Noi, le colpe degli altri e gli altri che siamo noi.

Creato il 14 agosto 2015 da Paologiardina

Esiste, in tutti i settori dell'essere, una pratica assai diffusa attraverso la quale, ognuno di noi, sentenzia che la colpa è sempre degli altri. Mai un autocritica, mai un " mi dispiace ho sbagliato". I n questa operazione si nascondono un infinità di elementi, che si collegano ed intersecano tra di loro a vicenda al punto da ergersi in una condizione inverosimile, grottesca, teatrale e finanche assurda.

Nell'affibbiare le colpe agli altri il primo elemento di cui non teniamo conto, è il fatto che per ogni io, diverso da noi, gli altri siamo noi, quindi le colpe, a turno sono di tutti. Non solo, ma a questa espressione, diventando nel contempo causa ed effetto, si lega una certezza: colui o coloro che si assumo delle responsabilità, nella migliore delle ipotesi, nell'attuale contesto sociale, sono considerati " scemi ". Per cui nella realtà, chi non rientra nella categoria della colpa degli altri è un escluso.

Se il "fattaccio", finisse qui, "mezza pena". Ma la pena diventa potenziata nel momento in cui l'esigenza di essere, a tutti i costi, dalla parte della ragione induce a lottare per questo obiettivo, in una prima fase, discutendo con toni pacati, poi a voce alta, infine con l'utilizzo della forza, anche fisica, spesso aiutati da aggeggini di varia natura.

Questa corrente di pensiero, esisteva già ai tempi dei Greci, uno fra i maggiori esponenti e creatori della Sofistica, era siracusano, di Lentini, Gorgia, l'inventore della dialettica.

Ecco, l'uomo contemporaneo può vantarsi di aver superato in qualcosa i Greci, nell'esprimersi e nell'agire sofista all'ennesima potenza.

Nessuna regola, anzi, una sola regola, quella imposta dal più forte... che non è la forza della ragione.

paolo.giardina@virgilio.it

Pubblicato il 2 novembre 2013