In Italia il 50% degli adulti non possiede un computer, né sa usare le mail.
In questo blog, abbiamo già parlato dell’ ”emarginazione sociale” dovuta alla mancanza di competenze tecnologiche, ormai ritenute fondamentali nel mercato del lavoro.
Soprattutto nella fascia d’età che va dai 45 ai 55 anni. Una generazione già adulta nel momento del boom digitale e pertanto restia al cambiamento.
Sembra di essere proiettati indietro nell’immediato dopo guerra, quando buona parte della popolazione non era in grado di leggere e scrivere.
Oggi , nell’era digitale, possiamo affermare la stessa cosa. Noi Italiani siamo un popolo di “analfabeti digitali”.
Questo è quanto emerge dagli studi Ocse.
A questo punto mi pare doveroso fare una distinzione tra ciò ch viene definito analfabetismo informatico e analfabetismo digitale.
Nel primo caso parliamo di analfabeti totali. Oltre alla totale incapacità nell’utilizzo delle nuove tecnologie, smartphone, tablet, pc, c’è una repulsione all’utilizzo dei medesimi. Nel secondo caso invece parliamo di analfabeti funzionali, ovvero con grosse difficoltà anche nelle operazioni più semplici, come la lettura della posta, interagire con le Pubbliche amministrazioni, utilizzare un Home Banking.
Dalla rilevazione Istat, si evince che le principali ragioni per il non utilizzo siano :
- Mancanza di competenze digitali (38%)
- Mancanza di interesse (27%)
- I costi (21%)
- Fattori come privacy e sicurezza (n.p.)
Ma quali sono le cause ?
Al primo posto metterei :
- La mancanza di cultura di base
(le nostre scuole rispetto al resto d’Europa, sono ancora indietro anni luce)
- La mancanza di strutture
(mi riferisco ad esempio all’utilizzo della banda larga, o infrastrutture fruibili gratuitamente dalla popolazione)
- Il “menefreghismo”
(non lo utilizzo perché non mi serve , oppure non ho l’home banking in quanto faccio pochi movimenti e se devo fare un bonifico o pagare una bolletta preferisco farmi 3 ore di fila)
Poi ci lamentiamo se restiamo fanalino di coda in tutto.
Sembra assurdo ma come abbiamo già visto, lo stesso atteggiamento lo troviamo anche all’interno delle aziende.Ricordiamoci che l’83% delle aziende fallite nel 2013 non era presente in rete.
Forse è giunto il momento di cambiare atteggiamento !