> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="200" width="600" alt="Niccolò Storai: intervista al grafonauta >> LoSpazioBianco" class="aligncenter size-full wp-image-46110" />
Si può vivere di fumetto/disegno in Italia (ovvero, tu ci riesci): come fai?
Cominci subito con le domande impegnative eh?
Che differenza c’è fra lavorare a un fumetto, all’illustrazione di un volume, a un video? Non solo tecnicamente, ma anche come rapporto con i diversi ambienti di produzione (coautori, aziende, scadenze)?
Il fumetto e l’ illustrazione sono solitudine e concentrazione, i video e l’ animazione sono condivisione e concentrazione. Sono due modi di lavorare completamente diversi e a me piacciono entrambi.
Hai lavorato con case editrici di diverse dimensioni: Tunué, Rizzoli-Lizard, Kappa. Hai notato differenze nella loro gestione della produzione del lavoro? Penso sia al rapporto editore-autore, sia alla promozione delle opere.
Mi sono trovato molto bene sia con Tunué che con Rizzoli-Lizard, dove ho trovato persone molto attente al mio lavoro e al mio modo di comunicare. Nessuna delle due mi ha posto paletti o censurato in alcun modo, pertanto mi sento di ringraziare sia Massimiliano Clemente che Simone Romani per le opportunità che mi hanno dato. Per quel che riguarda Kappa, ci sto lavorando in questo periodo, assieme al caro amico Andrea Laprovitera: stiamo realizzando la biografia di Fred Buscaglione. Posso tranquillamente affermare che anche in questo caso i rapporti umani e professionali sono molto buoni e mi trovo a mio agio a lavorare con loro. Ti sei dimenticato però di citare la Pavesio: ho partecipato alla realizzazione del Collection di Kill the Granny ed anche in questo caso posso dire che tutto è andato alla grande.
Tu promuovi attivamente i tuoi lavori. Come organizzi questa parte della tua attività?
Semplice, telefonando e mandando mail alle fumetterie ed alle librerie. Il rapporto con il lettore è cosa troppo divertente da coltivare, ed è più facile farlo in posti come quelli citati sopra che alle fiere, dove c’ è sempre un gran casino e il tempo per scambiare quattro chiacchiere è sempre risicato. Attenzione, con questo non voglio dire che le fiere sono il male eh! Solo che personalmente mi piacciono di più le presentazioni dove hai modo di confrontarti un poco di più rispetto a situazioni dove c’è tanta gente.
Considerando il circuito fumettistico autori, editori, fumetterie, lettori: quali pensi siano i punti deboli, che limitano la diffusione del fumetto?
Il circuito fieristico è vitale per vendere i volumi, chiedi pure a qualsiasi editore, tutti ti diranno che “come si vende a Lucca non si vende da nessuna parte“. Alle fiere puoi trovare un sacco di gente interessante, come editori e autori, e mi sembra che ultimamente lo scambio tra queste figure si sia intensificato anche dal punto di vista professionale. Basta pensare alle aree pro dove incontrarsi e parlare, magari vendere i vari progetti. Il punto debole secondo me sono le varie fazioni che spuntano come funghi ogni qual volta ci si avvicina ad una fiera o a un uscita importante. Vedo continuamente scornarsi tra di loro colleghi e spesso ho subito pure io questo modo di fare. Ci dovrebbe essere molta più complicità tra gli operatori del settore, invece di gettarsi merda addosso. L’ unione fa la forza, in particolare nei momenti di crisi; qui invece spesso sembra un gioco al massacro ed è questo che fa male anzi malissimo al piccolo mondo dell’editoria a fumetti italiana.
Amo moltissimo dipingere: in particolare mi piace il figurativo, quindi lavorare sulle posture, sui volti e cose del genere. Mi piace l’ idea di avvicinare la pittura, che mi rilassa molto, con l’illustrazione e il fumetto. Ancora non ci sono riuscito del tutto, ma sto lavorando in quel senso. Dal punto di vista tecnico, imparo sempre cose nuove su come si comporta il colore, su come piegarlo alle proprie idee. Per quel che riguarda il lato economico, mi capita spesso di vendere o addirittura fare quadri su commissione. A quel punto i quadri non sono più miei, ma appartengono al mio committente e questo un minimo mi rammarica, ma devo pur ricordarmi che è lavoro e pertanto funziona così.
