Nextwave

Da Paradisiartificiali
Questo articolo è stato scritto per Fumetti di Carta (che tra l'altro questo mese compie 10 anni!)
La collana Grandi Saghe, è stata un’ottima trovata editoriale, tra le migliori degli ultimi anni, ha riproposto in 100 numeri una montagna di fumetti.
Alcune ristampe doverosamente necessarie, altre decisamente non richieste, audaci ed inutili, però al pari delle precedenti iniziative come  “I grandi classici del fumetto” di Repubblica, è stato un appuntamento settimanale quasi sempre gradito.
Certo ora dirò qualcosa che mi farà inimicare i puristi del fumetto: io avrei evitato di ristampare quel sonnolento mattone degli Eterni di Kirby, leggere gli Eterni di Kirby è un pò come calarti l’opera filmica incompiuta di Ejzenstejn: Que Viva Mexico! Una palla mostruosa.

Lo so che con queste parole adesso sputtano quel poco di quell’aura credibilità che ho faticosamente tentato di costruirmi intorno in tutto questo tempo a scrivere recensioni.
Ma fossi stato io presente quando s’è fatto il piano dell’opera avrei proposto Nextwave.
Nextwave, non è geniale perchè è di Warren Ellis. Noi non siamo gente con dei preconcetti.
Non è godibile solamente perchè è l’ennesima divertente distorsione del mondo supereroistico.
Non diverte solo perchè nasconde nel suo interno, una quantità imbarazzantemente enorme di esilaranti citazioni ed omaggi agli autori e ai fumetti ai quali si ispira, Nextvawe è una miniserie da leggere assolutamente, perchè è deliziosamente surreale, è lisergica, lo è in ogni sua pagina.

Per esempio Rorkannu vi farà ridere anche se non avete la minima idea a chi si ispiri, a chi in realtà sta facendo il verso.
Certo è però che siete dei Nerds, e quindi lo sapete, allora Rorkannu vi farà scompisciare dalle risate.
Vi faccio un esempio:
Se fate vedere le prodezze di Maradona ad un milanista, se non è del tutto scemo dirà: “Sono comunque prodigiose le cose che quest’uomo fa con il pallone.”
Se le stesse cose le fate vedere ad un napoletano probabilmente andrà in estasi mistica.
Cioè ecco dimostrato come il coinvolgimento personale sublima, esalta il valore di qualcosa che è già oggettivamente bella.
Cioè Maradona è bravo, bravissimo in verità, ma per il napoletano (il soggetto coinvolto, decisamente non neutrale), è un santo. Letteralmente.

Allo stesso modo Nextwave è un buon fumetto, ma per un nerds, in alcuni passaggi, in alcune pagine è un amplesso. Capito adesso?
Nel leggerlo vi può assalire il dubbio che quel che state leggendo, è un tantino insolito per i canoni della continuity Marvel, che i personaggi sono troppo eccentrici per il Marvel Universe, ma è un dubbio che non pregiudica la lettura e soprattutoo non mina la godibilità.
Magari storcerete il naso alla fine del primo albo, quello con il drago gigante in mutande, ma dategli tempo, non siate frettolosi, Nextvawe è come un vecchio motore diesel, deve carburare. Gli serve solo qualche minuto.
Se lo leggete con un nerds di fianco non potrete fare a meno di notare come sghignazzerà nel riconoscere i membri di questo gruppo.
Ma voi non vi curate di questi sfigati, ignoratele  queste stolte involuzioni del topo di biblioteca, prima i disadattati si rifugiavano nei tomi in cuoio rilegati, di racconti cavallereschi, ora invece si rintanano dietro gli spillati da edicola con la copertina variant!

Ma voi fidatevi di me, anche se non avete idea di chi sia questa Monica che dice di essere stata in passato un membro dei Vendicatori con l’identità di Capitan Marvel, anche se non riconoscete in Aroon il vecchio robot chiamato Machine Man, protagonista pure di una ingenua miniserie illustrata dal grande B.W. Smith (Ed. Play Press).
Continuate a leggela.
Perchè il Capitano, è l’eroe che tutti vorremmo finalmente vedere, uno scazzato, troppo umano per non incappare in sbalzi d’umore. The Captain è Ralph Supermaxieroe, solo un pochetto più coordinato nei movimenti, ma nemmeno tanto, è l’ Hancock di Will Smith, senza quella stronzata della continua rinascita alla Hawkman & Hawkgirl.

La trama non richiede profonde conoscenze delle vicende dell’universo Marvel, non si poggia sulla continuity ed è semplice, sarà per questo che è bella, d’altronde si dice: “I sistemi complessi sono fragili” è una legge della natura questa, un enunciato serissimo, mica me lo sono inventato io. Ed è vero, e vale anche nei fumetti, prendete Crisi Finale della DC Comics, mesi di “countdown”, una trama complicatissima ed infatti quando arrivi alla lettura del terzo albo, letteralmente prendi a morsi le pagine e le mastichi, in preda ad un ancestrale raputs di rabbia cannibalesca. Perchè la trama è così complessa che non si capisce niente.

Invece il buon Warren Ellis prende prende il più vecchio espediente narrativo del mondo del fumetto dai tempi di Nembo Kid, e cioè il cattivo e l’eroe, punto, semplice, lineare, intuitivo, funzionale. Solo che gli dà una nuovo taglio, il cattivo è una corporation, la Beyond Corporation, e oggi giorno, per noi lettori smaliziati che guardiamo tutti i documentari di Micheal Moore,  chi è più cattivo, più cinico e bastardo di una qualsiasi Corporation? Di un’azienda che per profitto non si cura di nuocere nemmeno al suo stesso paese?
Basta con ‘sti Villain e le loro perpetue battaglie personali con le loro controparti eroiche, ecco cosa ci voleva per cambiare un pò il filtro dell’aria sotto la cappa satura degli umori della solita zuppa, ci voleva un pò di sano sarcasmo, era ora che qualcun’ altro infilasse un pò di sana morale ecologica nelle sue opere, il bravo Miyazaki, non ce la poteva di certo fare ad educarci al rispetto dell’ambiente da solo!

Ecco la Beyond, e le sue filiali nello sperduto e sconfinato entroterra americano, dove sperimenta nuove assurde armi e nuove improbabili tecnologie.
Ad illustrare il tutto uno Stuart Immonen come Maradona, fuori dal comune, un fuori classe, un cartoonist più che un fumettista, che interpreta perfettamente le fantasie irriverenti di Ellis, con questo suo nuovo tratto assolutamente Pop, absolutely British e absolutely Underground, che fa l’ occhiolino per certi versi alla Tank Girl di Alan Martin e Jamie Hewlett.

Il risultato finale: una miniserie che avrebbe reso Grandi Saghe ancora più preziosa di quanto già non lo sia stata, se qualcuno dei curatori della collana l’avesse proposta, invece ci sono toccati gli Eterni e La vita e la morte di Capitan Marvel, abbiamo preferito il diazepam alla mescalina, e vabbè.
Fortuna vuole che i due 100% Marvel dedicati alla miniserie di Ellis e Immonen non siano del tutto estinti, quindi il mio consiglio e di reperirli e di leggerli e prendere coscienza che “Another World is possible” anche nei fumetti.
Baci ai pupi.

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