a Catanzaro
Dalla Rete, comunicato stampa:
“C’è stato chieso < ma ci credete davvero ? O le vostre istanze sono solo delle provocazioni >, e ancora c’è stato domandato < non credete che parlare delle politiche di genere sia ormai “superato”? >.
Diciamo subito che noi non “provochiamo” nessuno-a, avanziamo proposte e chiediamo impegno serio. Se poi si fa uso del verbo “superare”, ci domandiamo cosa s’intenda dire con “superato” ?
I dati sulla ricchezza, il lavoro e la distribuzione del lavoro di cura, la presenza nello spazio pubblico e nelle istituzioni, la consistenza della violenza di genere, evidenziano un persistente e crescente divario tra donne e uomini nella nostra città .
La risposta, quindi, è sotto gli occhi di tutti, ed è NO.
Se abbiamo voluto un confronto tra i candidati a sindaco non è per mera provocazione ma perché riteniamo che chi auspica, come noi, una crescita economica e culturale della città, non possa prescindere da una serie di riflessioni fondamentali che riguardano la vita delle donne e dalle possibili, conseguenti azioni politiche.
Se a Catanzaro su sette candidati a sindaco nemmeno uno è donna, la risposta continua ad essere No. Se una ragazzina a Reggio Calabria ha le orbite sfondate e viene ridotta in fin di vita dalla violenza brutale di un uomo, la risposta è ancora No.
Dunque parlare di politiche di “genere” è così attuale che non solo dovrebbe coinvolgere i candidati a sindaco in una fase di “opportunità elettorale”, ma la cittadinanza tutta e in modo quotidiano e permanente.
La Rete delle Donne catanzaresi ha inteso porre l’accento proprio su questo profondo “vulnus”, su questa ferita aperta e sanguinante che la società fatta di donne e di uomini, non riesce ancora a ricucire.
Siamo state chiare nel ribadire che da parte nostra non c’è, e non ci sarà mai, la richiesta di una qualche gentile concessione, ma c’è stata la richiesta che venisse espressa pubblicamente una volontà politica e che si mostrasse un gesto di civiltà e modernità nel riconoscimento dei diritti di cittadinanza delle donne, che non sono diritti di serie B. Molto semplicemente chiediamo il riconoscimento della differenza e la uguaglianza dei diritti.
Chiedere “parità nella partecipazione politica” non significa certo “omologare” e ritenere che le donne siano uguali agli uomini, i due generi sono diversi e non sono neutri nè tantomeno neutrali. Hanno bisogni diversi, chiedono in modo diverso, usano strumenti diversi per realizzare la propria vita e per praticare luoghi e spazi, per pensare tempi e ritmi. Donne e uomini appartenenti allo stesso diritto di cittadinanza ma con proprie differenze che non devono mai tradursi in “disuguaglianza”.
Chi è stato investito del ruolo di “interlocutore privilegiato”, nello specifico i candidati a sindaco, ha ancora molto da imparare sul concetto di differenza di genere e uguaglianza dei diritti. Qualcuno, in tal caso Salvatore Scalzo ha dimostrato grande apertura ed umiltà verso l’ascolto, qualcun altro come Luigi Ciambrone ha dichiarato di non riconoscere la “differenza di genere” e ci ha detto apertamente una serie di No (tranne per la composizione delle liste elettorali). Tommasina Lucchetti ed Elena Bova (presenti in rappresentanza rispettivamente di Argirò e Traversa) sono state attente nel linguaggio e preparate, ma incapaci a prendere impegni. Infine c’è chi come Luciano Celia sostiene di amare tutte le donne. Possiamo anche credergli, ma riteniamo non basti.
Rete delle Donne catanzaresi.”"