Nella scuola di Filippo c’è un bambino diverso dagli altri. Non si interessa alle cose che piacciono agli altri bambini e trascorre la ricreazione sempre solo. Ha un aspetto inquietante, un occhio grande che sbava. Filippo e i suoi amici lo deridono, ipotizzano incidenti spaventosi che l’hanno reso così “Forse è così perché un elefante gli ha pestato la testa”. Nessuno si avvicina a quel bimbo strano, chissà come si chiama, per tutti lui è semplicemente “Occhione”. Una bambina, un giorno, si fa coraggio e prova a parlargli. Come spesso accade a chi osa uscire dal coro, quella bimba diventa oggetto di scherno di Filippo e dei suoi amici. Finché accade un imprevisto. C’è la riunione dei genitori a scuola e la mamma invita Filippo ad aspettarla in cortile. In cortile c’è solo Occhione. Filippo e Occhione si trovano lì da soli. Filippo si avvicina col batticuore, temendo che Occhione gli spari bava ma accade l’inaspettato: Occhione gli parla. Gli mostra una lumaca, gli rivela di avere un tesoro e glielo mostra. Inizia un dialogo di scoperte, uno scambio di risate e segreti. Inizia un’amicizia.
Adoro questa storia ed il modo in cui Elisa Mazzoli la racconta e Sonia Maria Luce Possentini la illustra.
Non c’è traccia di tristezza e di giudizio. Siamo abituati a narrazioni di storie di diversità infarcite di note patetiche e giudizi morali. Qui non ci sono buoni e cattivi, non ci sono lacrime.Siamo circondati da immagini crude e pietose. Qui ci sono invece le pennellate delicate della Possentini che catturano gli sguardi e sentimenti dei bambini e la natura nei suoi poetici dettagli. La voce narrante è quella di un bambino come tutti gli altridi cui l’autrice rivela i sentimenti. Si scopre così che dietro le manifestazioni di discriminazione c’è solo la paura. Filippo e i suoi amici non capiscono perché Occhione sia diverso e si difendono prendendolo in giro.