Noi bancari, pezze da piedi.

Da Gattolona1964

Carissimi lettori e lettrici del Resto del Carlino, ho quarantaquattro anni e lavoro in un noto e stimato Istituto Bancario di RE da ben diciassette anni. Durante questi anni ho prestato il mio servizio di Cassiera, lavorando allo sportello a contatto diretto e quotidiano con il pubblico Reggiano e non, traendone grande motivo di orgoglio e soddisfazione morale ed economica. Sempre sino ad oggi. Penso e credo anche con buoni risultati, in merito alla mia serietà e (senza falsa modestia), alla mia oramai datata professionalità. Riconosco e tutti lo sappiamo che il momento dei mercati non solo azionari, non è dei migliori, i prezzi sono alle stelle e siamo costretti a doverci confrontare ogni giorno con altre Banche e colleghi, che cercano di essere in tutti i modi più concorrenziali, offrendo alla clientela condizioni, tassi e prodotti che all’apparenza sembrano migliori dei nostri. E fin qua pazienza, fanno il loro lavoro come noi, a fine mese devono portare a casa lo stipendio e dare vitto e alloggio alla loro famiglia. Come noi lavorano, cercando di dare il meglio, tenendo anche conto che si deve rispettare ogni anno l’amato e odiato budget, che come una spada di Damocle incombe sulle nostre povere e stanche teste. Fatta questa doverosa premessa, ci sono ancora persone, uomini e donne, ragazzi e ragazze, dirigenti ed operai, che oggigiorno si permettono con aria di sfida e maleducazione, di entrare in Banca e trattare impiegati e dirigenti come delle qualsiasi “pezze da piedi”. Non pensando nemmeno per un attimo che non stiamo giocando a Monopoli, ma stiamo lavorando con la testa ed i numeri. La nostra soglia di attenzione non può abbassare la guardia, mai, a fine giornata la Cassa e la contabilità della filiale devono quadrare sempre e comunque, ogni giorno. Abbiamo lo sguardo e gli occhi per ore ed ore rivolte ad un monitor, i cervelli concentrati per non dare risposte errate, non ce lo perdonerebbero mai. Alcuni non realizzano che stiamo gestendo, governando e coccolando i loro soldi e risparmi, cercando di farlo al meglio delle nostre capacità e strumenti che le nostre Direzioni ci danno. Nonostante il marasma che si sta creando, in questo 2008 di fuoco! Mi auguro che questi reduci da Oxford si rendano conto del male psicologico che possono farci e del non rispetto che ci portano, usando spesso termini offensivi e denigranti. Basta un sorriso ed una parola gentile per farci sentire esseri umani, persone, non numeri o matricole che stanno lavorando per loro. Quando avranno compreso che non siamo noi i responsabili di tutta questa situazione di malcontento generale, credo che passeranno molti mal di testa e rabbie inutili. A loro che si comportano male e si rodono il fegato, a noi che subiamo in silenzio le offese. Timorosi e spaventati con i tempi che corrono, di perdere il posto di lavoro o venire trasferiti, con la solita scusa ipocrita e fasulla, che stai facendo carriera in una filiale ( forse in corriera!!) lontana da casa e dalla nostra famiglia. Un tempo il mio povero papà contadino, quando doveva recarsi in banca, si faceva la barba ed il bagno, si cambiava la camicia e per rispetto all’impiegato metteva sempre in bocca una caramella di menta. Una volta arrivato davanti al Cassiere/a, si toglieva il cappello. Oggigiorno nessuno di noi pretende tali attenzioni e riguardi, non vogliamo la fanfara ed il tappeto rosso quando i clienti entrano, ma l’educazione, il rispetto e la gentilezza non devono mancare mai.

Fabiana.



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