… e per questo dico no all’e-commerce!
e non sono anacronistica o contraria alla tecnologia, tutt’altro, ma io sto dalla parte del “posto di lavoro”.
che la socievolezza non mi appartenga è cosa nota – ma chiunque con uno spiccato spirito critico non potrebbe pensarla altrimenti – ma il pensiero di ordinare online qualsiasi bene di consumo mi fa subito venire in mente la solitudine del vivere moderno.
io capisco l’imbarazzo del sexy shop, e pertanto condivido l’invio in scatola anonima di frustinisadomaso o di Lelo versione deluxe (che poi l’ultimo si chiama Gigi, come il mio panettiere, alla faccia dell’erotismo – ndr.), ma perchè privarsi del piacere dello shopping, di andare a comprarsi le scarpe, le borsette, le magliette e i vestitini per il cane?
Ma cristosanto, abbiamo davvero bisogno di un negozio aperto h24, 7su7?
“Comprando online posso risparmiare fino all’x% sugli acquisti e posso avere le anteprime sui prodotti, che ne so, dal Giappone”
Ma non sarebbe meglio se prima imparassi dove si trova il Giappone, che hanno un imperatore, il Monte Fuji e che sono fanatici del porno?
Sei davvero sicuro che acquistare online ti conviene?
Sicuramente ci guadagna:
azienda/venditore – è ovvio. Ma in qualunque caso, per avere un determinato prodotto, che sia online od offline, sempre ad un venditore ci dobbiamo rivolgere. L’azienda di certo amplia più velocemente il suo mercato, ma lo fa a discapito dei punti vendita e pertanto sugli stipendi.
società di trasporti e logistica – alla faccia dell’inquinamento, ora posso ordinare un imperdibile scratch word map (che non linko per non farvi venire voglia di comprarlo) direttamente da Taiwan. E ti arriva a casa in 72 ore!!!
“un’attento servizio di trasporti, massimizza gli ordini per contenere i costi e, quindi, anche le emissioni”. Ma ne risparmiavamo di più, di emissioni, se non me la portavi proprio questa fottuta carta geografica scratch, che nemmeno mi serviva?
i motori di ricerca, i comparatori di prezzo/aste online, varie ed eventuali - un sito non finisce per caso nelle prime posizioni dei motori … dietro ci sono importanti investimenti che, l’aziendina del sig. Gigi ad esempio, non può permettersi.
gli sviluppatori web - ma di questo non parlo che mi tocca da vicino, ma che, fidati, sono gli operai della catena produttiva.
Insomma, ci guadagnano in tanti.
Chi ci rimette è la gente come noi, l’artigiano con la piccola azienda, la vecchietta che non usa internet e che si deve rivolgere a quelle poche botteghe rimaste. Ci rimette la società, sempre più chiusa e tenebrosa, che non sa più relazionarsi e apprezzare il valore del diverso.
Ci rimettono i ragazzi/e, che devono essere figaccioni, laureati e parlare due lingue per poter lavorare come sexy-commessi …. (non lo cito, che mi fa causa).
Non ho mai amato le commesse, con i loro sorrisi di plastica, il solito refrain “ti sta benissimo” anche quando sembri l’ape Maja e l’appuntamento al Berfi’s della domenica sera. Io una commessa non la voglio dover mantenere.
Perchè, se togliamo i negozi, come le occupiamo?
Penserà a loro il welfare, l’8 per mille della chiesa o le mie tasse?
Lo farà a discapito dei fondi alla sanità, alla cultura, alle famiglie?
Basta un click e in giro, tra nuvole di polveri sottili, nugoli di ex commesse, malate, ignoranti e senza figli… che non se li possono permettere.
La prossima volta che compri una fottuta borsetta online, ricordati che hai risparmiato x% sull’acquisto, ma che una commessa sta già chiedendo l’elemosina fuori dalla tua porta.
ps: un grazie alle commesse che sapranno prestarsi all’ironia di questo blog, al sig. Gigi che non vuole una panetteria online e tutti coloro che si sono sentiti coinvolti in prima persona.