Noi quattro
Creato il 24 marzo 2014 da Veripaccheri
Noi quattro
di Francesco Bruni
con Fabrizio Gifuni, Ksenia Rappaport, Lucrezia Guidone, Francesco Bacci Testasecca
Italia, 2014
genere, commedia
durata, 93'
Delle insidie connesse con la realizzazione dell'opera seconda abbiamo
già detto. Nel caso di Francesco Bruni ad aumentare il rischio di una
possibile delusione era un precedente come quello di "Scialla!",
capace di conquistare i favori del pubblico e il plauso della critica
con un divertimento che aveva confermato l'intelligenza e la versatilità
dello sceneggiatore prima ancora che del regista. Bruni infatti era
riuscito a inserirsi nei paludati ambiti della commedia italiana con una
fabula che metteva insieme finzione e realtà con un'immediatezza fuori
dal comune. "Noi 4" invece, pur partendo dalle stesse premesse
produttive, con Beppe Baschetto a coordinare un progetto che coniugava
la qualità del prodotto agli incassi del botteghino, dimostra fin da
subito le ambizioni del suo autore, nuovamente alle prese con una storia
di confronti generazionali, che però, diversamente dalla prima volta,
risultano inseriti in una struttura più elaborata, e se vogliamo,
sofisticata. La sfida era chiara, e consisteva nel continuare a
rivolgersi al mondo circostante e ai suoi personaggi, filtrandoli
attraverso i codici di un cinema complesso e stratificato. Un
cambiamento d'indirizzo evidenziato dalla coerenza spazio-temporale
della trama, circoscritta all'interno del comprensorio cittadino e
metropolitano della città di Roma, colta nella dispersione del suo
fluire quotidiano, e sviluppata con un excursus corrispondente
alle 24 ore di una giornata calendariale. Protagonisti della storia sono
i membri di una famiglia segnata dalla separazione dei genitori e alle
prese con il problema di far coesistere le vicissitudini del singolo con
le liturgie collettive del modello originale. La cartina di tornasole è
offerta dagli esami scolastici di Giacomo, il più piccolo dei quattro,
impegnato in un esame orale destinato a diventare il motivo di una ronda
che scaturisce dal tentativo degli altri componenti di alleggerire
l'attesa della prova, con il sostegno della propria presenza. Il
desiderio di fare quadrato deve fronteggiare le pulsioni centrifughe di
un sodalizio, segnato da una mancanza di stabilità - affettiva,
lavorativa e anche relazionale - che "Noi 4" prima ancora che a parole
evidenzia con il tour de force topografico imposto alle immagini dalla
frenesia motoria dei personaggi.
Ed è proprio la dialettica tra
la centralità dell'istituto familiare, messa in circolo dal desiderio di
un'armonia impossibile ma comunque vagheggiata - come testimonia a un
certo punto il sogno premonitore di Giacomo - e la sua disgregazione,
rappresentata dalla frammentazione di uno sviluppo narrativo, sincopato
ed episodico, che rispecchia il desiderio di fuga e le incertezze dei
personaggi a scandire il saliscendi emotivo della vicenda. In questo
senso, Bruni è abile nel rilevare le sfaccettature caratteriali,
facendole risalire alla maggiore o minore affinità delle combinazioni
con cui la sceneggiatura si diverte a far interagire i personaggi,
presenti sullo schermo (ove si escluda il catartico finale) attraverso
gli accoppiamenti che si creano e si sciolgono durante la giornata. Così
facendo veniamo a conoscenza della leggerezza di Ettore, padre
inaffidabile ma sincero, delle nevrosi di Lara, razionale ma schiacciata
dal suo senso di responsabilità, dell'irrequietezza di Emma, ribelle
dal cuore tenero, e infine della tenerezza di Giacomo, innamorato di una
compagna di scuola cui non riesce a dichiararsi. Se le intenzioni del
regista erano quelle di farsi portavoce di una novità sociologica,
allora bisogna dire che "Noi 4" poco aggiunge al quadro di precarietà in
cui si barcamena la famiglia italiana, qui rappresentata nella
difficoltà di adeguare la rigidità del suo istituto alla fluidità del
reale. Diversamente il film, allineandosi a un format di caratteri e
situazioni ormai consolidate, si distingue per la potenza di un
paesaggio emancipato dagli stereotipi da cartolina utilizzati da molta
parte del nostro cinema e finalmente in grado di incidere sulle
psicologie dei personaggi. E qui ci riferiamo non solo a quello che
abbiamo in parte anticipato, sottolineando l'importanza del contesto
ambientale, empaticamente collegato allo stato d'animo dei personaggi;
ma piuttosto al legame viscerale con il tessuto storico e urbano
testimoniato dall'inserto dedicato alla statuetta della divinità del
focolare latino, che emerge dagli scavi archeologici e lì ritorna, non
prima di aver benedetto la problematica famiglia. E poi per la finezza
di far emergere l'essenza dei personaggi in maniera discreta ma
efficace, come capita con quello di Lara, figura emblematica di una
femminilità tormentata e complessa (alla pari della figlia Emma, spesso
illuminata da una fotografia contrastata), e per questo incorniciata in
due sequenze dall'alto valore simbolico. Nella prima, in cui la tendenza
di una personalità abituata ad andare in fondo alle cose (diversamente
da Ettore superficiale e quindi esposto alla luce del sole) è trasposta
nel mestiere della donna, obbligata dal lavoro a calarsi nel ventre
della città; nella seconda invece, posta a conclusione del film, in cui
la restituzione del talismano riportato al suo luogo di appartenenza,
sintetizza una presa di coscienza e un'assunzione di responsabilità che
in conformità con gli svilluppi dell'intreccio, può fare a meno di
eventuali salvagenti. Qualità che "Noi 4" condivide con una direzione
attoriale capace di valorizzare il talento degli interpreti e di farci
scoprire una giovane attrice come Lucrezia Guidone, alle prese con il
personaggio di Emma, che da solo incarna il caleidoscopio emozionale del
film, e che in parte riscatta la sensazione di un meccanismo perfetto
ma troppo attento a far tornare i conti.
(pubblicato su ondacinema.it)
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