Sono reduce dall’abituale crocierina estiva, molto contenta per aver finalmente messo piede a Montecristo (numero chiuso: la visita va richiesta e programmata), e gironzolando per isole, di bambini in barca ne ho visti parecchi, spesso proprio in compagnia dei nonni. Se infatti i nipoti gradiscono, impratichirli nell’arte marinaresca è davvero gratificante per gli avi affettuosi. Le forzature, mette conto ripeterlo, sono invece sconsigliatissime.
Il sito http://www.emmaeluca.com giustamente avverte: Se i vostri bambini sono vivaci e vivono male negli spazi stretti, oppure voi entrate nel panico ogni volta che il bambino fa un colpo di tosse o cade a terra….ecco allora è meglio evitare. Ma in generale l’esperienza è bene accolta. Ha infatti il pregio di essere estremamente coinvolgente (dichiara lo skipper già citato, e concordo) … molti (…) tornano a casa consapevoli che (…) il legame tra adulti e bambini si è stretto, se possibile, ancora di più. In barca si è un team, dove ognuno, anche i più piccoli, hanno un compito, naturalmente adatto alla propria età!
I ragazzini (maschi e femmine!) vanno coinvolti, si capisce. Ed è davvero piacevole osservare con quanta soddisfazione e giustificato orgoglio partecipino alla navigazione. Non pochi si dimostrano accorti timonieri in erba, altri maneggiano scotte e drizze con disinvolta familiarità, e tutti si rallegrano quando “la barca va” e magari supera il casuale concorrente di rotta.
La vela, care nonne, è dunque un’esperienza condivisibile con i nipoti ben disposti. Se i genitori sono più che convinti, manco a dirlo, e con tutte le cautele del caso! Ben fastidiosi risultano invece i nonni “sportivissimi” e petulanti: tentano di indurre i malcapitati discendenti ad attività che essi giudicano poco interessanti o addirittura sgradevoli. Facile immaginare il risultato…
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