Ho adocchiato "Nine" oggi pomeriggio sul satellite. E' un musical di Rob Marshall ispirato a "8 e 1/2", il capolavoro di Federico Fellini, personalmente, il più bel film fatto nella storia del cinema. In realtà il regista riprende uno spettacolo di Broadway che si rifaceva alla pellicola del regista di Rimini e lo porta sul grande schermo, con risultati discutibili. La meravigliosa complessità che Fellini aveva messo nel suo film viene qui banalizzata e appiattita. La crisi dell'individuo che Fellini dipinse con la macchina da presa in "8e1/2" viene accennata con una superficialità degna del peggiore dei telefilm. Marshall raccoglie e trasmette l'immagine che (il mondo? gli americani? boh...) si ha dell'Italia, un paese di moda, che ha "stile" più che contenuti, che vive in questo vortice di contraddizioni con la tendenza al "peccato" che si scontra con l'impianto cattolico del paese e delle famiglie. Insomma, c'è anche altro e Fellini lo fotografò perfettamente. Ma l'idea di un paese in cui ci si può perdere ore a chiacchierare davanti a un caffè, in cui gli uomini invitano le signore a cena allestendo lo spettacolo della seduzione, dove auto, cibo, storia si associano ad un valore assoluto del bello, affascina ancora troppo l'occhio del regista d'oltreoceano, annebbiandogli la vista su tutto il resto.Si potrebbe essere più comprensibili sul film considerando che il genere utilizzato per rendere omaggio (e ci piace questa forma di rispetto verso il nostro Maestro) a Fellini è quello del musical. Ma purtroppo da queste parti siamo troppo amanti del genere e ne abbiamo fin troppo rispetto per non accorgerci che si è ben lontani da precedenti più dignitosi. Marshall si affida ad un cast da brividi, con una Marion Cotillard intensa che spicca su una parterre femminile di tutto rispetto (Nicole Kidman, Kate Hudson, Penelope Cruz). Ma loro, benché brave, non risollevano le sorti di un film mediocre.
Ho adocchiato "Nine" oggi pomeriggio sul satellite. E' un musical di Rob Marshall ispirato a "8 e 1/2", il capolavoro di Federico Fellini, personalmente, il più bel film fatto nella storia del cinema. In realtà il regista riprende uno spettacolo di Broadway che si rifaceva alla pellicola del regista di Rimini e lo porta sul grande schermo, con risultati discutibili. La meravigliosa complessità che Fellini aveva messo nel suo film viene qui banalizzata e appiattita. La crisi dell'individuo che Fellini dipinse con la macchina da presa in "8e1/2" viene accennata con una superficialità degna del peggiore dei telefilm. Marshall raccoglie e trasmette l'immagine che (il mondo? gli americani? boh...) si ha dell'Italia, un paese di moda, che ha "stile" più che contenuti, che vive in questo vortice di contraddizioni con la tendenza al "peccato" che si scontra con l'impianto cattolico del paese e delle famiglie. Insomma, c'è anche altro e Fellini lo fotografò perfettamente. Ma l'idea di un paese in cui ci si può perdere ore a chiacchierare davanti a un caffè, in cui gli uomini invitano le signore a cena allestendo lo spettacolo della seduzione, dove auto, cibo, storia si associano ad un valore assoluto del bello, affascina ancora troppo l'occhio del regista d'oltreoceano, annebbiandogli la vista su tutto il resto.Si potrebbe essere più comprensibili sul film considerando che il genere utilizzato per rendere omaggio (e ci piace questa forma di rispetto verso il nostro Maestro) a Fellini è quello del musical. Ma purtroppo da queste parti siamo troppo amanti del genere e ne abbiamo fin troppo rispetto per non accorgerci che si è ben lontani da precedenti più dignitosi. Marshall si affida ad un cast da brividi, con una Marion Cotillard intensa che spicca su una parterre femminile di tutto rispetto (Nicole Kidman, Kate Hudson, Penelope Cruz). Ma loro, benché brave, non risollevano le sorti di un film mediocre.
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