In terza posizione, con l’11% delle preferenze, si colloca Arnoldo Alemán, sostenuto dal Partito Liberal-Costituzionalista, già eletto presidente dal 1997 al 2002 e più volte indagato per gravi atti di corruzione e abuso d’ufficio. Gli altri due aspiranti in lizza sono l’ex democristiano Róger Guevara dell’Alleanza per la Repubblica e il conservatore Enrique Quiñónez dell’Alleanza Liberale Nicaraguense che fu il partito più votato nelle elezioni del 2006.
Gli osservatori internazionali dell’Unione Europea e dell’Organizzazione degli Stati Americani, accreditati dal Consiglio Superiore Elettorale (CSE), si sono distribuiti nei 19 dipartimenti del Nicaragua, ma alcune organizzazioni nazionali come Ipade, Hagamos Democracia e la statunitense Carter Center non sono state ammesse all’osservazione del processo. “E’ discutibile che il CSE dia l’autorizzazione solo a osservatori locali più accondiscendenti con il governo e la neghi a organismi più critici”, ha dichiarato la settimana scorsa il capo della missione europea, José Antonio de Gabriel.
L’altra annosa questione riguarda la presunta illegittimità della ricandidatura del Presidente dato che la Costituzione vieta la rielezione per periodi consecutivi e per più di due volte in totale di qualunque cittadino. Nel 2009 la Corte Suprema, dominata da giudici legati all’FSLN, ha aperto la strada con una controversa sentenza a Ortega che, però, ha già governato dal 1985 al 1990 e dal 2007 al 2011.
Il suo discorso antimperialista e anticapitalista ha costruito un ampio consenso popolare e una solida alleanza con il suo omologo venezuelano Hugo Chávez. La scarsa coesione dei partiti d’opposizione e i seri limiti delle loro proposte elettorali hanno finito per fare il gioco del governo in carica, anche se i tempi della rivoluzione sandinista degli anni ottanta sembrano tramontati.
L’amministrazione di Ortega ha subito la condanna di Amnesty International e del Comitato contro la Tortura dell’Onu per non aver riformato le norme, in vigore in Nicaragua e in pochissimi altri paesi nel mondo, che penalizzano l’aborto terapeutico, anche in caso di pericolo di vita della madre o di violenza sessuale.
A livello economico il rispetto dei patti con il Fondo Monetario Internazionale sulla stabilità dei conti pubblici ha favorito la diminuzione del debito estero e il recupero dalla crisi del 2009-2010, nonostante il mercato del lavoro languisca tra precarietà e bassi salari. Secondo il direttore della testata nicaraguense Confidencial, Carlos Chamorro, “il modello di Ortega, battezzato come socialista, cristiano e solidale, è autoritario a livello politico, business oriented in economia e populista nel sociale, usa una retorica rivoluzionaria e religiosa e, a differenza di Chávez, assicura la continuità del neoliberismo e delle alleanze con il gran capitale”.
Grazie all’iniezione di capitali, aiuti e investimenti del governo venezuelano, pari a 500 milioni di dollari all’anno, cioè al 7,5% del PIL del Nicaragua, è possibile mantenere un’ampia base sociale con programmi di tipo assistenziale che alleviano sensibilmente la grave situazione economica: con il 45% della popolazione sotto la soglia della povertà e un tasso di crescita medio del 2,7% su 5 anni il paese centramericano è uno dei più poveri del continente. Original Link?