In effetti l’iniziativa UDC chiede ben altro: sottomissione dei lavoratori stranieri alle esigenze del padronato (che infatti preferisce sottopagare i frontalieri), restrizioni ai ricongiungimenti familiari (il caso del giovane Arlind di Giubiasco non dice già più niente?), tetti massimi di stranieri così da poter bloccare (andando contro il diritto internazionale!) i rifugiati che scappano da guerre spesso fomentate dai governi occidentali (come in Siria, a cui Berna ha partecipato indirettamente finanziando una riunione dei ribelli islamisti), ecc.
Davvero vogliamo soffiare – addirittura da “sinistra” (?) – sul fuoco della guerra fra poveri e dell’odio allo straniero-capro espiatorio che “ruba il posto di lavoro” legittimando un perverso nazionalismo solo perché così si darebbe un “segnale” ai neo-liberisti di Berna e all’Unione Europea? Invitare un elettorato progressista ad assumere posizioni palesemente nazionaliste e anche un po’ xenofobe, equivale a regalare all’egemonia culturale della destra anche quegli ambienti che ne erano immuni.
Credo invece che la Svizzera dovrebbe ragionare invece – anche autocriticamente – sul proprio modello economico e sull’adeguatezza della propria formazione professionale che dovrebbe orientarsi a settori ad altissimo valore aggiunto per potere essere concorrenziale sul piano globale.
Quella dei Verdi e di alcuni socialisti è una mossa ben poco responsabile che produrrà sul lungo periodo effetti nefasti sull’economia nazionale (che non è autarchica!) e che non dispone del rapporto di forza sufficiente per poter …comandare Bruxelles (come qualcuno sogna). Di conseguenza saranno gli stessi diritti dei lavoratori ad essere messi in pericolo!
Come comunista, invece, non rinuncio ai valori di uguaglianza e solidarietà e mi oppongo votando No all’iniziativa contro l’immigrazione di massa il prossimo 9 febbraio, che non solo avrà seri problemi a livello di diritto internazionale, ma va ben oltre alla critica legittima alla liberazione circolazione.