Monologhi di Sana – Rubrica
Sospiro e fisso il cono dei fari che viene inghiottito dalla notte, lungo l’autostrada.
Ecco, ora penso di aver davvero toccato il fondo.
Non posseggo più nulla.
Tutto ciò che di mio ho sono i vestiti che indosso, il quaderno nel mio zaino e i sogni nella mia testa.
Poco fa ero seduta in un ritratto ridicolo di famiglia.
Cerco di parlare, di raccontarmi, ma tutti i miei discorsi vengono interrotti da stupidaggini e idiozie finchè non arriviamo alle solite tarantelle; banalità preconfezionate per gente dai cuori di polvere…non resisto.
Esco fuori, all’aria della notte
che fa rabbrividire.
Piango e fumo, perché non sento più la forza
di spiegare cosa mi ostino a sognare.
Tanto non servirebbe.
È tanto tempo che osservo queste grottesche figure troppo imperniate su se stesse.
Penso alle differenze che ci separano.
La prima domanda che mi viene rivolta: “che lavoro fai?”
La prima domanda che rivolgo: “ma tu, che sogni fai?”
La notte continua a scorrere fuori dal vetro, mentre torno sui miei passi
libera da ogni superfluo.
Perché non mi sento bisognosa, né vuota.
Tutto ciò di cui ho davvero bisogno è qui.
Il mio quaderno, i miei sogni, la mia musica.
La mia ricchezza ricomposta in qualcosa di inaspettato
e confuso.
In una domanda di una semplicità disarmante.
Ma
Tu
Che
Sogni
Fai?
E sono rimasta senza parole,
perché non lo sapevo più.
Perché nessuno me lo aveva più chiesto e io avevo scordato come si esprimessero i sogni con le parole.
Ma ci provo.
E vengono fuori come un fiume che rompe una diga.
Irrompono in questa paralisi terrorizzata che mi stava fermando la vita.
E riscopro il piacere di raccontare, riflettere, costruire.
La semplicità di un sorriso che mi sboccia sulle labbra senza che sia finto.
Una risata che non riesco a trattenere.
La musica mi riempie le orecchie e penso che no, non mi hanno mai vista.
Non mi hanno mai chiesto.
Ma è sopportabile.
Sono stanchissima, chiudo gli occhi mentre le voci continuano a cantare nella mia testa.
Sorrido, perché sono tutta qui;
con i miei sogni, le mie incertezze, le mie dicotomie, le mie gioie, le mie tristezze.
Mi sento di nuovo il centro
di questa esistenza che mi sfugge.
Ninnananne
che mi accompagnano in questa notte,
lungo l’autostrada,
mentre finalmente mi addormento
un tepore mi invade.
Buonanotte.
Io intanto
continuo
a
sognare…