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Noi siamo speciali, portiamo gli occhiali

Da Leragazze

Ricordo che quando da ragazzina mi misi gli occhiali ricevetti un duro colpo alla mia autostima, che allora ancora non esisteva, o meglio non riempiva le pagine dei rotocalchi e le bocche della gente. Comunque gli occhiali rappresentarono un bel problema, mi facevano sentire brutta, e forse non era del tutto lontano dalla realtà visto che a noi di questa generazione la moda degli occhiali, che ancora non esisteva, ci proponeva dei tristissimi modelli di celluloide, o quel che era, rigorosamente nera. Che certo non ci imbellivano.

Erano talmente fonte di angustie per noi ragazzine, oggi si direbbe preadolescenti, ma allora non esisteva l’adolescenza figuriamoci la preadolescenza (il mondo era diviso tra “noi giovani” e “voi vecchi”, ma questa è un’altra storia), che il grande Herbert Pagani ci scrisse su una canzone con intento consolatorio, efficace per certi versi, che si intitolava “Cin cin con gli occhiali”. Dava la speranza a noi quattrocchi, come venivamo chiamate, di poter ugualmente piacere ai ragazzi, che qualcuno di loro si potesse accorgere che dietro quegli occhiali c’era “uno sguardo che mette le ali”.

Immaginavo però che oggi che gli occhiali sono molto più diffusi di allora e quindi sono diventati un accessorio normale, il problema fosse superato, tanto più che il mercato offre tantissime montature dalle forme e dai colori davvero gradevoli e accattivanti.

E invece apprendo da un articolo pubblicato su European Journal of Developmental Psychology che la situazione non è molto diversa da quella vissuta da me e dalle mie coetanee. Si tratta di una rassegna di 28 studi che indagano la percezione che i bambini hanno delle persone con occhiali.

In generale, il loro giudizio è negativo. Per esempio, ritenevano i coetanei senza occhiali più belli, oppure dichiaravano di non essere interessati a fare amicizia con chi li portava. Manifestavano anche un pregiudizio positivo associando gli occhiali a un’intelligenza superiore: infatti, quando si chiedeva loro di disegnare una persona brillante o uno scienziato aggiungevano gli occhiali, al contrario di quando dovevano rappresentare persone stupide, simpatiche o cattive. Secondo l’autrice dell’articolo, questo potrebbe essere dovuto alla prevalenza di personaggi intelligenti e occhialuti in film e libri, come Harry Potter e John in Peter Pan.

E cosa pensano i bambini che portano gli occhiali di se stessi? Studi che hanno seguito i bambini nel tempo non hanno riscontrato cambiamenti rilevanti nella loro autostima quando sono passati alle lenti a contatto, ma con queste si percepivano più belli.

Riguardo alla disponibilità a mettersi gli occhiali, i più piccoli non si mostravano disturbati all’idea, al contrario dei più grandi che esprimevano un netto rifiuto.

Dunque, poco è cambiato. Allora che si può fare per migliorare l’autostima e la sicurezza di chi porta gli occhiali e modificare gli stereotipi che li accompagnano? L’autrice dell’articolo sostiene che aiuterebbe se i media proponessero dei modelli positivi, accattivanti e forniti di occhiali. Ma forse non basterebbe. C’è da lavorarci parecchio, temo. Ammesso che interessi a qualcuno.



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