Abbiamo già detto molte volte, e verosimilmente sarà ripetuto fino allo sfinimento, che gli occhi e i movimenti oculari ci permettono di mappare il cervello.
Se un soggetto non sa dell’esistenza di una parte dello spazio, non la percepirà e una parte del corpo non guarderà in quella direzione. Se io non so che esiste una parte dello spazio perché dovrei andare a guardarci? Oppure viceversa se non riesco a muovere gli occhi in una direzione, o da una lato, quella direzione non esiste, o meglio, smette di esistere se prima esisteva. Come conseguenza lo spazio in cui muovo un arto si riduce perché mi muovo sempre in un ambiente che percepisco. Allo stesso modo se non so, non percepisco di avere un braccio (ad esempio dopo un ictus ma non necessariamente) magari non guarderò da quella parte oltre a non riuscire a muoverlo.
Avete mai avuto esperienza di una persona che sembra non rendersi conto dello spazio intorno a sé? Che guarda fisso davanti a sé e per raccoglierne l’attenzione bisogna entrare nel suo campo visivo quindi bisogna piantarglisi davanti agli occhi? Questo è un esempio evidente delle conseguenze “cognitive” legate ai movimenti oculari o di cui gli occhi sono lo specchio.
Un esempio molto evidente (siamo ad un estremo dello spettro di possibilità) è una condizione che viene chiamata inattenzione o neglet. Per esempio, se un soggetto ha una emiinattenzione a sinistra, non si pettinerà il lato sinistro del capo, quando mangia lascerà la metà sinistra del piatto, non muoverà il braccio sinistro, non guarderà a sinistra ecc. perché sta ignorando tutto ciò che è a sinistra sia di se stesso che dell’ambiente.
Ovviamente il discorso si arricchisce di molti altri particolari, tuttavia per i nostri scopi questa semplificaizne ci rende chiaro il terreno su cui ci muoviamo.
Continua…