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Creato il 03 dicembre 2013 da Golfpeople

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Anno XIII Numero 87
- Martedì 3 Dicembre 2013

IMU: abolizione in attesa di chiarezza

di Pierpaolo Molinengo

Il Consiglio dei Ministri ha abolito la seconda rata dell’IMU 2013 sull’abitazione principale ad eccezione degli immobili classificati nelle categorie A/1, A/8, A/9. Per quanto riguarda l’IMU agricola per i fabbricati rurali e per gli imprenditori agricoli professionali relativamente ai terreni è prevista l’esenzione totale dal pagamento della seconda rata.
Lo Stato rinuncia così a un gettito previsto di circa 2.150 mln.
Il mancato gettito viene compensato tramite acconti e aumenti d’imposta a carico del settore finanziario e assicurativo.
In dettaglio, la copertura del provvedimento è così composta:
Per 1,5 mld circa: aumento al 130% dell’acconto IRES e IRAP dovuto per l’anno d’imposta 2013 dalle società del settore finanziario e assicurativo. Per questi stessi soggetti l’aliquota IRES viene elevata per il solo anno d’imposta 2013 al 36%.
Per 650 mln circa: anticipo a carico degli intermediari finanziari sulle ritenute relative al risparmio amministrato (conto titoli).
Per quanto riguarda il gettito ulteriore atteso dai comuni che hanno deliberato per l’anno 2013 aliquote superiori a quella standard, circa metà dell’importo viene ristorato dallo Stato; a fini perequativi l’altra metà verrà versata dai contribuenti interessati a metà gennaio 2014, alle stesse scadenze già programmate per altri tributi.
Il termine per il pagamento degli acconti dovuti da tutti i contribuenti soggetti a IRES è prorogato al 10 dicembre 2013.
«Il Governo faccia rapidamente chiarezza sulla seconda rata dell’Imu 2013 e onori gli impegni assunti con i contribuenti e i Comuni italiani. I Sindaci hanno dimostrato ampiamente responsabilità e spirito propositivo, ma non si può abusare della loro pazienza e tanto meno si può abusare della pazienza dei cittadini». Lo ha dichiarato il Presidente della Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, Piero Fassino, rinnovando la richiesta di un incontro urgente con il Presidente del Consiglio.
«Da troppe settimane e ancora nelle ultime ore – ha sottolineato Fassino – si susseguono da parte di singoli esponenti governativi dichiarazioni contraddittorie e addirittura antitetiche. E’ tempo che cessi questo assurdo balletto di parole che hanno il solo esito di alimentare confusione e sconcerto nei cittadini ed esasperazione negli Amministratori locali».

IMU: i proprietari di prima casa pagheranno
un importo massimo tra i 71 e i 104 euro

I proprietari di prima casa che hanno subito l’aumento dell’aliquota Imu nel 2013 saranno chiamati a versare entro la metà di gennaio dell’anno prossimo un importo massimo oscillante tra i 71 e i 104 euro.
I calcoli li ha realizzati la CGIA, ipotizzando la situazione più sfavorevole nella quale si potrebbe trovare un proprietario di prima casa, che corrisponde all’aumento dell’aliquota IMU 2013 di due punti (dal 4 al 6 per mille); tuttavia, all’atto pratico, si tradurrebbe nel pagamento di un solo punto (l’altra metà, come sappiamo, sarà coperta dallo Stato).
Ebbene, per una abitazione di tipo civile (categoria catastale A2) con una rendita di poco superiore ai 621 euro (dato medio nazionale), l’aumento di aliquota di due punti si potrebbe tradurre in un aggravio complessivo di circa 209 euro. Come illustrato in precedenza, solo la metà sarà però in capo al contribuente che dovrà quindi pagare 104 euro.
Per una abitazione di tipo economico (categoria catastale A3), con una rendita di 421 euro (dato medio nazionale), l’incremento di due punti dell’aliquota sulla prima casa si tradurrà in un aumento complessivo di 142 euro. Essendo solo la metà a carico del proprietario, quest’ultimo dovrà pagare 71 euro.

Le famiglie e il mercato immobiliare a Roma

Valter Giammaria, Presidente Tecnoborsa nel dichiarare che: “Nel biennio appena trascorso solo il 4,4% delle famiglie italiane residenti nelle sei maggiori città ha acquistato un’abitazione” ha affermato che: “In particolare, tra le grandi città, la più attiva è stata Roma con il 5,8% di transazioni per acquisti di immobili”.
Per quanto concerne l’utilizzo dell’immobile acquistato, al primo posto si continua a trovare l’acquisto dell’abitazione principale (94,7%), al secondo si trova la motivazione come seconda casa vacanze (3,8%), seguita dal desiderio di effettuare un investimento (1,5%). Da un focus su chi ha acquistato un’abitazione principale è emerso che il requisito che ha pesato maggiormente nella scelta dell’immobile acquistata è stata la dimensione (61,6%); seguono: il prezzo coerente con le proprie disponibilità (44,8%), il comfort e la qualità delle rifiniture (40,8%), e la vicinanza al luogo di lavoro (40%). Il valore più basso si registra per le caratteristiche orientate al risparmio energetico (solo 2,4%).
«Per quanto riguarda lo stato dell’immobile – ha proseguito il Presidente – è emersa una notevole preferenza verso gli immobili abitabili o da ristrutturare, in linea con le altre grandi città; in particolare: il 20,5% ha acquistato un immobile nuovo, il 18,9% uno ristrutturato, il 28,8% uno abitabile e, infine, il 31,8% uno da ristrutturare. Questo dipende molto probabilmente dal fatto che gli alloggi che non sono in buone condizioni costano meno al momento dell’acquisto e possono essere poi ristrutturati in un secondo tempo, anche ricorrendo agli incentivi fiscali che hanno riscosso un discreto successo negli ultimi anni grazie alla loro inconfutabile convenienza».

