Le ragazze, sequestrate nel villaggio di Kummabza, nella regione di Borno, Nigeria nord-occidentale, sono già rientrate alle loro case. “Hanno compiuto una mossa tanto coraggiosa quando i loro sequestratori si sono allontanati per un’operazione militare”, ha spiegato Abbas Gava, un volontario locale. Si tratta quasi sicuramente dell’assalto che venerdì i jihadisti hanno compiuto in un commissariato e in una caserma del capoluogo distrettuale di Gamboa, in cui sono morti 53 attentatori e 6 soldati.
Purtroppo, non si ha ancora alcuna notizia delle ragazze rapite da Boko-Haram lo scorso aprile. Delle 276 giovani, anch’esse rapite nel Borno, soltanto 57 sono riuscite a fuggire, e si teme per la sorte delle altre 219, che gli estremisti vorrebbero vendere come schiave.
Ieri gli attivisti del gruppo “Bring Back Our Girls” hanno tentato una marcia nella capitale Abuja fino al Palazzo Presidenziale, per chiedere maggiore impegno e attenzione alle istituzioni per liberare le giovani. Aisha Yesufu, un rappresentante dei manifestanti, ha precisato: “Sono 83 giorni che le ragazze sono state catturate, ed è da 68 che ci stiamo dando da fare quotidianamente, ma nessuno finora ci ha davvero prestato ascolto”. La manifestazione si è però conclusa con un nulla di fatto, giacché la polizia ha invitato gli attivisti a tornare indietro.