Il cervelletto si è formato, è sbocciato a partire dai nuclei vestibolari nella parte del tronco encefalico che si chiama Ponte. Cioè da centraline che hanno dirette connessioni con gli occhi e i loro movimenti. Poi con l’inizio della stazione eretta il cervelletto ha necessitato di espandersi ulteriormente per controllare la colonna vertebrale in modo più accurato. Successivamente con gli arti prensili e la definita stazione eretta si è espanso ancora per controllare l’armonia dell’esecuzione motoria degli arti. La legge della Innervazione Originaria Ritenuta ci dice che tutto ciò che filogeneticamente si è sviluppato successivamente dipende dal buon funzionamento di strutture più antiche. Il cervelletto più antico quindi è direttamente coinvolto con i riflessi vestibolo-oculari (VOR). Ed è direttamente coinvolto nella capacità di tenere lo sguardo fisso su un obiettivo.
Partecipa in questo modo: l‘emisfero destro del cervelletto spinge gli occhi costantemente a guardare verso sinistra mentre quello sinistro al contrario spinge verso destra. Se l’attività dei due emisferi non è uguale quando si fissa un punto gli occhi verranno spostati lentamente via lontano dal target e si è costretti continuamente a rifissare lo sguardo riportando gli occhi sull’oggetto di interesse. Ne risulta un continuo movimento oscillatorio degli occhi. Se questa difficoltà è un po’ più marcata ci si stanca subito, gli occhi si arrossano e si fa troppa fatica a leggere, oltre a tutta una cascata di ulteriori conseguenze.
Avete visto quanto si può capire guardando gli occhi? Analizzando anche solo con l’osservazione le sei principali funzioni oculo-motorie? Poeticamente si dice: gli occhi sono lo specchio dell’anima. Sicuramente lo sono perché sono una meravigliosa finestra sul sistema nervoso centrale.
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