Alzi la mano chi dopo la terza serie di tuffi a Londra, con l’azzurra Noemi Batki momentaneamente sul gradino più basso del podio nella prova dalla piattaforma, non ha sognato una clamorosa medaglia. Sarebbe potuto essere un bellissimo risarcimento morale del destino al Bel Paese dopo i due beffardi quarti posti targati Cagnotto e Dallapè.
I fasti gloriosi, invece, sono terminati una decina di minuti dopo e la 25enne nativa di Budapest si è dovuta accontentare di un ottavo posto, comunque glorioso in una finale olimpica. I rimpianti, però, sono tantissimi: in primis, il blocco psicologico delle rivali (favorite per il bronzo) che ha colpito anche l’italiana nel secondo e nel quarto tuffo, valutati rispettivamente 62.25 e 68.80. Poi, per il basso coefficiente della prova finale, un misero 2.7 che tante volte gli istruttori federali hanno tentato di modificare invano. Morale della favola, Noemi chiude ottava con un punteggio di 350.05, a soli nove punti e spiccioli dal podio.
Un podio che sarebbe stato possibile – anche per i tanti errori delle avversarie – ma che invece non è arrivato a causa di un tuffo finale sì positivo (pagato anche con un 9.0) ma dal coefficiente infimo. L’avventura in Terra d’Albione, perciò, è terminata con un sorriso, mille rimpianti e un importante dato di fatto: urge il salto di qualità. Da anni punta di diamante della spedizione azzurra dai 10 metri, la Batki non è riuscita nell’impresa di regalarsi un alloro olimpico, ma tuttavia sembra aver capito la lezione.
Nel 2013, infatti, il programma dovrebbe prevedere un rimaneggiamento e gli Europei ed i Mondiali diventeranno così obiettivi concreti: il talento c’è, ora bisogna sfruttarlo a dovere. E, chissà, un giorno l’ottava posizione londinese sarà ricordata dall’atleta come il turnig-point della propria carriera.
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