole calcolare come un intervento in merito potrebbe risolvere una parte del problema, oltre al messaggio sotteso che emergerebbe. Ogni milione di euro “risparmiato” finanzia il costo di 13 dipendenti.

Non si può concludere questa disamina, certamente incompleta, senza sottolineare che il tema è stato soltanto al momento proposto. La stessa ABI ha evidenziato la distanza fra la disdetta di un contrattoe la definizione di uno nuovo. Alcune OO.SS., nel respingere il metodo, hanno altrettanto riconosciuto il problema di fondo e la necessità di affrontarlo. Nelle condizioni negoziali così determinate si riconoscono due profili: il primo è il venire meno di una cornice di riferimento che mantenga, come di consueto, il corpo principale del CCNL con attenzione concentrata su pochi punti; il secondo è l’opportunità di essere costretti a modificare un assetto contrattuale che sinceramente appare, nella sua lettura cui mi sono dedicato prima di redigere queste note, assolutamente superato nella sua filosofia. Dobbiamo attenderci un negoziato “diverso” da quelli passati con la relativa incertezza per tutti circa il risultato finale.

E’ un rischio che assomma un’ulteriore difficoltà nella gestione della trattativa, rendendo pericolose prese di posizioni assolute, certamente più legate ad esigenze pre-negoziali.

ALLEGATO

Riporto il testo intero (modificato per l’occasione) del testo di una canzone e brevi parti di altre tre, queste effettivamente dedicate ai bancari che propongono una lettura sociale della posizione dei bancari, letta da persone del tutto esterne al settore

Spero siano accolte come una chiave di lettura non tradizionale per affrontare in modo laterale il problema, una provocazione utile e, auspicabilmente, non solo intellettuale

Lucio Dalla – L’anno che verrà (versione liberamente rivisitata con le più ampie scuse agli autori)

Caro bancario ti scrivo così ti distraggo un po’
e siccome sei molto in crisi più forte ti scriverò.Da quando eri un privilegiato c’è una grossa novità,gli anni belli sono finiti ormaie qualcosa ora qui non va.

Si lavora poco ma anche la sera compreso quando è festae c’è chi ha messo dei derivati di troppo vicino alla tua finestra,e si sta senza guadagnare per intere settimane,ma a quelli che hanno molto da diredel denaro ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo annoporterà una trasformazione contrattualee tutti quanti stiamo già aspettandosarà troppe volte vacanza e mai festa nessun giorno,ogni bancario salirà sulla crocee i profitti non faranno ritorno.

Ci sarà poco da mangiare e poca luce tutto l’anno,anche i muti proveranno a parlarementre i sordi lo fanno già.

E non si farà più il bancario ognuno come gli va,anche i quadri non potranno sposarsima soltanto a una certa età,e senza grandi disturbi qualche bancario sparirà,non saranno forse i troppo furbinemmeno i cretini di ogni età.

Vedi caro bancario cosa ti scrivo e ti dicoe come non sono contentodi essere qui in questo momento,vedi, vedi, vedi, vedi,vedi caro bancario cosa si deve inventareper poterci ridere sopra, con un articolo,per continuare a sperare.

E se quest’anno poi passasse in un istante,vedi bancario miospero diventi interessanteche in questo momento ci sia anch’io.

L’anno che sta arrivando tra un anno passeràio mi sto preparando, ma questa non è una novità

Per opportuna comparazione nei diversi anni:

Nanni Svampa (I Gufi) 1966

.. io vado in banca stipendio fisso così mi piazzo

e non se ne parla più, l’utilitaria la compro a rate e per

l’estate mi faccio un vestito blu

Antonello Venditti 1974


ti sei salvato dal fumo delle barricate?

Compagno di scuola, compagno per niente

ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu”

Gino Paoli 1991

Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo
destinati a qualche cosa in più che a una donna ed un impiego in banca si parlava con profondità di anarchia e poi di libertà
tra un bicchier di coca ed un caffè tiravi fuori i tuoi perché e
proponevi i tuoi farò…..

..Eravamo tre amici al bar uno si e’ impiegato in una banca si può fare molto pure in tre mentre gli altri se ne stanno a casa

Sottolineo doverosamente che dopo tale data, nessuno ha dedicato un testo alla figura del bancario



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