Una delle storture più insidiose prodotte dalla globalizzazione è senz’altro l’acquisto dei prodotti fuori stagione, la possibilità cioè di trovare tutti i tipi di frutta e verdura disponibili e in vendita ogni giorno dell’anno. Insidiosa perché lavora dal di dentro, sulle nostre menti e sulle nostre abitudini tantoché alla fine ci sembra normale mangiare per esempio le ciliege a dicembre e le arance a luglio. Eppure non ci vuole molto a rendersi conto che questo comportamento non porta benefici a nessuno, né a chi lo pratica né tanto meno al pianeta Terra.
L’impronta ecologica di chi compra frutta e verdura fuori stagione è di fatto distruttiva. Nel dicembre scorso Coldiretti ha pubblicato una tabella sui prodotti più inquinanti disponibili nel periodo natalizio e quel che vi si legge è emblematico. Solo per il trasporto, per ogni chilo di ciliege del Cile (coltivate a quasi 12 mila chilometri di distanza) fatto arrivare sulle nostre tavole vengono consumati quasi 7 kg di petrolio e vengono prodotti più di 21 kg di CO2, per i mirtilli argentini (11 mila km percorsi) 6,4 kg di petrolio consumati e 20 kg di CO2 emessi, per il cocomero brasiliano (9 mila km) 5,3 kg consumati e 16,5 kg emessi e così via per noci californiane, more messicane e asparagi dal Perù. Insomma, un bel contributo all’inquinamento del globo. Ma poi, a che pro? nella stragrande maggioranza dei casi infatti i prodotti fuori stagione non mantengono le promesse e a un aspetto esteriore (sospettosamente) perfetto non corrisponde un sapore all’altezza delle aspettative e anzi di solito risultano al gusto piuttosto insipidi. Illuminante in tal senso, in una puntata di Report di un paio di anni fa intitolata “Buon appetito!” (a firma di Michele Buono e Piero Riccardi), la risposta che dà il presidente di Federdistribuzione Paolo Barberini al giornalista. Ascoltate voi stessi, cliccando sul play del video qui sotto:
Be’ se lo dice lui di usare il pomodoro in barattolo per fare una pomarola in inverno…
Il problema è sempre il solito ovvero quello economico: questo continuo e ininterrotto scambio di merci planetario crea posti di lavoro e muove l’economia, ovvero fa aumentare il PIL. Ma a che costo per la Terra? È lecito metterla a rischio per alimentare un sistema economico forse insostenibile? In attesa che qualcuno risponda a queste bazzecole di quesiti (con calma mi raccomando, tanto c’è tempo…) è possibile, singolarmente, fare delle scelte che abbiano un impatto ambientale limitato e al contempo non facciano rinunciare (o almeno non del tutto) alle nostre abitudini. A cominciare dai prodotti fuori stagione: invece di comprarli quando sono in produzione dall’altra parte del pianeta (pagandoli a peso d’oro per ritrovarsi con alimenti a dir poco mediocri), possiamo di volta in volta acquistarli alle nostre latitudini nel pieno della loro produzione e conservarli per le stagioni successive, così come facevano le nostre nonne.
Già, le nostre nonne. Sarà pure trito qualunquismo ma un po’ del loro buon senso non guasterebbe nella nostra società. Perché conservare frutta e ortaggi ha un sacco di vantaggi:
È semplice e facile da realizzare
A parte rare eccezioni, le lavorazioni che permettono la conservazione di frutta e verdura sono piuttosto semplici da realizzare e ci rubano davvero poco del nostro prezioso tempo libero, tra l’altro ampiamente ripagato dal gustoso risultato finale;
È economico
Comprare i prodotti nel pieno della produzione stagionale ha anche un altro vantaggio non indifferente, ovvero quello economico, e ci permette di gustare frutta e ortaggi fuori stagione a un prezzo davvero conveniente, a differenza dei prodotti acquistati fuori stagione che di solito vengono venduti a peso d’oro ( e manco te li gusti…);
È vario e molteplice
In pratica è possibile conservare quasi tutti i tipi di frutta e di verdura prodotti nel corso delle varie stagioni e in più, viste le molteplici tecniche adottabili (sott’olio, sott’aceto, sotto sale, sottovuoto ecc.) e unendo gli ingredienti, è possibile ottenere un alto numero di prodotti molto diversi tra di loro;
È salutare
Conservando frutta e verdura abbiamo anche un controllo maggiore nei confronti del prodotto finale e, se la materia prima proviene dal nostro orto o da quello degli amici, tale controllo possiamo definirlo totale, con benefici indubbi sulla nostra salute. A un patto però e cioè che le tecniche di trasformazione dei prodotti (da seguire alla lettera) vengano svolte nel rigoroso rispetto delle norme igieniche e sanitarie che, se non osservate, possono mettere in serio pericolo la nostra salute;
È ecosostenibile
Da un lato la conservazione di prodotti spesso presenti in abbondanza e che di conseguenza rischiano di essere in eccesso (leggi: buttati al macero), dall’altro far volare per migliaia di chilometri gli stessi prodotti per farli arrivare nei nostri mercati: qual è la scelta migliore per il pianeta?
Insomma i motivi per provare a conservare gli alimenti non mancano di certo, così come non mancano le fonti per apprendere le tecniche: riviste e libri sull’argomento si sprecano per non parlare della rete dove vi basterà scrivere parole come “congelamento”, “surgelazione”, “essiccamento”, “liofilizzazione”, “salamoia”, “sott’aceto”, “sott’olio”, “sotto sale”, “sterilizzazione” ecc. sul vostro motore di ricerca preferito per ottenere migliaia di risultati con i quali iniziare la propria esperienza.
O ancora potete seguire questo blog che ha intenzione di approfondire l’argomento pubblicando una serie di post utili per un approccio alla materia che coniughi semplicità, sicurezza e bontà. E che non comprometta l’ambiente a causa delle nostre abitudini alimentari.
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