Nino suona per il dolore degli altri

Creato il 14 novembre 2010 da Bruschidettaglil

Nino una mattina si è svegliato e il suo corpo non era più il suo, non rispondeva più ai suoi comandi. L’ernia operata due mesi prima adesso era un dolore insostenibile. Nino vive da otto mesi in una stanza d’ospedale, terzo piano della Fondazione Maugeri, sul cartellino della porta c’è scritto ”terapia del dolore”. Sessant’anni, musicista  da sempre. Barese di nascita, milanese d’adozione. Una passione per Vasco, per la musica che ha sempre accompagnato ogni suo movimento. Nel tardo pomeriggio toglie il lenzuolo bianco che copre la tastiera, che si è fatto portare in ospedale. Prende un microfono dal cassetto, si sposta con la sua sedia a rotelle. Canta. Lo fa da otto mesi. Canta per gli altri pazienti. Per il ragazzo della camera di fronte, per la vecchietta che gli chiede sempre Vasco, per quelli che da questo ospedale non usciranno vivi e lo sanno. All’armadio ha attaccato alcuni biglietti, persone passate di lì, frasi in corsivo per ringraziarlo. “Sono di persone che non ci sono più”. Le vedi alle sei, per la cena. Poi dopo un’ora non le potrai vedere più. La sua voce si spezza. “Fa male”, mi dice. Questo è un posto dove devi cercare la forza a tutti costi. La musica non fa passare il dolore, troppo forte, continuo, insistente. Ma Nino Abbondanza sa che con la sua musica può portare il pensiero lontano, da un’altra parte. Almeno per un po’. Ha tolto dal silenzio chi voleva solo guardare il muro della camera, il bianco del letto. Ha fatto fare passi di danza a donne che poi hanno smesso di camminare. Mi ha chiesto che canzone volevo. Gli ho chiesto Baglioni. Ha suonato e cantato per me Amore bello e Mille giorni di te e di me. E io mi sono seduta sul pavimento di questa stanza di ospedale. Ho ascoltato, cantato. Il blocco per gli appunti ormai nella borsa, la penna stretta in mano. E lacrime calde, perché è difficile non piangere.