Non mancano di certo i simboli biblici forti ma é facile verificare da subito che la pellicola non vuole essere solo un resoconto da catechismo, bensì un viaggio indietro nel tempo, arricchito di note creative e, se vogliamo, più fantastiche. I vigilanti, il fiore che sboccia dal terreno, la pelle del serpente originale, le "pietre focaie", e altri spunti che rendono il film decisamente più nuovo. Buon lavoro quello di Aronofsky (che conoscevo solo per Il cigno nero e The Wrestler) e buon lavoro quello della sceneggiatura in primis, del montaggio serrato e della fotografia. Per la fotografia in particolare spendo due parole per ricordare la sequenza del racconto della Creazione, fatto dal protagonista ai figli, nel quale fa da sovrana una fotografia divina (e il termine ci sta davvero). Essere appena alle spalle dell'animale che muta completamente specie raffigurando la moltitudine della flora e fauna che popola la terra, nel tempo, é un'immagine suggestiva e convincente. Che dire del cast? La Connelly non saprebbe come deludermi, per lei ho solo parole positive, e anche la Watson si sta scoprendo come un'interprete versatile e pronta a parti impegnate come può essere questa. Ci stava bene la figura di Matusalemme in Hopkins, che ha concluso il suo ruolo nel film con un sorriso di accoglimento alla pioggia (e alla morte) che ha suscitato un inaspettato applauso del pubblico nella sala dove guardavo il film. Per ultimo lascio Russell che a mio parere ha creduto in questo ruolo e ha regalato il suo personale Noè al mondo cinematografico, e lo ha fatto davvero bene. Pellicola da vedere quindi a mio parere, accettando anche quelle sfumature prettamente “dottrinali” che in un film del genere devono starci per forza.
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