Ciò che penso profondamente è che l’arte non dovrebbe avere nessun contatto con la politica e non dovrebbe essere monopolio della politica, semplicemente apolitico, un luogo dove si incontrano spiriti nobili, al di sopra di ogni partito: un luogo di mediazione, dove ci si dovrebbe dimenticare di tutto ciò che affligge il popolo. Un luogo di ricreazione, questa è l’arte. Ed invece siamo merce di scambio, e tutto si contempla (da parte delle alte sfere) tranne che l’arte. E’ la macchina Italiana, questo mostro che si muove calpestando il popolo e i suoi sentimenti. Una macchina che macina la cultura (macina nello stretto significato della parola: distrugge) e predilige i numeri, le statistiche, le poltrone “papabili”.
Noi, gli ultimi gladiatori della musica, nelle mani di giovani re che ci considerano “vecchi” e considerano vecchia la nostra arte. Giovani re, ai quali è stato regalato un regno, per amicizia? Per successione gerarchica? Per speranze manipolatorie? Non ci è concesso saperlo e forse non ci interessa saperlo. Ciò che ci interessa è portare avanti il nostro ideale: fare musica. Aldilà dei colori politici, aldilà delle lotte tra leoni (senza più una criniera) e giovani gatti travestiti da leoni, sotto l’ala dei loro paparini.
Noi, giovani e vecchi gladiatori della musica, siamo i veri ribelli, quelli che, sul palcoscenico, cambiano la vita di chi li ascolta. La musica classica, potente elisir di lunga vita, scacciapensieri, panacea di tutti i mali. Chiamatela vecchia, chiamateci noiosi…la verità è che la musica classica è stretto arbitrio di menti rare; persone che riescono a sognare ascoltandoci. Noi, e con noi chi ci ama, siamo il popolo degli eletti. E se gli altri, affogati dai numeri e dalla politica, non ci capiscono…ci rammarichiamo ma andiamo avanti a testa alta.
Donatella Carta
violinista dell’orchestra del Teatro lirico di Cagliari