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News. rassegna stampa informazioni immobiliari

Creato il 08 gennaio 2014 da Golfpeople

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Anno XIV Numero 1
- Martedì 7 Gennaio 2014

Fotovoltaico ai raggi X. Il punto sul trattamento fiscale

di Pierpaolo Molinengo

Con la circolare n. 36/E del 19 dicembre 2013, l’Agenzia scioglie i dubbi degli operatori del settore, mette a sistema le vecchie istruzioni e ne fornisce nuove per inquadrare correttamente gli impianti fotovoltaici sul piano fiscale e catastale. In particolare, il documento di prassi spiega quando queste installazioni sono qualificabili come beni mobili o immobili e il diverso trattamento che ne deriva in termini di imposte dirette, Iva e registro. Passa poi in rassegna le ipotesi di impianti realizzati su beni di terzi e quelli acquistati in leasing, la possibilità di disapplicare la disciplina delle società non operative a coloro che producono energia fotovoltaica, anche nel caso specifico delle holding, e il trattamento Iva delle locazioni di terreni destinati a realizzare impianti. Ultime considerazioni della circolare dedicata, invece, al nuovo sistema di incentivi “V Conto Energia”.

Fotovoltaico tra beni mobili e immobili, ecco come distinguerli
La circolare pone l’accento sulla corretta qualifica mobiliare o immobiliare degli impianti. Si considerano beni immobili quando costituiscono una centrale di produzione di energia elettrica che può essere autonomamente censita nella categoria catastale D/1 “opifici” oppure D/10 “fabbricati per funzioni produttive connesse ad attività agricole”, nel caso in cui abbiano i requisiti di ruralità.
Inoltre, si considerano immobili

quando sono posizionati sulle pareti di un immobile o su un tetto e per esse sussiste l’obbligo della dichiarazione di variazione catastale. A questo proposito, il documento precisa che la dichiarazione di variazione catastale è necessaria quando l’impianto fotovoltaico integrato su un immobile ne incrementa il valore capitale (o la redditività ordinaria) di almeno il 15%. In questo caso, infatti, l’impianto non è accatastato autonomamente, ma aumenta la rendita catastale dell’immobile principale, senza mutarne la classificazione. Sono, invece, classificabili come beni mobili quando non è necessario dichiararli al Catasto né autonomamente né come variazione dell’unità immobiliare di cui fanno parte perché rispettano specifici requisiti in termini di potenza e dimensioni.

Lazio: nuove regole per gli agriturismi

La Regione Lazio sostiene gli agriturismi valorizzando le aziende in regola e i loro prodotti e colpendo i finti agriturismi.

Regole certe. Gli agriturismi potranno essere costituiti solo da imprese agricole che svolgono anche attività di ricezione, ospitalità e ristoro. Le imprese saranno tenute ad aggiornare la documentazione con i dettagli della loro attività.

Introdotta una nuova classificazione per valutare qualità, comfort e servizi offerti alla clientela. Il simbolo che è stato scelto è il sole. Le imprese potranno ottenerne da uno a cinque, come la stella per gli alberghi.

Le case di lusso in montagna tornano a essere un investimento che “tira”

