News | Hackerville, la patria dei pirati informatici, si trova in Romania

Creato il 30 dicembre 2011 da Molipier @pier78

Ramnicu Valcea è un comune rumeno del distretto di Vâlcea che conta circa 100.000 abitanti. Pur non avendo particolari attrazioni turistiche questa città è salita alla ribalta della cronaca negli ultimi giorni per essere stata definita la capitale dei pirati informatici.

A dispetto di una scenario che la potrebbe far associare ad un luogo di calma dove rilassarsi, dietro le quinte ferve il lavoro di molti pirati informatici che hanno fatto del comune ai piedi dei Carpazi la loro sede d’opera. Con la grande difficoltà nell’avere un lavoro regolare, i ragazzi finiscono con l’orientare la loro vita verso la truffa, il raggiro e il furto informatico. Le vittime, nella maggior parte dei casi, sono cittadini statunitensi tanto che il direttore dell’FBI, Robert Mueller, ha deciso di intervenire e recarsi di persona a Bucarest per trovare un accordo con la polizia e il governo rumeni al fine di tentare di arginare il fenomeno.

Così è stata creata un’unità speciale, la Brigata “Vlad” in onore del personaggio rumeno più famoso al mondo, con lo scopo di effettuare incursioni e rastrellamenti. Durante l’ultima operazione, avvenuta verso la fine di novembre, sono state arrestate 25 persone con l’accusa di pirateria informatica compiuta negli Stati Uniti, Francia, Svizzera, Austria, Germania e parzialmente anche in Italia. Le truffe avvenivano su ogni sito internet possibile in cui fosse possibile vendere qualcosa agli utenti, dall’elettronica alle auto, senza mai recapitare la merce.

Nessun paese e nessuna forza di polizia può combattere da solo queste minacce, soprattutto quando avvengono fuori dai confini nazionali. I tre reati più difficili da controllare sono il terrorismo, il traffico di droga e gli illeciti informatici.

Il quartiere di Ostroveni, in cui esiste la maggior concentrazione di pirati, pullula di giornalisti alla ricerca del pezzo forte e ogni giorno avvengono perquisizioni da parte delle forze dell’ordine. Tutti quelli che si macchiano di tale reato sono quasi sempre laureati e senza lavoro fisso. Proprio sulla base di queste difficoltà cercano una sorta di autodifesa come cerca di fare George:

Cosa possiamo fare? Non c’è lavoro qui, il governo parla di crisi, tagli di stipendi e ci obbliga a stringere la cinghia. Io ho 24 anni e per mantenermi gli studi non devo far altro che fare rinunce. Ho degli amici nel quartiere che grazie alle truffe intascano migliaia di dollari. Ok, non è legale, ma almeno riescono ad averli. Io invece devo lavorare tutta la vita per niente. Voi cosa fareste al mio posto?

Gli hacker hanno costruito una rete molto ben organizzata e si servono di personaggi chiamati “frecce”. La “freccia” è un intermediario che ha il compito di aprire un conto nel paese in cui si trova. Questa mossa consente agli acquirenti di avere più fiducia, sapendo che l’operazione d’acquisto e pagamento avviene entro i confini ma, non appena la freccia riceve il denaro, questo viene trasferito sul conto di un’altra freccia, altrove, trattenendo solo una piccola percentuale sul totale. L’operazione si ripete più volte fino a quando si arriva all’ultimo che trasferisce la somma al cervello dell’operazione.

A Ramnicu Valcea gli uffici della Western Union sono spuntati come funghi, dal momento che la società è una delle specialiste mondiali nel trasferimento di denaro. Tutto il traffico illecito ha portato una ventata di superficiale benessere nel comune rumeno in cui si sono moltiplicati bar e locali notturni dove gli hacker si ritrovano per una birra e sono aumentati anche i concessionari d’auto, Mercedes, Audi e BMW tra tutti dal momento che i pirati amano particolarmente i modelli di queste case. Nel solo mese di luglio la polizia rumena insieme all’FBI sono riusciti a scoprire un traffico pari a 20 milioni di dollari, totalmente localizzato in questa città.

In questi tempi di profonda crisi – continua George – questi ragazzi riescono a salvarsi e tengono a galla anche l’economia del nostro paese. Quindi c’è un lato positivo in tutto questo si può trovare.

Il successo dei pirati informatici e i loro facili guadagni sta dilagando in altre zone della Romania. Oltre a Ramnicu Valcea sono stati individuati altri hacker a Dragasani, cittadina ad un centinaio di chilometri più a sud dove sempre più giovani si convertono al crimine informatico. Per il momento ci sono 600 poliziotti impegnati a fermare questa piaga che però non sembra destinata ad essere debellata tanto in fretta e tanto facilmente. George sul suo computer ha riportato una citazione di Seneca: “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili” che è diventata lo slogan delle scorribande informatiche.

L’articolo, riportato nella sua forma originale, parla di hacker in quanto è il termine più conosciuto per definire i pirati informatici ma è noto che il vero hacker ha un codice comportamentale e un’etica che lo porta ad agire in una maniera completamente diversa da quella che la cronaca riporta. Il pirata informatico che truffa la gente non è un hacker ma un cracker, oltre che un semplice imbecille.

Via | Le Monde


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