Ninuccia e le scarpe degli Angeli IV Cap:Indietro non si torna.

Da Gattolona1964

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Buongiorno e ben alzati! Siete predisposti per proseguire nella lettura di Ninuccia? Chi si aspetta che io possa pubblicare tutto il manoscritto nel mio sito, sappia sin d’ora che non lo posso fare! Potrò riportare ancora qualche breve capitolo ma non di più, per correttezza verso un futuro editore e anche per non rovinare la sorpresa di questa storia densa di avvenimenti a mio pensiero, forti ed intensi. Per la prima volta da quando scrivo, mi sono anche cimentata nel descrivere scene sessuali piuttosto esplicite e forti, che riguardano Ninuccia e i due amori più importanti della sua vita. Descrivere con minuziosità ed entrare nel dettaglio di un amplesso non è stato (almeno per me!) facile o indolore. Ho messo molto impegno, ho avuto difficoltà nel non risultare scurrile e nel far arrivare ai lettori le sensazioni di piacere fisico che Ninuccia ed il proprio compagno provano in certi momenti di intimità passionale. Chi di voi vorrà farmi un gentile commento sarà gradito ed apprezzato ma dovrà giocoforza, farsi bastare ciò che posso pubblicare. Quattro o cinque capitoli sono già un bel numero di pagine per provare ad inquadrare questa intricata vicenda.Buon proseguimento di lettura e aspetto, felice e curiosa i vostri pensieri qui nel salotto, ma soprattutto nel sito della signora nadia lazzarini.:

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Indietro non si torna.

Mentre cercava di sgranchirsi le gambe Ninuccia sentì all’interno di una delle tasche qualcosa di rigido e metallico.Guardò meglio ed estrasse il cerca persone dal quale era inseparabile. Lo portava sempre con sé, caso mai le fosse venuto un attacco di panico, mentre era sotto la cascata dell’acqua o si trovasse sola in una qualsiasi stanza del Palazzo. “E se io ho il mio, Rosina deve avere il suo in tasca” disse, mentre una vampata di calore le colorò di colpo il viso ed il décolleté. Si tolse di scatto la vestaglia, la buttò sul letto mescolandola agli altri abiti, si infilò in tutta fretta i Roy Rogers che doveva indossare per il viaggio e la Fruit a manica lunga. Per non perdere nemmeno un istante di tempo, aveva in bocca il cerca persone che irrazionalmente, avrebbe voluto azionare con i denti per chiamare subito Rosina.” Dal momento che la casa era vuota, Ninuccia pronunciò a voce alta e chiara queste precise parole“No un attimo Ninni, stai calma, ragiona, non la puoi chiamare subito, forse sta facendo le lastre e sicuramente qualcuno è accanto a lei. Ma chi ci sarà con lei: le gemelle o Aristide? Ragiona Ninni perbacco!” si diceva, tra sé e sé,“Ora non è il momento di farti venire un attacco feroce, prendi una sigaretta e rilassati. Pensa a che cosa è meglio fare in questa situazione”. Immagina che cosa farebbe la Dottoressa Ercolani, se un avvoltoio volesse comperarle una delle sue Banche, fingendo che stia per andare alla deriva. Focalizzati su questo individuo che cerca di fotterla sul prezzo e sulle condizioni: lei glielo permetterebbe? O tirerebbe fuori quelle unghie affilate e taglienti che non darebbero all’avversario via di scampo? Allora cara Ninni, rispondimi! Che cosa farebbe la Dottoressa Ercolani Ninuccia?Agirebbe d’impulso o ragionerebbe? Rispondi per Dio, rispondi subito prima di cadere a terra e rotolarti per l’ansia”. La fronte era tutta imperlata di sudore, in bocca non scorreva più saliva, ma Ninuccia strappandosi la pelle delle labbra con i denti, riuscì ad urlare la frase che l’aveva salvata altre volte. “Possiedi due accessori fondamentali nella tua vita: un cervello e una vagina, ora devi usare solo il primo”.Aspirò la prima boccata di fumo che quasi le andò di traverso, mentre si accorse che non era ricorsa alla solita compressa per il panico. Sembrava una tigre, con quegli occhi a fessura che lanciavano saette. Si ritrovò sdraiata nel suo maestoso letto a baldacchino, mentre fumava oramai tranquilla, l’uragano era passato anche questa volta, ed il corpo ancora sinuoso e morbido non mostrava più segnali di rigidità o pericolo. Nonostante lo scempio dei capelli cortissimi e bianchi, Ninuccia non si rendeva ben conto che avrebbe potuto tranquillamente far perdere la testa ancora a qualche uomo.
