No man's land

Da Lara

Fin dai primi anni della mia giovinezza, pensavo che ognuno di noi ha la propria no man's land, in cui è totale padrone di se stesso. 
C'è una vita a tutti visibile, e ce n'è un'altra che appartiene solo a noi, di cui nessuno sa nulla. 

Ciò non significa affatto che, dal punto di vista dell'etica, una sia morale e l'altra immorale, o, dal punto di vista della polizia, l'una lecita e l'altra illecita. 

Semplicemente, l'uomo di tanto in tanto sfugge a qualsiasi controllo, vive nella libertà e nel mistero, da solo o in compagnia di qualcuno, anche soltanto un'ora al giorno, o una sera alla settimana, un giorno al mese; vive di questa sua vita libera e segreta da una sera (o da un giorno) all'altra, e queste ore hanno una loro continuità. 

Queste ore possono aggiungere qualcosa alla vita visibile dell'uomo oppure avere un loro significato del tutto autonomo; possono essere felicità, necessità, abitudine, ma sono comunque sempre indispensabili per raddrizzare la "linea generale" dell'esistenza. 

Se un uomo non usufruisce di questo suo diritto o ne viene privato da circostanze esterne, un bel giorno scoprirà con stupore che nella vita non s'è mai incontrato con se stesso e c'è qualcosa di malinconico in questo pensiero. 

Mi fanno pena le persone che sono sole unicamente nella stanza da bagno, e in nessun altro tempo e luogo. 

L'Inquisizione oppure lo stato totalitario, sia detto per inciso, non possono assolutamente tollerare questa seconda vita che sfugge a qualunque tipo di controllo e sanno quello che fanno quando organizzano la vita dell'uomo impedendogli ogni solitudine, eccetto quella della stanza da bagno. 


Da "Il giunco mormorante" - Nina Berberova – Ed. Adelphi



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