Io e mio cugino Michael Menefotto procediamo tranquilli per i fatti nostri anche se i fatti di questi giorni non ci piacciono e non ci danno ragione.
La mattina adesso il terzo ammazzacaffè ha un sapore più amaro di prima.
Mezza boccia di anice non ci raddrizza più la giornata come prima.
Vedete, carissimi, io e mio cugino Mike Menefotto siamo atomici. Crediamo fortissimamente nell’energia atomica, nel nucleare. Perché? Perché l’atomo ha charme. Il fascino di uno che se ne fotte. L’atomo non ha bisogno di atomizzarsi per evitare che gli rompano i coglioni. Lui se ne sta già per i cazzi suoi. Il nucleo idem, è la sua forza. Mentre la cellula è già in odore di comunismo.
Già, il comunismo. Mio zio, Fiedrich Zecca, è comunista. Dice che l’atomo se impazzisce può fare danni come nessuno. Che se esce di casa insieme fa subito squadraccia con gli altri atomi (“tutti fasci fino al midollo”, dice zio Fredo Zecca) e insieme fanno delle nuvole di teppisti che neanche gli ultra’ dell’Atalanta dopo una retrocessione. Nuvole di atomi all’arancia meccanica che si spandono in mezzo mondo e portano pazzia, distruzione e bimbi con tre capezzoli.
Dice zio Zecca che nelle società che atomizzano poi gli atomi un giorno impazziscono dalla loro solitudine di atomi, salgono su una torre e sparano all’impazzata su tutti quelli che passano. Dice che nelle società che atomizzano i più contenti sono i farmacisti, gli spacciatori e i venditori di pallottole.
Zio Zecca vota per quel polimero frocio di Nichi Vendola. Io e Mike credevamo molto in quell’androide di Enrico Letta, in quell’anfibio di Lucia Annunziata, nella fondazione Aspen, nel vendere l’Italia a qualche illuminata corporation con sede a Manhattan – con la scusa quei retrogradi sottosviluppati del Nimby non fanno progredire questo Paese.
Ma a me e Mike andava bene questo governo al botox. Solo che quello là, che è il più atomico di tutti, ragionando da vero atomo solo in nome dei cazzi suoi, ha sacrificato l’energia atomica sul predellino dei suoi atomicissimi interessi.