Niente di nuovo sul fronte occidentale – Erich Maria Remarque

Da Marta

Volevo rendere pubblico ( diciamo anche in anteprima per voi blogger che mi seguite ) un lavoro che dovrò consegnare giovedì 27. Il lavoro consisteva nel leggere il romanzo “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Remarque e farne un qualcosa. Da quel che mi ricordo che sia una recensione , una lista di opinioni personali o l’elenco delle frasi che più ci avevano colpito la cosa non cambiava molto. Se non fosse così , ahimè , vorrà dire che ho sbagliato.

SUL CAMBIAMENTO


Questo libro tratta di argomenti molto forti , a riguardo vorrei iniziare subito con l’analizzare una frase espressa poco dopo l’inizio.
“E perciò ogni sensazione è nuova e forte” Essendo il narratore in prima persona , colui che parla è dunque Paolo Bäumer , ragazzo tedesco che come i suoi compagni di classe si è lasciato affascinare dalla propaganda militarista. Paolo in quest’unica frase lascia intendere che al fronte le persone cambiano. Tanto da lasciare che ogni sua sensazione muti , e si evolva. Quello che in una vita antecedente al fronte poteva lasciare indifferenti , adesso viene visto sotto una luce diversa. Ricordo per esempio ( purtroppo non in modo specifico ) che in alcune pagine il protagonista si compiaceva della sua vita militare , aveva tutto. La compagnia , le sigarette , e roba “buona” da mangiare ( per quanto buona possa adesso per noi essere vista la miseria che veniva concessa ai soldati ) . La cosa curiosa , che lo stesso Paolo spiega , è che tutto questo poco prima sarebbe stato nulla. E la stessa cosa vale per noi ovviamente , popolo civilizzato del XXI secolo. Ad ogni modo la frase che ho citato prima lascia intendere che un cambiamento è già in atto e quest’ultimo si va a consolidare quando verso la fine del libro viene detta da Paolo questa frase “prendimi con te , vita di un tempo – vita spensierata , bella – riprendimi …” . L’ho trovato commovente questo passaggio , perché nonostante tutto , nonostante tutti , Paolo aveva ottenuto una licenza , era finalmente a casa , libero , pronto per riabbracciare la famiglia , la madre , il padre , la sorella , ma sopratutto la vita di un tempo , quella prima della guerra. Eppure qualcosa va storto. Perché lui è lì , nella sua camera , guarda i suoi libri ( quelli su cui un tempo aveva studiato , quelli che si era fatto prestare e non aveva più riconsegnato , quelli pagati col sudore della fronte ) ma in realtà non c’è. È cambiato nel profondo e nessuno può farci nulla. Viene quasi da ridere a leggere di persone qualunque che prima non ti calcolavano nemmeno e ora solo perché “difendi la patria” , perché sei uno di quelli che sta “laggiù al fronte” ti offrono da bere , ti elogiano , ti stimano. Parlano di cose che loro non hanno vissuto , danno consigli su come affrontare guerre che non hanno mai combattuto. E Paolo è lì , a ricevere i complimenti , ma fortunatamente o sfortunatamente non è veramente lì. Si logora dentro per non essere più in grado di apprezzare tutte quelle cose che la vita di un tempo , quella bella , gli offriva. Però la guerra ti cambia , e l’unica cosa che vuole è infatti la sua compagnia , la sua vera vita.
Ma ( e su questo concludo ) se facciamo un passo indietro e ci andiamo a soffermare sui pensieri fatti da Paolo e i suoi amici al fronte anche qui le cose cambiano e sono diverse. Per esempio , è bello vedere come in una di quelle poche serate tranquille i pensieri vadano spesso alla famiglia ( com’è giusto che sia ) ma anche ad altre cose che a mio modesto parere ritengo più profonde. Ci sono frasi che magari dette così su due piedi , lasciano spiazzati , ci si rende perfettamente conto di essere davanti ad una frase importante , una di quelle che senti raramente ma forse non si capisce a pieno il peso delle parole che la compongono , il suo vero potere. Verso metà libro Paolo dice
“Quando ci penso , Alberto vorrei , quando sento parlare di pace , che la pace ci fosse davvero , vorrei fare qualche cosa di straordinario , tanto il solo pensiero mi dà alla testa. Qualche cosa , capisci , per cui valga la pena di essere stati qui tanto tempo nel fango. Ma non so che cosa immaginare. Quello che mi appare nell’ordine delle cose possibili – professione , studi , stipendio , eccetera – mi dà la nausea : tutta roba che c’era già prima e ne ho schifo. Non trovo nulla , nulla trovo , Alberto.” E improvvisamente tutto ciò mi sembra così vuoto e desolante.
Queste parole hanno un peso e un potere enormemente smisurato. I desideri e le ambizioni di questi ragazzi per cosa sono andati persi? Cosa è successo di straordinario? Persone a capo di uno Stato , ubriachi di potere , hanno giocato con la vita di troppi soldati senza che neanche la maggior parte di loro fosse d’accordo , ma per cosa? Una fetta di Stato in più? Tutto questo lo trovo semplicemente drammatico. E la cosa che più di tutte lascia senza parole è la fine , una fine ovviamente triste ma allo stesso tempo beffarda. Perché proprio nel momento in cui Paolo era cambiato nuovamente e lui stesso ce lo conferma
“Mi alzo : sono molto contento. Vengano i mesi e gli anni , non mi prenderanno più nulla. […] La vita , che mi ha portato attraverso questi anni , è ancora nelle mie mani e nei miei occhi.” , seppur stanco , logoro , e solo ( rimasto l’ultimo dei quattro compagni di scuola ) , nonostante tutto questo ..

Egli cadde nell’ottobre 1918 e il bollettino del Comando Supremo si limitava a queste parole : <<Niente di nuovo sul fronte occidentale.>>


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