Non chiedete a me del suo navigare che da lungi ne vedo la rotta; non sono il suo marinaio, l’àncora o il timone. Non consulto le sue carte, la bussola del suo orizzonte.
Non chiedete a me del suo dormire, del tenue risveglio dei suoi sogni; non sono il suo cuscino né il libro con cui s’addormenta, la luce, la musica che lo accompagna. Non veglio il suo sonno, l’affanno dei suoi incubi.
Non chiedete a me lo spirito delle sue giornate, il giro obliquo della sua tazza di caffè; non sono il suo braccio, il bastone, il suo pavimento. Non bevo la sua ombra, la corsa caduca dei passi.
Chiedetemi il colore degli occhi, il fiato del respiro, la pelle e le ossa nascoste dentro la carne; chiedetemi la lista delle sue passioni, il tono della voce, la forma obliqua delle sue mani, ma non chiedetemi la curva sbieca dei suoi pensieri, il battito affannato del suo cuore.
Non chiedetemi ciò che non posso dare, che è d’ognuno solo il suo essere e sebbene condiviso, non consegna mai la pura verità.
Chiara