Il Centro Studi Casa.it ha diffuso le proprie elaborazioni sull’andamento del mercato immobiliare di lusso nelle principali località turistiche dell’arco alpino.
In un contesto economico che accenna i primi segnali di ripresa nelle principali economie europee, gli immobili di lusso si confermano un investimento che “tira”, con prezzi medi al metro quadro che sembrano reggere all’impatto della crisi, mentre segnali poco incoraggianti provengono dalle mete sciistiche nostrane che continuano a mantenersi al di sotto della doppia cifra, complice l’incertezza economica e la scarsa accessibilità al credito.
La Svizzera sale subito in vetta con la variazione dei prezzi al mq su base annua più alta d’Europa. I prezzi medi aumentano tra il 10% e il 14% per le località di Davos e Zermatt. Per acquistare una baita sulle piste o uno chalet nel punto più spettacolare della valle, infatti, bisogna essere pronti a investire in media da 10.200 a 23.000 Euro al mq.
In Francia, Chamonix, porta d’accesso per il “tetto d’Europa”, si trova in una delle zone sciistiche più suggestive del versante alpino francese che fa gola ai “nuovi ricchi” dell’Est Europa. L’investimento per un immobile di lusso nel centro del paesino si situa tra 5.800 e 13.500 Euro al mq. Chamonix insieme a Morzine sono le uniche due mete che registrano un aumento significativo dei prezzi: rispettivamente +8,0% e +8,5%.
Le località dell’Alta Savoia come Méribel, Megève, Courchevel e Val d’Isère hanno mantenuto i prezzi stabili rispetto al 2012, anche se proprio quest’ultima registra la forbice di prezzo più alta di tutte le Alpi francesi, con un prezzo minimo di 8.000 Euro al mq fino a un massimo di 14.500 Euro al mq per un’abitazione di pregio.
In Austria, le mete di Kitzbuhel e Bad Gastein registrano quotazioni medie su base annua del 4,5% e 5,5%, dove l’investimento per uno chalet da cui godere di panorami mozzafiato oscilla tra 6.200 e 11.500 Euro al mq.
Per chi è invece attirato da esperienze più mondane, non è da sottovalutare la località Ischgl nell’area sciistica Silvretta Arena con 218 km di piste, nota come “la Ibiza delle Alpi” per la sua atmosfera cosmopolita, il rito dell’après-ski e la vivace night-life. I prezzi di vendita per gli appartamenti di lusso variano dai 7.000 ai 9.000 Euro al mq. Gli chalet, dai 12.000 ai 15.000 euro al mq.

Gli Italiani rinunciano
alla seconda casa

Le difficoltà economiche delle famiglie italiane e l’aumento delle tasse sulla casa, spingono sempre più privati a rinunciare alla seconda casa per le vacanze. E se il nostro mercato immobiliare permane nel suo periodo di ristagno, quello straniero dimostra una maggiore vivacità, spingendo sempre più privati e agenzie a rivolgersi all’estero alla ricerca di acquirenti.
Dati oggettivi, come provano le inserzioni su Gate-Away.com di privati che mettono in vendita la seconda casa; aumentate tra settembre-novembre 2013 dell’88,83% rispetto allo stesso periodo 2012. Segno questo che le famiglie italiane sono diventate molto più attente alle spese e cercano tutti i modi possibili per abbassarle. Una seconda casa rappresenta quindi un di più a cui si può rinunciare, con ricavi che possono essere investiti nella prima casa, già difficile da mantenere. «L’Imu sulla seconda casa e le spese di mantenimento dell’immobile, sono costi a cui molti proprietari oggi non riescono più a far fronte – dichiara Simone Rossi, responsabile commerciale di Gate-Away.com – Fino a poco tempo fa, potersi permettere una seconda casa per trascorrervi le vacanze era segno di una buona stabilità economica e un sogno a cui molte famiglie aspiravano, mentre oggi sta diventando quasi un lusso riservato a pochi».
Sempre nello stesso periodo è stato registrato da Gate-Away.com un incremento, rispetto all’anno precedente, di preventivi per inserzioni da parte delle agenzie immobiliari (+34,24%), chiaro sintomo della fiducia che viene riposta negli acquirenti stranieri, attratti dalla qualità e dalla varietà, sia in termini di caratteristiche sia di fasce di prezzo, degli immobili italiani.
Come per le famiglie, anche le agenzie del settore cercano di abbassare le spese riducendo e ottimizzando, in primis, gli investimenti pubblicitari, indirizzandoli verso forme di promozione all’estero. «I dati che abbiamo raccolto sulle agenzie dimostrano che gli operatori del settore cominciano a prendere in considerazione altri mercati al di fuori dei confini nazionali, e questa potrebbe risultare una risorsa per dare nuovo impulso al mercato immobiliare – sottolinea Rossi – Non dimentichiamo inoltre le ampie possibilità di affittare immobili agli stranieri in vista dell’Expo 2015».