Per un secondo si guardò nello specchio e l’immagine che esso le rimandava, era quello di una donna intelligente, colta, sexy ed accattivante. E ricca! Maledettamente e vergognosamente ricca!
I suoi capitali e i suoi tesori, non le avrebbero però permesso di rimettere indietro l’orologio del tempo, ma sarebbero forse serviti un giorno lontano. “Dove non arriva la bontà e la pazienza, laddove non può la scienza e dove non c’è coscienza, ci arrivano i soldini su tanti bei trenini”.Purtroppo questa massima che odiava, imparata a memoria da nonna Divina, funzionava spesso e volentieri “Tra qualche tempo potrebbe servirmi questo ignobile ritornello. Ma lo terrò come ultima riserva, se proprio non saprò che pesci pigliare, non voglio nemmeno sentirlo l’odore dei soldi da domani in poi”.
Il cervello iniziò a ragionare e mise in fila le cose da fare, prima tra le quali telefonare alle figlie. Cercò il suo cellulare che in questo momento non riusciva a trovare, forse era rimasto nella sala da bagno, ma Ninuccia non aveva nessuna intenzione di tornare là dentro. Guardò nel comodino accanto alla parte del letto dove lei dormiva, l’altro non c’era. Andò di corsa nel salone principale per prenderne uno di scorta, trovò la finestra ancora aperta, la stanza ghiacciata ma l’odore stagnante del sigaro era ancora presente.
Un conato di vomito la fece piegare in due, si premette lo stomaco con la mano, ora non c’era il tempo nemmeno per rimettere. Buttò l’occhio sul divano e scorse un altro telefono, non ricordava che fosse quello di color grigio fumo di Londra. Non ne possedeva di quel colore, ma lo afferrò ugualmente con mano tremante e compose a memoria il numero di Celeste. Quando c’erano motivazioni serie ed importanti, preferiva parlare con Celeste, poi eventualmente anche con Greta. Dopo tre squilli, la ragazza rispose”Mi dica dottor Baroni, ci sono novità per Rosina? Siamo in ansia! Ninuccia rispose in modo secco “Ma che dottor Baroni, sono tua madre, non riconosci il numero? ”Ma veramente questo non è il tuo numero, che cosa dici? ” Non fece in tempo a finire la frase che Ninuccia le disse“Stammi ad ascoltare attentamente Celeste, non ho tempo ora per spiegarti tutto, ho appena terminato il Consiglio e sono stanchissima, tra l’altro mi sono dimenticata di avvertirvi che sto per partire per Hong Kong e rimarrò via circa un anno. E’ successo uno sgradevole inconveniente con una delle mie banche laggiù, stavolta non posso mandare Ambrosetti, è troppo importante. “Ma Mamy, tu non puoi andare via per un anno intero, non lo hai mai fatto da quando siamo nate, non comprendo!”.“Celeste non vi devo allattare ancora mi pare. Poi con voi c’è Rosina e rimangono anche Aristide, Laerte e tutti gli altri: non sono sufficienti alla vostra età? A proposito, ti volevo chiedere se hai visto Aristide, ho bisogno di lui prima di partire e in casa non c’è”.
