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Noi, Zagor: Conferenza stampa del film di Riccardo Jacopino

Creato il 03 ottobre 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

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Per gli amanti dei fumetti Bonelli la presentazione alla stampa di Noi, Zagor, l’eccentrico documentario dedicato a uno dei personaggi più belli, alla sua genesi e ai processi creativi che stanno dietro a una pluridecennale presenza in edicola, costituiva almeno sulla carta un evento imperdibile. E alla prova del nove tale si è rivelato: se il film diretto da Riccardo Jacopino, che sarà nelle sale solo il 22 e 23 ottobre, si è rivelato del tutto all’altezza del mito, la conferenza stampa organizzata il primo ottobre al cinema Barberini ha offerto diversi altri spunti, utili a contestualizzare sia il prodotto cinematografico in sé che la straordinaria longevità del fumetto. Ed è per questo che vi vogliamo proporre un piccolo sunto dell’incontro tenutosi a Roma.

L’intervento iniziale è spettato ovviamente al giornalista Boris Sollazzo, presente in qualità di moderatore, che prima di passare la parola agli altri ospiti ha esordito così: “Per me è un doppio piacere trovarmi qui, essendo da sempre uno “zagoriano” convinto; e a proposito di Noi, Zagor, il film che avete appena visto, posso dire intanto questo: trovo che sia più di un semplice documentario, mi è sembrato quasi un fumetto traslato sullo schermo, perché comunica la stessa passione che si ha nel leggere e nel vivere le avventure di Zagor.

Un motivo di commozione in più è che pochi giorni fa, il 26 settembre, sono trascorsi due anni dalla scomparsa di Sergio Bonelli, col quale avevo avuto il piacere di conversare più volte. Un forte legame con la Bonelli e con Zagor, ovviamente, ce l’hanno tutti gli ospiti che vi vado ora a introdurre: Riccardo Jacopino, regista e sceneggiatore del film; Tito Ammirati, in rappresentanza della cooperativa Arcobaleno che lo ha prodotto; Moreno Burattini, curatore di Zagor; Walter Venturi, disegnatore della Bonelli. Cominciamo proprio con Jacopino, cui vorrei chiedere innanzitutto quanto sia stato difficile rapportarsi a un fumetto così amato e alle aspettative dei suoi lettori…

Riccardo Jacopino: Da parte mia ho scelto di raccontare le emozioni. Con la prospettiva di far conoscere il fumetto a chi ancora non lo conosce, e di creare per gli appassionati di Zagor uno spaccato del mondo che più li emoziona.

Boris Sollazzo: All’interno di questo spaccato, sembra trovare posto anche il rapporto di competizione tra Bonelli padre e figlio…

Riccardo Jacopino: Si accenna in effetti al particolare rapporto di Sergio Bonelli con questa eccezionale figura paterna, per quanto vi sia di fondo una grande ammirazione, nonché un modo di agire quasi complementare.

Aggiungo poi un sincero ringraziamento per tutto il tempo trascorso coi realizzatori del fumetto, tempo necessario a capire come si delineano i rapporti all’interno della redazione e come viene strutturato quel lavoro, grazie al quale il prodotto approderà finalmente in edicola.

Moreno Burattini: A tal proposito vorrei sottolineare la scelta di Sergio Bonelli di ricorrere a uno pseudonimo, Guido Nolitta, come a creare uno scarto tra lui e l’amata ma imponente figura paterna, rimarcando così la differenza.

Quello del confronto coi padri è peraltro un tema ricorrente nel film, considerando che Riccardo Jacopino ha montato anche qualche scena dell’incontro, che lui ha avuto col mio! Io non vedevo certo i giornalieri, mi sono ritrovato davanti il prodotto finito. E devo dire che Riccardo si è mosso con grande responsabilità, sia nei confronti dell’eredità di Sergio Bonelli, sia verso di noi che ne abbiamo raccolto il testimone, sia verso le aspettative dei lettori.

