Con ben 200 foto realizzati in tutti il mondo Nomachi fotografo giapponese, riassume l’esperienze quotidiana dei gesti sacri. Si tratta infatti di gesti espressioni del viso che testimoniano un momento di preghiera spirituale catturata dell’arte della fotografia.
La mostra al Macro dal titolo “Nomachi, Le vie del sacro”, allestita in sette sezioni è promossa dall’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica di Roma, dal Macro Museo d’Arte Contemporanea a Roma e con il sostegno di Canon e la collaborazione di Crevis e della Fondazione Italia Giappone.
Nomachi nasce in Giappone nel 1946 e da giovanissimo ha la passione per le fotografie e così approfondisce gli studi sulla fotografia con Takaschi Kijima.
A partire dagli anni settanta, inizia la sua esperienza di fotografo – giornalista nel Sahara, l’ambiente duro e aspro, la vita
Nel 1980 è di nuovo in terra straniera, questa volta si tratta dell’Egitto e precisamente le rive del grande fiume Nilo. Il fotografo, meravigliato dalla bellezza del Nilo, inizia a risalirlo fino alla fonte nel ghiacciaio dell’Uganda. Questo viaggio tra le sponde del fiume gli permette di catturare con la sua arte la bellezza e la forza e soprattutto la volontà di vita di un popolo, così enorme, in una regione così vasta ch’è appunto l’Africa.
Dal 1988, inizia ad esplorare l’Asia, rivolgendo lo sguardo particolarmente alla Cina e alle popolazioni che Tibet. Terre quest’ultime ricche di fascino e di spiritualità, infatti queste terre sono impregnate dalla cultura buddista. Il viaggio in queste terre si conclude con la visita del sacro Gange, il luogo da dove nasce l’induismo.
Evento quest’ultimo di grande importanza per la religione islamica e che si ripete ogni anno.
Dal 2002 è in viaggio nell’America Latina, soffermandosi in Perù e Bolivia per riprendere con le fotografie il legame tra coltivazioni e civiltà Inca.
Le sue foto sono pubblicate in tutto il mondo. Nomachi nella sua carriera di fotografo ha ricevuto numerosi e prestigiosi premi, in riconoscimento per i suoi lavori.
Written by Rosario Tomarchio