Celeste aveva gli occhi spalancati, Greta attaccata al suo orecchio, per sentire meglio le parole della madre, le impediva di respirare. Riuscì solamente a dirle”Aristide è alla Clinica Angelo Beniamino, Rosina è scivolata sul parquet di casa, probabilmente anzi sicuramente, ha una caviglia rotta e ne avrà per circa sei mesi. Come pensi di fare senza lei, che ti ha sempre sostituito nei tuoi affari personali? Non credo che tu voglia servirti di noi due? O sbaglio?
“Sbagli di grosso, al vostro ritorno da Saint Moritz, Laerte, Ambrosetti ed Aristide vi istruiranno sul come iniziare a dirigere un’azienda, naturalmente con la super visione di Rosina, che almeno la voce non l’avrà persa, credo. Inizieranno a responsabilizzarvi, alla vostra età l’ora è giunta. Un giorno sarete voi a dirigere tutto, quando io non ci sarò più a “rompere le scatole” come dite sempre, cioè quando quasi tutto sarà vostro. Con me lontana, non vi sarà difficile imparare: sono stata chiara?”A questo punto della conversazione prese il cellulare di scatto Greta, che imprecando tra i denti come uno scaricatore di porto, disse” Ninuccia, non me ne frega niente se tu devi partire per Hong Kong, non me ne frega niente delle tue banche, a me interessa andare in montagna con il tuo completo da sci. La tua azienda te la gestisci tu o uno dei tuoi cagnolini scodinzolanti, io e mia sorella non ne vogliamo sapere nulla”. Celeste con una forza che non sapeva di possedere, diede uno schiaffo alla gemella che la sbalordì. Riprese in mano il telefono e disse a sua madre”Non ascoltarla, questo mese non ha avuto il suo ciclo ed è scollegata dal mondo degli umani! Crede di essere vicina alla menopausa, naturalmente dice che è un tuo regalo generazionale, visto che anche tu a trentacinque anni iniziavi ad avere i primi sintomi. Per farla breve mamma non ti devi preoccupare: Rosina è in buone mani, parti tranquilla e appena arriverai ci chiamerai. Qua il mondo andrà avanti lo stesso anche senza di te, non credi?
Io da parte mia ti prometto che mi metterò d’impegno e cercherò di farmi piacere l’ economia e la finanza, anche se non ci ho mai capito tanto. Non mi chiedere però di scrivere un libro al tuo posto, piuttosto mi faccio suora di clausura!” “No questo mai, tranquille. Vi chiedo di impegnarvi per provare a dirigere la baracca, mica di prendere lo scettro e la corona! Non è ancora il momento! Ora Mamy vi manda un bacio enorme, di quelli dalla testa ai piedi, fammi sapere di tua sorella con i suoi disturbi, stai vicino a quella testa matta! Ah dimenticavo, ho fatto recapitare i completi da sci a casa vostra, li troverete nel pomeriggio, stirati e adattati alle vostre misure. Ci vediamo tra un anno esatto” E chiuse la telefonata. “Questa è fatta” disse a voce alta Ninuccia, fiera del primo risultato raggiunto. Ora proseguiamo con le altre incombenze, andando con ordine. C’erano ancora i verbali da estrarre dalle casseforti, con la sequenza precisa delle operazioni finanziarie da eseguire, le lezioni da impartire alle gemelle, le divisioni dei beni da terminare e mille altre faccende importanti che non era più sicura di riuscire ad ultimare per tempo. Solo una cosa non le tornava: come mai Celeste non aveva riconosciuto il suo numero di cellulare, quello che avevano solo loro e Rosina, come mai l’aveva chiamata Dottor Baroni? Non riusciva a capirlo e quando non capiva si arrabbiava, ma ora non c’era tempo nemmeno per quello. Ributtò il cellulare sul divano, andò in camera sua per usare il suo preferito e compose il numero di Rosina. Non ne poteva più di aspettare, doveva assolutamente sentire la sua voce.
