L’osservazione di se stessi è stata posta al centro dei loro insegnamenti da maestri quali Osho o Gurdjieff, intendendo con essa un metodo di crescita spirituale e dell’essere, utile per tutti gli uomini che vogliano ottenere un migliore equilibrio globale. Una delle caratteristiche principali della propria osservazione è il “non attaccamento”, cioè quell’attitudine ad essere nel contempo attore e spettatore nelle proprie azioni quotidiane. Il non attaccamento è un po’ il contrario del possesso e denota molta sicurezza ed equilibrio della persona. E’ perciò una caratteristica positiva, in quanto è un atteggiamento amorevole e caldo, che lascia una certa libertà nelle relazioni interpersonali che ci coinvolgono, conservando una vera attitudine all’amore. Il vero amore è infatti anche lasciare liberi gli altri, e non bramare il possesso di persone o cose che fanno parte della nostra vita. Inoltre ci lascia anche la possibilità di non essere schiavi di noi stessi a causa di questo possesso. Tuttavia non si devono confondere il non attaccamento con il distacco, o l’indifferenza e disinteresse. Sono in realtà concetti molto differenti. L’indifferenza comporta distacco dalle cose e dal mondo, portando a una lenta morte affettiva della persona. E’ un atteggiamento freddo e poco amorevole, che ci priva di un’energia fondamentale dell’Universo. Il non attaccamento ha un che di divino invece, è un po’ l’atteggiamento di Dio, cioè quello di lasciare che le cose si svolgano, ma di mantenere un contatto intimo, almeno con chi desidera accoglierlo dentro di sé. Fuori la vita continua, e noi ne facciamo parte in tutto e per tutto, ma dentro di noi la preghiera svolge un ruolo importante, nel senso che al nostro interno dimora il divino. Tutto ciò mentre ci impegniamo vivendo la nostra vita, con atteggiamento amorevole, e libero da possessioni, attaccamenti o identificazioni in ruoli che forse non ci appartengono veramente. Fonte: www.musica-spirito.it
L’osservazione di se stessi è stata posta al centro dei loro insegnamenti da maestri quali Osho o Gurdjieff, intendendo con essa un metodo di crescita spirituale e dell’essere, utile per tutti gli uomini che vogliano ottenere un migliore equilibrio globale. Una delle caratteristiche principali della propria osservazione è il “non attaccamento”, cioè quell’attitudine ad essere nel contempo attore e spettatore nelle proprie azioni quotidiane. Il non attaccamento è un po’ il contrario del possesso e denota molta sicurezza ed equilibrio della persona. E’ perciò una caratteristica positiva, in quanto è un atteggiamento amorevole e caldo, che lascia una certa libertà nelle relazioni interpersonali che ci coinvolgono, conservando una vera attitudine all’amore. Il vero amore è infatti anche lasciare liberi gli altri, e non bramare il possesso di persone o cose che fanno parte della nostra vita. Inoltre ci lascia anche la possibilità di non essere schiavi di noi stessi a causa di questo possesso. Tuttavia non si devono confondere il non attaccamento con il distacco, o l’indifferenza e disinteresse. Sono in realtà concetti molto differenti. L’indifferenza comporta distacco dalle cose e dal mondo, portando a una lenta morte affettiva della persona. E’ un atteggiamento freddo e poco amorevole, che ci priva di un’energia fondamentale dell’Universo. Il non attaccamento ha un che di divino invece, è un po’ l’atteggiamento di Dio, cioè quello di lasciare che le cose si svolgano, ma di mantenere un contatto intimo, almeno con chi desidera accoglierlo dentro di sé. Fuori la vita continua, e noi ne facciamo parte in tutto e per tutto, ma dentro di noi la preghiera svolge un ruolo importante, nel senso che al nostro interno dimora il divino. Tutto ciò mentre ci impegniamo vivendo la nostra vita, con atteggiamento amorevole, e libero da possessioni, attaccamenti o identificazioni in ruoli che forse non ci appartengono veramente. Fonte: www.musica-spirito.it
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