No mistakes?...no truth!

Creato il 19 novembre 2010 da Pinomario
“La cosa che mi rende più ottimista è la forte probabilità che abbiamo completamente sbagliato. Tutto”.  Questa paradossale frase di  Steve Grand, scienziato, ricercatore di vita artificiale, è palesemente in controtendenza nei confronti dei modi comuni di pensare. E tuttavia, se fossimo attenti conoscitori di storia (ah, la storia…!), e di “storia della scienza” (questa cenerentola dei curricula scientifici e formativi nelle nostre scuole e nelle università!), quella frase non ci apparirebbe troppo paradossale e potrebbe anche darsi che possa insegnarci addirittura qualcosa.  Anzi potrebbe anche indicarci una strada possibile per immaginare il nostro futuro. Certo, a patto che abbiamo il coraggio della consapevolezza espressa da Steve Grand! Lo storico della scienza Thomas Kuhn ha evidenziato spesso, nei suoi studi, lo sviluppo niente affatto linearecumulativo, come si è soliti pensare, della conoscenza scientifica e umana in generale. Il suo concetto di “cambiamento di paradigma” ( un “paradigma” indica, non solo nella scienza, un modello con il quale viene organizzata l’esperienza umana della realtà, dandole ordine e senso) ha generato dibattiti accesi relativi alla storia delle “scoperte” e “invenzioni” scientifiche, nella quale ha introdotto l’idea di crescita e cambiamento attraverso “rotture e rivoluzioni”. Lo sviluppo del sapere scientifico – ma il discorso potrebbe tranquillamente essere esteso a qualunque campo del sapere e della conoscenza – avviene di solito attraverso “salti”, spesso imprevisti e traumatici. Potrebbe sembrare eccessivo dire che molte scoperte e innovazioni sono, talora, avvenute “per caso”, ma tale affermazione, se si conoscesse la storia, non apparirebbe molto lontana dalla verità. Capita, infatti, nella storia della conoscenza umana, come in altri campi della nostra esistenza su questo pianeta, che ci si convinca di avere il controllo di quello che succede, o di quello che dovrebbe essere o accadere, solo perché si chiudono gli occhi su informazioni, pensieri, idee o dati contraddittori. Siamo tutti, uomini comuni, ma anche politici, esperti, scienziati, filosofi, religiosi, intellettuali e uomini di cultura in genere, molto bravi a scartare e a ignorare informazioni, pareri o idee che non capiamo o perché non si inquadrano nei nostri paradigmi interpretativi o perché, come direbbe qualche “malpensante”, disturberebbero troppo “consolidati interessi”! Quante volte idee, teorie o informazioni “divergenti” appaiono non avere senso, mentre in realtà il problema sta piuttosto nella configurazione e nella forza di inerzia dei “nostri paradigmi! Capita anche, però, sia nella storia della scienza, come pensano Kuhn e Grand, sia nella storia del sapere umano in generale, che, all’improvviso, o perché si dissolve la nebbia, o perché si modificano gli interessi e le urgenze, o, magari, perché si evolve il linguaggio, tutti esclamino “ohoo!”, perché  un nuovo orizzonte e un nuovo senso sembrano emergere, e quello che prima era visto come impensabile e impossibile, d’un tratto si mostra ragionevole e opportuno. Quante volte abbiamo assistito, nella storia dell’umanità, nella storia della cultura, nella storia della scienza e dei saperi, come nella storia delle istituzioni di ogni genere, a vicende del genere? Beh! Se fossimo più attenti, non solo a teorie e verità, ma anche alla storia delle condizioni in cui si sono prodotte, avremmo molte sorprese e forse diventeremmo meno rigidi e dogmatici. Forse avremmo meno paura delle idee divergenti o eterodosse! Forse le provocheremmo o le cercheremmo! Forse stiamo attraversando oggi uno di quei periodi di “rivoluzione di paradigmi”, e non solo nelle scienze? Se è così occorre essere lieti e ottimisti!  Perché tanti “ohoo!” stanno forse per irrompere sulla scena del mondo. Forse stiamo prendendo coscienza che ci siamo sbagliati su tante cose, forse stiamo imparando a guardare il mondo in modi nuovi – modalità “dinamiche, non-lineari, auto-organizzantesi” (S.Grand) – e allora forse molte delle nostre idee e assunzioni stabili sul mondo, nonostante tutto, stanno per rovesciarsi, senza catastrofi, aprendo nuovi orizzonti e nuove possibilità insieme a nuovi compiti! Oggi forse esiste la possibilità di nuove vie, di nuovi modi di conoscere, anche con il supporto delle nuove condizioni tecnologiche; esiste la possibilità di produrre un pensiero comune, non livellato da “unisoni assordanti ma sensibile a sinfonie delicate, che parlino la lingua del drammatico e avvincente percorso umano e gli diano toni condivisi di ascolto, di rispetto, di presa in cura” (A. Autiero), invece che di paura dell’altro, di rifiuto dei non allineati e del pensare divergente!Un corollario, non di poco conto, di questo discorso, spinge a pensare, con il matematico  F. Honsell, che per questi nostri tempi – tempi di passaggi! – non c’è niente di più adeguato e più vero del vecchio proverbio “sbagliando si impara”.  E detto da un matematico, mi pare degno di fiducia!  In tempi come questi “non è grave sbagliare. Il vero errore è quello di ostinarsi su una tesi, senza accettare la discussione critica, la sola che – oggi – ci potrebbe portare a trovare una soluzione migliore”, per i nostri problemi! Provare e riprovare!E’ questa la strada!

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