Pregò che dall’altra parte lei rispondesse, dopo diversi bip, Rosina rispose e a Ninuccia tornò la salivazione in bocca. “Sei tu, ringraziando il Cielo! Come stai, cosa ti hanno fatto quelle scellerate? Come faccio a partire senza vederti, non ho terminato l’elenco delle incombenze da svolgere in mia assenza, ma tu dimmi come stai cara Rosina?”. “Se prendi fiato e mi lasci parlare un attimo te lo dico! Ho la caviglia rotta in più punti, i legamenti sfilacciati e anche il menisco è partito, sei contenta di saperlo? Ora partirai più tranquilla, sapendo che ne avrò per un anno circa anch’io?” “Ma come potrei essere contenta! Se potessi la strozzerei, ma non credo di poterlo fare ora! Vorrei essere lì con te ad abbracciarti, ed essere io stavolta a curarti le ferite, come tu facesti con me, vorrei cantarti la ninna nanna e farti guarire”. “Ne vorresti un po’ troppe di cose, pensa a partire ora e a portare a termine il tuo screanzato intento, altro che ninna nanna!
Io non sono preoccupata per la mia salute, ci vuole altro per fermarmi! Penserò a te ogni giorno e pregherò perché tu riesca a sopportare il peso di non trovarlo, ma visto che hai deciso va e non pensare a nulla. Qua le tue figlie sono in buone mani, che userò al posto dei piedi anche a costo di scuoiare i loro culetti!”. Rosina chiuse la conversazione prima che Ninuccia udisse la voce rotta dalle lacrime, sia per la partenza che per il dolore insopportabile alla gamba. Chiese ad un’infermiera di portarle un calmante di quelli veri, non una camomilla;quando la morfina iniziò a fare effetto, si addormentò con la testa piegata all’indietro sul cuscino bagnato dalle lacrime. Riuscì solo a dire con la lingua impastata”Non lo troverai, è morto, lei te lo ha ucciso.” Ninuccia non riuscì nemmeno a dirle che le voleva bene, sperava che fosse sottinteso e giurò a sé stessa che l’avrebbe chiamata, non appena messo piede a Castrolibero. “Bene, ora che il piano procede in modo quasi egregio, mi devo dedicare al bagaglio da portare con me. E soprattutto non devo dimenticare le mie medicine, senza quelle purtroppo arriverei poco lontano. Lo disse a malincuore, rattristata dall’incapacità di vincere in modo definitivo gli attacchi di panico, anche se con gli anni si erano molto attenuati. Non aveva ancora imparato a dominarli, a farseli amici come le diceva sempre il suo analista. Peccato che il suo cervello così intelligente e preparato alle evenienze più catastrofiche che il mondo le potesse offrire, se da un lato le aveva insegnato come fare per affrontarle dall’altro, non le dava la forza per farlo. Strano il destino, machiavellico il mondo! Conosceva a menadito le tecniche per guarire, sapeva molto sul panico e sulle depressioni, ma ancora non riusciva ad applicare queste regole su sé stessa, mettendole in pratica. “Non ce la faccio ancora, sono a buon punto, ma il fuoco divampa all’improvviso, dilaniandomi l’anima ed il cuore. Se non sono ancora impazzita in questi anni, non impazzirò mai più: di questo oramai ne sono certa!” “Non si impazzisce, nemmeno viene un infarto per gli attacchi di panico, stampatelo bene in testa! Sono anni e anni che te lo dico, sei la donna più sana di mente che io abbia mai conosciuto, sei intelligente, ma ti frega l’emotività. Devi anche smettere di andare a disturbare la tua equipe medica quando hai le palpitazioni: è solo per rispetto nei tuoi confronti che non ti danno un calcio nel tuo adorabile deretano! Hanno di meglio e di molto più importante da fare, se non vogliono essere licenziati da te!

