La barca è il ketch Guppy su cui Laura Dekker a 16 anni circumnavigò il globo in solitario. Le riviste nautiche ne parlano in questi giorni perché viene proposto il documentario “Maidentrip” sulla sua impresa. I filmati a bordo sono opera della ragazza. Naturalmente si tratta di un caso eccezionale, che ebbe persino dei risvolti giudiziari, poiché fu messa in discussione la potestà dei genitori. Trovate qui le notizie principali: http://it.wikipedia.org/wiki/Laura_Dekker.
Laura, figli di velisti esperti, è nata in barca, vi ha trascorso i primi quattro anni di vita e ha con il mare una familiarità fuori del comune. Malgrado ciò tanti naviganti esperti criticarono, non senza fondate ragioni, la decisione dei genitori: consentirle il (o incoraggiarla nel) tentativo battere il record del 17enne Michael Pernhan, fino ad allora il più giovane circumnavigatore del mondo. Il ketch era attrezzato con tutti i moderni sistemi di rilevamento e comunicazione, ma ciò non toglie che l’impresa – a tappe- sia stata comunque rischiosa ( partenza, agosto 2010- arrivo, gennaio 2012)
Vengo ai nipoti. Non intendo certo raccomandare ai nostri adolescenti avventure spericolate, per mare come per terra. La norma prevede esistenze più banali e pratiche sportive meno estreme. Tuttavia, nel rileggere la storia di Laura, torno a riflettere su quanto risulti spesso poco equilibrata la tutela che viene esercitata sui ragazzi di quell’età.
Alcuni sono soggetti a un soffocante quanto dannoso “protezionismo”, nell’illusione di metterli al riparo dai normali rischi del percorso di crescita. Altri crescono di fatto in solitudine, perché gli adulti non hanno tempo per loro, per nulla assistiti nelle scelte e consigliati nelle difficoltà, spesso privilegiando di necessità le relazioni virtuali rispetto a quelle reali. Dovremmo essere capaci di far meglio, si capisce…
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