Alcuni disegnatori iniziano a lavorare in digitale: secondo te questo può cambiare qualcosa nell’approccio al disegno, o è solo un’evoluzione tecnica, che al più modifica le tempistiche di realizzazione?
L’ approccio al disegno è sempre lo stesso, cambia solo il supporto, vedo molte storie a fumetti pensate per essere fruite in digitale e questo è interessante per quel che concerne la diffusione del media quindi ben venga.
“Quartieri” è un racconto la cui atmosfera alla Frank Capra è assai distante da quella che permea la gran parte dei tuoi lavori: che cosa ti ha attratto nel testo di Andrea Laprovitera?
Prima di tutto grazie per l’ accostamento a Frank Capra, non so se me lo merito, sicuramente se lo merita Andrea, che ha cucito una storia su una mia volontà e cioè quella di parlare del quotidiano, del magico che c’è dietro a molti gesti quotidiani. Quando io ed Andrea ci siamo conosciuti, ci siamo trovati subito in sintonia e devo a lui il fatto di essere riuscito a staccarmi da atmosfere e personaggi che oramai non sentivo più come parte di me. Il disegno va di pari passo con la nostra crescita personale e pertanto ne coglie tutti i cambiamenti. Io non avevo più voglia di fare cose nere o splatter, volevo vedere se riuscivo a disegnare anche persone comuni. Il risultato a me piace molto, ma per ogni giudizio sui miei lavori preferisco lasciare la parola a chi li ha presi e fatti propri. Come mi ha detto un amico in chat un po’ di tempo fa, il lettore è sovrano!
Mi potrei riallacciare al discorso di prima, storie incredibili di persone comuni oppure storie comuni di persone incredibili se vi piace di più… Ci sono in giro tantissime cose, vite, fatti, personaggi che hanno un ottimo potenziale per essere trasportate in un libro a fumetti, quindi, perché non farlo? Con questo non voglio dire che non lavorerò mai più su sceneggiature originali inventate di sana pianta ma al momento mi affascinano di più le storie vere. È un momento, poi mi dedicherò ad altro.
Hai un approccio diverso nel raccontare per immagini storie vere (“Li Romani“, “Buscaglione“) rispetto a storie originali (“Quartieri“)?
L’ approccio si differenzia nello studio di ambientazioni e personaggi.
Dalle anteprime di Buscaglione sembra che tu abbia deciso di adottare un tratto più realistico, rispetto alle opere precedenti: se è così, quale è il motivo?
Faccio molta fatica a vedere il mio tratto realistico, veramente tanta. Forse sono solo più precisino su tanti dettagli che contribuiscono a rendere il lavoro credibile, piccole cose come microfoni, autoradio e cose così, particolari che concorrono a restituire un epoca passata ma molto amata da tanti.
Che fumetti hai letto nell’ultimo anno?
Tantissimi, in particolare molte cose italiane, sono uscite un sacco di cose ganze quest’anno, ma non mi sembra segno di stile mettersi a fare nomi e cognomi.
È un associazione nata da un gruppo di amici che amano il fumetto e che stanno facendo un sacco di cose interessanti per promuoverlo, quindi non posso che dirne bene. Sono contento di aver fatto con loro l’ esperienza dei Divi, per capire di cosa parlo andate sul loro sito/blog, così se vi va potrete pure iscrivervi all’associazione che di persone motivate ha sempre bisogno.
Da attento programmatore delle tue attività, sai già a che cosa lavorerai nel 2012?
Prima di tutto voglio finire nel migliore dei modi il libro per Kappa Edizioni, che si intitolerà “Che notte quella notte – Fred Buscaglione una vita swing“, poi mi dedicherò alla realizzazione dei nuovi progetti, che per forza di cose al momento non riesco a seguire. Collaborerò molto attivamente con lo studio StraneMani e con altre agenzie di pubblicità e mi dedicherò anche ad insegnare in vari laboratori di disegno, sia presso istituzioni pubbliche che private. Poi ci sono cose che stanno maturando ma è veramente prematuro che io o le altre persone con cui collaboro ne parlino, un minimo, MINIMO, di scaramanzia me la concedo. Detto questo, mi congedo da voi ringraziandovi mille e più volte per l’ attenzione che avete dedicato a me ed al mio lavoro, sono cose che fanno veramente piacere.
Riferimenti:
Il sito di Niccolò Storai: www.ilgrafonautadelgrottesco.com