Ricordo ancora con simpatia quel primo approccio telefonico, facilitato dal fatto che in realtà ci eravamo già conosciuti, da ragazzini: frequentavamo infatti la stessa scuola, il Liceo Cicognini di Prato. Ci siamo poi visti a Milano, constatando di persona altre cose che ci hanno fatto molto piacere. Lui sin da giovanissimo voleva fare il regista, pertanto mi ha fatto vedere un suo film, 40% – Le mani libere del destino, prodotto anch’esso da Tito Ammirati. Già lì mi è sembrato molto bravo. D’altro canto il mio sogno adolescenziale era di poter realizzare fumetti, si può quindi dire che tutti e due ce l’abbiamo fatta a realizzare i nostri progetti.

Boris Sollazzo: A questo punto, viste le aperture della Bonelli verso la settima arte, c’è da sperare anche in un film su Mister No? Da lettore mi farebbe immensamente piacere… e immagino che anche su questo documentario già realizzato ci siano tante altre cose da raccontare.

Moreno Burattini: Intanto posso dire che il musicista Graziano Romani, già autore del bellissimo album dedicato a Zagor di cui avete ascoltato alcuni estratti nel film, ci ha fatto un’altra bella sorpresa: nel 2014 se ne uscirà infatti con un nuovo disco, intitolato proprio “Yes, I’m Mister No”.

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Riguardo agli aneddoti su Noi, Zagor, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Nei due anni di lavorazione si sono verificate situazioni incredibili, come quella che ha visto addirittura il Presidente della Croazia, Josipovic, venirci a trovare a una fiera del fumetto in Dalmazia. C’è venuto apposta da Zagabria, per conoscere coloro che considera maestri, leggende. E se noi eravamo emozionatissimi, lui non era da meno, essendo per davvero un grandissimo fan di Zagor.

Un altro paese che ci ha dato grandissime soddisfazioni è la Turchia: non so quanti ne siano a conoscenza, ma ignorando sfacciatamente qualsiasi questione di diritti i turchi realizzarono, qualche decennio fa, un paio di film ispirati a Zagor con protagonista il popolarissimo Levent Çakir, attore che si potrebbe quasi considerare un Giuliano Gemma locale. E quando abbiamo formato una piccola delegazione per far loro visita, come documenta anche il film di Jacopino, le televisioni turche ci invitavano a trasmissioni importanti, in “primetime”. Non solo. Successivamente è capitato che ci abbiano invitato a una splendida cena sul Bosforo, durante la quale lo stesso Levent Çakir si è alzato in piedi e ha fatto un discorso di fronte a tutto il ristorante, rivelando ai presenti che tra noi vi era pure Gallieno Ferri, lo storico disegnatore di Zagor. A quel punto è scattata un’ovazione che ci ha sinceramente commosso…

Boris Sollazzo: Sembrerebbe che da noi non ci sia lo stesso rispetto per il fumetto e per chi ci lavora.

Moreno Burattini: In Francia, effettivamente, può capitare che gente legata al fumetto venga invitata all’Eliseo o che un autore di culto come Jacques Tardi, per modestia o per altre ragioni, rifiuti onorificenze importanti. Oddio, da noi non siamo proprio degli sconosciuti, perché c’è un pubblico di appassionati che ci segue con immenso calore. Ma di certo non c’è la stessa attenzione da parte delle istituzioni o degli altri media…

Boris Sollazzo: Sarebbe bello ora sentire il punto di vista del disegnatore Walter Venturi.

