Tutte le volte che abbiamo riferito della Nigeria, persino quando l’ oggetto erano i fatti di sangue, quelli provocati nel Paese dai fondamentalisti islamici di Boko Haram, abbiamo sempre avanzato il sospetto di una reale connivenza tra l’ esercito della Confederazione nigeriana e la presenza sul territorio delle multinazionali,che sono abili a pagare bene la corruzione.
In primis, la nota Shell.
Ma ce n’è, quanto a poca trasparenza, anche per le “nostre” sigle.
Così , adesso,ne abbiamo la conferma , dopo l’ennesimo incidente nella zona del Delta del Niger (area sud del grande e popoloso Paese africano ).
Conferma che è avvalorata da quanto riferito dal direttore della National Coalition of Gas-Flaring and Oil Spill in the Niger Delta (Nacgond).
Questa organizzazione ambientalista nigeriana era accorsa , infatti, giorni addietro, sul luogo dell’incidente per fotografare e riprendere i danni dell’accaduto tragico agli impianti e all’area interessata della Royal Dutch Shell.
E, magari, per intervistare la popolazione.
Purtroppo ha trovato ad accoglierla, invece, una nutrita pattuglia di militari, ben armati, che li ha malmenati brutalmente e ha sottratto loro macchine fotografiche e telecamere.
Strumenti di lavoro professionali, che non sono stati più restituiti neanche dopo il rilascio delle persone.
Non occorre dire cosa sia per la gente del Delta l’inferno d’inquinamento a cielo aperto, in cui sono costretti a vivere da anni.
E’ cosa nota.
E niente cambia in quanto, qui, in questo posto in particolare, i profitti valgono certamente più della salute delle persone e, quindi, della stessa vita umana.
Siamo noi che stentiamo a convincerci che lo”sterco” del diavolo per alcuni è profumatissimo.
E poi, accanto a miseria e malattie, cui certi nigeriani poveri hanno ormai fatto il callo, la beffa più vistosa è che i pescatori, che abitano nei paraggi degli impianti (obsoleti e senza manutenzione) non possono più pescare ( e dunque praticare un’economia di almeno “appena sussistenza”) per la continua fuoriuscita di greggio inquinante nelle acque del fiume.
Come, riferiscono, accade a Bodo (35 villaggi ) dove si può dire, senza tema di smentita, che è in corso un autentico “ecocidio”.
Dall’aria, all’acqua, alla vegetazione (splendidi alberi di mangrovie che non ci sono più!).
Quanto ai militari è chiaro che essi si stanno prestando a un progetto di graduale destabilizzazione del potere attuale (e intanto incassano sotto banco dalle multinazionali o da chiunque paghi meglio e di più) per cambiare, se possibile, la guida della Confederazione alle prossime elezioni.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)