Sui crimini di oggi non c’è niente da capire.
Il crimine fa notizia, indagano persino le trasmissioni televisive.
Giornalisti, criminologi, sociologi, semplici cittadini, tutti si mettono a caccia del mistero. Un mistero che non esiste. Come già imputava Friedrich Dürrenmatt ne La promessa (citato nell’epigrafe del libro e al termine di questo post), ognuno tende a costruire un universo da dominare, ma questo universo è una menzogna che si sgretola sotto il peso della propria inconsistenza.
Il mistero esiste soltanto come accalappiatore di audience, e i tredici racconti di Bernardi smontano il giocattolo e lo restituiscono nella sua nudità, tragica e impietosa. Antonia Monanni è una magistrata inquirente, la vita privata vissuta nei ritagli di tempo, fra un delitto e un altro, i casi criminali che si susseguono a scandirne i giorni. Omicidi efferati che sono soltanto l’esito sanguinario di piccole beghe fra persone che hanno disimparato a vivere.
La collezione delle storie di Antonia Monanni è una sorta di almanacco della cronaca nera degli ultimi anni: storie vere più o meno trasfigurate, storie inventate, storie plausibili. Storie che non rassicurano perché imprevedibili, frutto di quella sconfinata fucina di crudeltà che è la mente umana. Un modo discorde di raccontare il crimine, l’anatomia di gesti senza ritorno che sono la pietra tombale del giallo, del noir e del mistero.
Luigi Bernardi, narratore e saggista, scrive anche per il fumetto, il teatro e la televisione. Il suo ultimo romanzo è Senza luce (Perdisa pop, 2008), un long seller che continua a incantare i lettori.
Niente da capire, Luigi Bernardi
Prezzo euro 10,00 – Pagine 144
Isbn 978-88-8372-520-3
Collana Arrembaggi, diretta da Antonio Paolacci
«Un fatto non può “tornare” come torna un conto, perché noi non conosciamo mai tutti i fattori necessari ma soltanto pochi elementi per lo più secondari. E ciò che è casuale, incalcolabile, incommensurabile, ha una parte troppo grande. Le nostre leggi si fondano soltanto sulla probabilità, sulla statistica, non sulla casualità, si realizzano soltanto in generale, non in particolare.
Il caso singolo resta fuori dal conto. I nostri metodi criminalistici sono insufficienti, e quanto più li perfezioniamo tanto più insufficienti diventano alla radice. Ma voi scrittori di questo non vi preoccupate. Non cercate di penetrare in una realtà che torna ogni volta a sfuggirci di mano, ma costruite un universo da dominare.Questo universo può essere perfetto, possibile, ma è una menzogna.
Mandate alla malora la perfezione se volete procedere verso le cose, verso la realtà, come si addice a degli uomini, altrimenti statevene tranquilli e occupatevi di inutili esercizi di stile». Friedrich Dürrenmatt, La promessa