Walter Venturi: Beh, io sono uno degli ultimi arrivati nella splendida famiglia di Zagor, come disegnatore ero reduce da altre esperienze, mentre questa è iniziata relativamente da poco. Sento ovviamente la responsabilità di illustrare un mondo che esiste ormai da 50 anni e che ha sempre il suo principale punto di riferimento nel grande Gallieno Ferri, che è stato anche copertinista di Mister No. Comunque per un illustratore questa è una sfida stimolante, perché ti senti libero di creare, considerando poi che le storie non sono legate soltanto all’iconografia western ma abbracciano un immaginario più ampio, in cui come avete visto possono fare capolino zombi, vampiri, persino alieni. Si può disegnare praticamente di tutto!

Moreno Burattini: Su questo vorrei fare io una precisazione. Da un lato è vero che la natura particolare del racconto consente tantissime contaminazioni, ibridazioni, varianti di diverso genere. Ma bisogna pur considerare che disegnare tutto ma proprio tutto non si può, anche perché i lettori più o meno sanno cosa può accadere nell’universo di Zagor e cosa ne rimane necessariamente escluso. La questione degli anacronismi è del resto più complessa. Per quanto la vicenda sia ambientata in un periodo storico racchiuso più o meno tra il 1830 e il 1845, Guido Nolitta e i suoi collaboratori si orientarono all’inizio sulle aspettative di lettori cresciuti col cinema western americano, focalizzato in genere su un periodo successivo, in cui treni e fucili a ripetizione potevano tranquillamente comparire. Per quanto fossero altri i fucili e le pistole in uso nel periodo scelto per ambientare le avventure di Zagor, dotarlo di armi a un colpo solo sarebbe stato controproducente. Col tempo abbiamo inserito più paletti. E anche i riferimenti storici si sono moltiplicati, diventando più precisi. Pensate all’albo ora in uscita, Il giorno del giudizio: Zagor e il fedelissimo Cico hanno abbandonato già da qualche numero la foresta nordamericana di Darkwwod, per una trasferta in Sud America che valicate le Ande li vedrà attivi a Concepción, l’antico insediamento urbano sulla costa cilena, rappresentato proprio in occasione del terrificante terremoto con successivo tsunami che nel 1835 lo devastò. In questa circostanza Zagor e i suoi amici faranno incontri davvero eccellenti: ci sarà Charles Darwin in persona, reduce dai viaggi di ricerca sul Beagle, brigantino sotto il comando del capitano Robert FitzRoy presente a sua volta nell’avventura!

Del resto le letture storiche ci hanno ispirato spesso: in un’altra occasione ho inserito personalmente la figura di Alexis de Tocqueville, lo scrittore e uomo politico giunto negli Stati Uniti dalla Francia per studiarne la cultura e gli ordinamenti democratici. Ma io la sua opera più famosa, intitolata La democrazia in America, l’ho appena sfogliata, soffermandomi invece su quei diari di viaggio che si sono rivelati ricchi di spunti.

Boris Sollazzo: Vorrei sentire anche Tito Ammirati, presidente della Arcobaleno Produzioni che ha offerto un contributo sostanziale alla realizzazione del film.

Tito Ammirati: Arcobaleno è innanzitutto una cooperativa di inserimento lavorativo. Vi partecipano quindi persone con un passato difficile, fatto di incarcerazioni, dipendenza, eccetera. Pure per questo ci sembra una scelta coerente aver prodotto un film su Zagor, personaggio anche lui tormentato come sa bene chi ne conosce il background!

Tornando a noi, abbiamo deciso tempo fa di aprire una sezione cinematografica. La nostra prima produzione è stata una commedia, diretta proprio da Riccardo Jacopino, col quale si è instaurato un ottimo rapporto. Poi c’è stata un’interessante collaborazione con l’Associazione Italiana Calciatori, che tramite Damiano Tommasi ha portato alla realizzazione di un film sugli scandali legati alle scommesse sportive. E infine ci siamo dedicati al nuovo lavoro di Jacopino: non siamo né la Paramount né la Warner Bros, perciò siamo doppiamente fieri di essere stati noi a produrre questo splendido omaggio a Zagor e alla sua leggenda.

Stefano Coccia      


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