Le famiglie Italiane e il mercato immobiliare

Valter Giammaria, Presidente di Tecnoborsa, ha affermato che: «il 5,9% delle famiglie residenti nelle sei maggiori città italiane ha effettuato lavori di ristrutturazione nel biennio 2011-2012. In particolare: il 4,5% ha ristrutturato l’abitazione principale; lo 0,7% un altro immobile (casa in affitto, in comproprietà, di parenti prossimi, etc.); lo 0,5% una seconda casa e il restante 0,2% una seconda casa insieme a un altro immobile. Chi ha ristrutturato la prima casa non ha effettuato ulteriori lavori, evidentemente perché già assai invasivi e impegnativi anche economicamente».
C’è da considerare che, rispetto alla percentuale delle famiglie che hanno acquistato un immobile nel periodo considerato – il 4,4% – la quota delle ristrutturazioni supera tale valore e, in particolare, circa il 20% di chi ha comprato casa l’ha anche restaurata. Le città più attive sotto questo profilo sono state Genova, Napoli e Palermo.
Per quanto riguarda le parti dell’abitazione che sono state rinnovate, il 60,3% di coloro che hanno ristrutturato hanno eseguito lavori radicali in tutta la casa; a seguire, ma con notevole divario, gli interventi parziali hanno riguardato: per il 15,9% la cucina, per il 15% i bagni, per il 14% gli impianti, per il 13,9% gli infissi, per il 10,8% gli ambienti di soggiorno e, infine, per l’8,8% le camere da letto.
Tra le motivazioni che hanno indotto le famiglie a intervenire nelle proprie case, al primo posto c’è il rinnovo strutturale, con l’82%; a seguire, ma con notevole distacco, c’è l’esigenza di una maggiore ergonomia dettata dal desiderio di maggior comfort e praticità al tempo stesso (24%); il 16,7% lo ha fatto per razionalizzare gli spazi; il 14,2% per avere una casa ecologica, nel caso di nuclei familiari particolarmente sensibili all’ambiente; il 6,8% per ricavare spazi per attività sportive o pro-fitness; infine, il 5,3% per avere una casa cablata.
Da un focus sul 16,7% di coloro che hanno eseguito lavori per migliorare lo sfruttamento e la funzionalità dello spazio a disposizione, è risultato che il 35,8% di questi lo ha fatto per aumentare il numero delle stanze; il 29,5% per ampliare il soggiorno; il 17,5% per ricavare un angolo cottura/cucinotto; viceversa, il 10,5% per ricavare una cucina abitabile; infine, il 6,8% per ridurre il soggiorno a vantaggio di altri ambienti.
«Spostando l’analisi dal lato dell’offerta – ha proseguito il Presidente – si nota che ha usufruito degli incentivi fiscali circa il 23% di chi ha ristrutturato. Chi, viceversa, vi ha rinunciato, nel 39% dei casi non lo ha ritenuto conveniente ma, in questo caso, non si può non pensare a un effetto dell’economia sommersa; il 34,6% ha dichiarato di non essere a conoscenza dei bonus statali; infine, il restante 26,5% ha affermato che l’iter burocratico è troppo complicato».

Aria: accordo importante per la Lombardia

«Un accordo davvero importante, che finalmente riconosce la specificità del bacino padano». Così il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha commentato la firma, a Milano, dell’Accordo di programma per la qualità dell’aria nel bacino padano, sottoscritto dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando e dai rappresentanti delle Regioni Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia-Giulia e delle Provincie autonome di Trento e Bolzano.
Il governatore lombardo, ringraziando il rappresentante del governo centrale «per l’impegno profuso» e per la ‘sensibilità federalista’ dimostrata «nell’aver accettato di venire a sottoscrivere l’accordo a Milano, dopo averlo fatto firmare a Roma ai colleghi ministri», ha già fissato la prossima tappa dell’impegno congiunto di Regioni del Nord e Governo italiano: «Faremo presente alla Commissione europea – ha detto Maroni – che il riconoscimento della nostra specificità deve essere fatto proprio anche dalle istituzioni europee».
«Quello che si afferma qui – ha proseguito il numero uno di Palazzo Lombardia – è il modo giusto di procedere, nello spirito di leale collaborazione fra Regioni e territori, anche se di colore politico diverso, e Governo, per trovare risposte comuni a problemi comuni. Questo per me è il concetto di Macroregione. Non è una bandierina politica, ma un ‘metodo’. Ossia, di fronte a un problema comune, ci si mette intorno a un tavolo e si lavora con concretezza tutti insieme per risolverlo. Auspico – ha concluso Maroni – che questo metodo possa essere adottato anche su altre questioni che ci riguardano tutti, come la mobilità, le infrastrutture, le politiche del lavoro».


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