Tecnocasa: il mercato delle locazioni
nel primo semestre del 2013

Secondo Tecnocasa, nel primo semestre del 2013 i canoni di locazione hanno registrato una diminuzione dei valori dell’1,9% sui bilocali e dell’ 1,8% sui trilocali; nelle grandi città la contrazione dei valori è stata rispettivamente del 2,1% e dell’1,9%. I monolocali nelle grandi città hanno registrato un calo dei valori del 2,9%.
Dunque anche in questo semestre i canoni di locazione sono in ribasso perché la disponibilità di spesa dei potenziali inquilini è in diminuzione e l’offerta di immobili in affitto è in aumento. Anche in questo semestre tra coloro che alimentano la domanda di immobili in affitto si registrano numerosi casi di persone che non riescono ad accedere al mercato del credito, primi fra tutti i giovani, i monoreddito e gli immigrati; a questi si aggiungono poi gli studenti e i lavoratori fuori sede.
L’analisi demografica di coloro che cercano casa in affitto ha evidenziato che il 40,6% ha un’età compresa tra 18 e 34 anni, il 32,0% ha un’età compresa tra 35 e 44 anni; il 46,6% è rappresentato da single, il 39,5 % da coniugati, l’11,2% da separati.
Relativamente alle motivazioni si evince che il 56,4% di chi cerca in affitto lo fa per trovare l’abitazione principale, seguono coloro che si trasferiscono per lavoro (37,8%) ed, infine, ci sono coloro che si trasferiscono per motivi di studio e che cercano casa vicino alla sede della facoltà frequentata (5,8%). Rispetto al semestre precedente si nota una diminuzione della percentuale di coloro che cercano per motivi di studio e di lavoro. La spiegazione potrebbe essere una diminuita mobilità dovuta all’aumento della disoccupazione, alla diminuzione degli iscritti alle università italiane e al fatto che gli studenti scelgano università più vicine alla regione di origine.
Per quanto riguarda le tipologie di contratto di locazione, quello più praticato è il canone libero (4+4), seguito dal concordato e poi da quello ad uso transitorio. La domanda di abitazioni in affitto si concentra in particolare sui bilocali (38,5%), a seguire il trilocale (35,5%).
In questo semestre si riscontra un aumento della rigidità da parte dei proprietari ad affittare l’immobile, in quanto si desiderano maggiori garanzie sull’affidabilità dell’inquilino (busta paga, contratto a tempo indeterminato) e la continuità dei pagamenti dei canoni di locazione. Per questo
sono apprezzate le assicurazioni a garanzia del rapporto di locazione.

Ottobre a luci ed ombre per la domanda
di credito da parte delle famiglie

Nel mese di ottobre appena concluso la domanda di credito da parte delle famiglie italiane presenta un quadro contrastato. Se da un lato il comparto dei mutui conferma per il quarto mese consecutivo un segno positivo, facendo segnare un +1,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il trend della domanda di prestiti (nel loro aggregato di prestiti personali e prestiti finalizzati) si caratterizza per una flessione del -9,4% rispetto a ottobre 2012.
Prendendo in considerazione i primi 10 mesi del 2013, però, il dato aggregato risulta in contrazione per entrambe le forme tecniche, con il numero delle richieste di mutuo che fa segnare complessivamente un -5,5% mentre il decremento per i prestiti si attesta ad un -4% rispetto al pari periodo 2012.
Queste evidenze emergono dall’analisi delle domande di prestiti contribuite dalle aziende di credito in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF che raccoglie i dati relativi ad oltre 77 milioni di posizioni creditizie.

L’andamento della domanda di mutui
L’allegato, scaricabile al fondo di questo articolo, riporta le variazioni dei valori ponderati, cioè a parità di giorni lavorativi, per la domanda di mutui.
Relativamente all’importo medio dei mutui richiesti nei primi 10 mesi dell’anno, l’analisi presentata nel Barometro CRIF evidenzia come sia stato pari a 127.524 Euro contro i 131.616 Euro del pari periodo 2012.
Analizzando invece la distribuzione per fasce di importo, il Barometro CRIF evidenzia come solamente la classe inferiore ai 75.000 Euro faccia registrare un incremento della propria quota, +2,1 punti percentuali. È però la classe compresa tra i 100 e i 150.000 Euro a confermarsi la preferita dagli italiani, con una quota pari al 28,9% del totale.
Dal punto di vista della durata dei mutui richiesti, infine, la classe tra i 25 e 30 anni rimane la prevalente (con una quota del 28,3%) anche se perde 1,8 punti percentuali rispetto al pari periodo dello scorso anno. L’incremento maggiore è invece quello fatto registrare dalla fascia compresa tra i 10 e 15 anni, con +1,1 punti percentuali rispetto al periodo gennaio-ottobre 2012.


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