Ogni volta ti devono rassicurare come si fa con una bimba piccola, ti ripetono stanchi ed esausti che sei sana di mente, sanissima intendo! L’ansia non è una malattia patologica, ma fino a che tu non lo recepisci io ne sono felice! E’ una grossa fortuna per me, che tu non lo voglia comprendere e razionalizzare, altrimenti come farei ad abitare in questa splendida villa, senza i tuoi quattrini? Queste erano le rincuoranti, anche se ciniche parole che le scandiva bene, come un mantra il professor Ugoletti Fortunato. Glielo ripeteva fino all’imbecillità, ma Ninuccia ogni volta che un pensiero sul passato e sul suo bambino riaffiorava, aveva un colpo al cuore e uno allo sterno. Erano le dodici e un quarto, il suo stomaco reclamava qualcosa da mangiare, lei abitudinaria fino allo spasimo, mollò la vecchia valigia di cartone chiusa con lo spago, quello che serviva a suo padre Biagio per prepararle l’altalena e si precipitò in cucina. Quando arrivò in quella che veniva comunemente chiamata cucina principale, Ninuccia con un leggero battito di mani accese la luce e percorrendo quei venti metri di lunghezza, tanto era lunga la stanza, si diresse al maestoso frigorifero. “Mi auguro che Rosina abbia messo in salamoia lo scamone, ed in freezer il vino”. Aveva molta fame e quando era affamata, non sentiva né vedeva più nulla, il buio totale si impadroniva di lei. Sentendosi quasi svenire per il languore, mise lo scamone sulla piastra elettrica per cucinarlo ai ferri. “Al naturale” diceva lei, “metterò solo un rametto di rosmarino, sarà nel vaso degli odori presumo”. Finalmente dopo quattro minuti di cottura, tempo che a lei parve interminabile, prese una forchetta d’argento, un calice di cristallo di Murano e si versò il primo bicchiere di Traminer, fatto arrivare per lei direttamente dalle sue coltivazioni di Bolzano.“Sì, Rosina hai ragione, sono a conoscenza dell’etichetta e conosco perfettamente la lezione: il Gewurztraminer Doc è adatto ai crostacei alla griglia e non alla carne! Ma a me provoca un brivido al palato, mi piace da impazzire! Come impazzivo per un uomo alto almeno un metro e novanta, in boxer attillati di Armani, camicia bianca slacciata e Patek Philippe al polso, perciò me ne frego dell’etichetta e me lo gusto! Anzi versatene un calice anche tu e siediti con me. Ma che fantasticheria stupida:io che penso ad un uomo seminudo, con quello che sto per iniziare, ci vuole un bel coraggio Ninni! Credo sia la fame che mi fa venir ancora più fame di carne, non può essere diversamente!” Complice lo scamone ben grigliato ed il vino che comincia a riscaldarla, aiutata da una croccante baguette che Rosina le era andata ad acquistare nel loro forno pasticceria di fiducia, Ninuccia parlava da sola come se in cucina ci fosse Rosina con lei, odiava mangiare da sola e parlava per farsi coraggio. O forse in quel momento Rosina era lì con lei, riusciva a percepirne la presenza anche se si trovava in un letto d’ospedale. La sua figura rassicurante ed amorevole riempiva l’enorme cucina e questo le bastava.“Sorelle per la vita” diceva Ninni, “E oltre” rispondeva Rosa, quando cantavano e ballavano per le stradine di Castrolibero,mezze nude con i piedi ghiacciati a chiedere l’elemosina. E così fu. Il rumore molesto di un gallo arrabbiato che cantava, la svegliò di soprassalto. Altro non era se non un allarme che segnalava la presenza di qualcuno in cucina, che si era addormentato da troppo tempo vicino al gas. Guardò immediatamente il Patek Philippe d’oro massiccio che portava al polso destro, uno degli innumerevoli regali del suo ultimo marito il Cavalier Sangalli Pietro e si svegliò di botto, rendendosi conto che era tardi. Scattando in piedi come avesse preso la scossa, realizzò che erano le diciotto del pomeriggio e alle diciannove aveva il treno.Non c’era più tempo per nulla, buttò l’orologio dentro al lavandino, andò a recuperare la valigia che era ancora nella sua camera da letto, si infilò il loden al rovescio e chiamò un taxi. L’ora era giunta.



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