Il problema con il cinema italiano medio d'autore, spesso peggiore di quello commerciale e zotico, sta nella somma zero delle emozioni che provoca, nell'estetica anestetizzata da un mix letale di ottime intenzioni, pessime idee e mediocri risultati, nel piglio didascalico con cui sono scritte le sceneggiature (un classico è mettere in bocca a un personaggio una frase che contiene il titolo del film o sparare pipponi per dire allo spettatore quello che i personaggi sanno già e sentono invece ripetere), come se registi e sceneggiatori, nel loro sforzo di essere professionisti che hanno studiato e devono applicare i dettami della Holden, non credessero abbastanza nei corpi, nelle storie, nei luoghi, nei movimenti di macchina, nel cinema insomma, e sentissero il bisogno di spiegare, sottolineare, spiattellare il senso del loro film, le motivazioni anche personali che lo hanno generato, il famigerato significato di tutta quella musica, di tutti quegli stili, di tutte quegli orpelli spesso inutili, che ovviamente vengono utilizzati perché altrimenti il loro lavoro non starebbe in piedi o non reggerebbe l'ambizione iniziale. In definitiva, nel cinema italiano si crede pochissimo in quel che si fa e nel 99% delle volte si finisce per fare troppo.
Il problema con il cinema italiano medio d'autore, spesso peggiore di quello commerciale e zotico, sta nella somma zero delle emozioni che provoca, nell'estetica anestetizzata da un mix letale di ottime intenzioni, pessime idee e mediocri risultati, nel piglio didascalico con cui sono scritte le sceneggiature (un classico è mettere in bocca a un personaggio una frase che contiene il titolo del film o sparare pipponi per dire allo spettatore quello che i personaggi sanno già e sentono invece ripetere), come se registi e sceneggiatori, nel loro sforzo di essere professionisti che hanno studiato e devono applicare i dettami della Holden, non credessero abbastanza nei corpi, nelle storie, nei luoghi, nei movimenti di macchina, nel cinema insomma, e sentissero il bisogno di spiegare, sottolineare, spiattellare il senso del loro film, le motivazioni anche personali che lo hanno generato, il famigerato significato di tutta quella musica, di tutti quegli stili, di tutte quegli orpelli spesso inutili, che ovviamente vengono utilizzati perché altrimenti il loro lavoro non starebbe in piedi o non reggerebbe l'ambizione iniziale. In definitiva, nel cinema italiano si crede pochissimo in quel che si fa e nel 99% delle volte si finisce per fare troppo.